DAL TAR, VIA LIBERA AL MEGAIMPIANTO DI COMPOSTAGGIO

Con la sentenza nr. 2590 depositata il 10 giugno 2004 il TAR Puglia ha bocciato il ricorso del Comune di Grumo Appula con il quale si chiedeva l’annullamento della deliberazione della Giunta provinciale (Presidente Vernola) nr. 424 del 4 settembre 2000 che approvava il progetto della Tersan Puglia ed autorizzava l’esercizio di “un impianto di produzione di fertilizzanti biologici e trasformazione di prodotti agricoli in compost ed attività  florovivaistica in serra, da realizzarsi in agro di Grumo Appula, C.da Trullo dei Gendarmi”, la cosiddetta astronave, il megaimpianto di compostaggio localizzato sulla statale per Bari.


Dell’impianto si è occupata diffusamente la stampa locale ed anche nazionale che ha sottolineato come si sia probabilmente al cospetto del più grande impianto di compostaggio d’Europa [v., ad esempio, l’articolo del Corriere della Sera del 22 settembre 2003 a firma di Carlo Vulpio dal titolo “FABBRICA DI FERTILIZZANTI NEL PARCO CONTAMINATO” (clicca qui)].


Sull’argomento numerose sono state le voci di protesta ed i motivi di contrarietà : si legga, ad esempio, il documento diffuso nel settembre 2003 dal consigliere comunale di Altamura Enzo Colonna dal titolo “IMPIANTO DI COMPOSTAGGIO: 10 DOMANDE AL PRESIDENTE VERNOLA” (clicca qui).


Ciò ha indotto la Provincia ad avviare la procedura di riesame dell’autorizzazione rilasciata nel settembre 2000 [v. articolo della Repubblica-Bari a firma di Cristina Zagaria del 12 dicembre 2003 (clicca qui)]. Tale procedura si sarebbe dovuta concludere l’11 giugno scorso, ma con una nota del 10 giugno il Dirigente del servizio rifiuti della Provincia Francesco Luisi ha comunicato a tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti che il termine di conclusione della procedura è stato prorogato di ulteriori tre mesi, fissandolo al 9 settembre 2004.


Sarà  dunque la nuova Amministrazione provinciale di centrosinistra presieduta da Vincenzo Divella a doversi determinare in merito.


In attesa delle decisioni della provincia, riportiamo il testo integrale della sentenza del Tar che sembra dare il via libera alla realizzazione dell’impianto di via Bari. In particolare, segnaliamo un passaggio decisamente disarmante delle motivazioni della sentenza, vale a dire:


«5. Privi di pregio sono anche il quarto ed il quinto motivi di ricorso, basati sulla circostanza che l’area interessata al progetto rientrerebbe rispettivamente in Zona di Interesse Speciale (Z.I.S.) ed in Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.) individuati ai sensi delle vigenti normative comunitarie, con la conseguente operatività  di misure di salvaguardia, ovvero necessità  di assoggettamento dell’intervento a V.I.A.


La controinteressata Tersan Puglia contesta in fatto le circostanze affermate da parte ricorrente, assumendo che non risponde al vero che il sito interessato dall’intervento ricada in alcuna delle aree protette sopra indicate.


Sul punto, il Collegio non può che rilevare come l’Amministrazione non abbia prodotto alcun elemento documentale a sostegno del proprio asserto (che, peraltro, non risulta aver formato oggetto di specifici rilievi da parte del Comune di Grumo Appula nel corso del procedimento sfociato nella delibera oggi impugnata): in applicazione, dei comuni principi in materia di prova, la circostanza deve ritenersi pertanto non provata.»


Come dire: se saremo costretti a subire la realizzazione e l’esercizio di quel megaimpianto (che, secondo l’autorizzazione provinciale, potrà  trattare anche fanghi contenenti cromo) lo dobbiamo anche alla circostanza che nessuno (giudici amministrativi compresi) si è preso la briga di consultare una semplice cartografia sulla Zona di Protezione Speciale denominata “Murgia Alta”, che nessuno si è preso la briga di visionare tale cartografia disponibile con un semplice click del mouse (v. CLICCA QUI INFATTI!).


Imbarazzante, a dir poco!


IL TESTO DELLA SENTENZA n. 2590/2004 del Tar Puglia è reperibile al seguente indirizzo:


http://www.giustizia-amministrativa.it/Sentenze/BA_200402590_SE.doc


 


Di seguito, l’articolo a firma di Cristina Zagaria pubblicato dalla Repubblica – Bari del 13 giugno 2004.