VACCINI E NON SOLO. A PROPOSITO DI SCIENZA, RAGIONE E LIBERTÀ, OVVERO LA NOSTRA UMANITÀ.

Non entro nel merito del dibattito che ha preceduto, accompagnato e seguito l’approvazione della legge sugli aggiornati obblighi vaccinali. Certezze e perplessità (che pure ho) non sarei in grado di accompagnarle con motivazioni scientificamente fondate o almeno plausibili.
Il dibattito condotto da una larghissima parte del vasto fronte contrario alla legge, agli obblighi vaccinali, vecchi e nuovi, ai vaccini stessi, mi ha lasciato sgomento, però, rivelando, ancora una volta, un tratto significativo della nostra pseudomodernità.

Sgomento e paura.

Ritenere la mia opinione o di qualunque di noi, detta per strada o scritta su facebook, alla stessa stregua del parere o dell’esito di studi e ricerche di uno studioso, esperto o scienziato non è libertà. È stupidità.

Ritenere che libertà sia assecondare le proprie opinioni, i propri desideri, impulsi emotivi o pregiudizi, dimenticando che c’è libertà quando ci sono gli altri (qualcuno rivendicherebbe la propria libertà in un’isola deserta?!), è paranoia. Se ci sono gli altri, dunque, a partire dai nostri figli, da quegli “altri” che sono i loro amici e compagni, figli di “altri” ancora e così via, è evidente che la libertà non si può declinare alla prima persona singolare. Servono regole (il diritto) che disciplinano il modo e le forme del nostro stare insieme. Parlare di libertà senza considerare gli “altri”, senza considerare cioè che in ogni contesto di tempo e luogo ogni nostra azione ha effetti sugli altri, significa in realtà condannarsi alla solitudine, alla forma degenerata di intendere la libertà che è l’impulso a liberarsi dagli altri.

Ritenere che mettendo in discussione la scienza, l’approccio razionale ai problemi, giudicando ragione e scienza strumenti asserviti a potentati economici e indifferenti ai rischi per la salute e la vita delle persone, si dia espressione a una lotta o rivoluzione contro l’oppressione affaristica, a un’originalità ed autonomia di pensiero, non è romantico eroismo. È solo la sconfitta della nostra umanità, meglio, il disconoscimento di un lungo percorso di conquiste di civiltà e possibilità umane, che proprio ragione e scienza hanno determinato, a partire dall’incredibile innalzamento dell’aspettativa di vita passato dai 40 anni scarsi della fine dell’Ottocento agli oltre 80 anni di ora.

Non è libertà la condizione dell’Uomo che rinuncia – per una serie di ragioni (ignoranza, pregiudizio, rivendicazione di originalità o autonomia che si rivela una pura finzione, dissimulando in realtà la debole arrendevolezza verso luoghi comuni o opinioni massificate dalla rete), anche umanissime e comprensibilissime motivazioni (come la ricerca di un senso in ciò che senso non ha, come l’insorgere di una patologia in un figlio) – ad essere Uomo, cioè Essere vivente che della Ragione ne ha fatto una leva straordinaria per la sua evoluzione ed emancipazione.

Questa non è Libertà. È regressione verso uno stato subalterno.
In nome della Libertà, ci condanniamo in realtà al buio e alla prigione del pregiudizio e dell’ignoranza.