EMERGENZA #COVID. I NUMERI DEI CASI ACCERTATI AD #ALTAMURA SONO ALLARMANTI. TRIPLICATI IN TRE SETTIMANE. REAGIAMO. FACCIAMO NOI QUALCOSA!

 

Continuo con i miei appelli, con le mie parole di preoccupazione e di allarme, che consegno da settimane anche a questa bacheca. L’andamento della diffusione dei contagi si è profilato con chiarezza dagli inizi di settembre. Seppure in numeri complessivamente contenuti (allora!), quando ogni giorno i casi di contagio aumentano ogni giorno, seppur di poche unità, l’andamento è chiaro. E l’ho scritto a più riprese.

Ora, però, basta! È necessario reagire.

Se in tre settimane appena, ad Altamura il numero dei casi positivi covid complessivamente accertati (comprendendo anche i guariti, un centinaio) si è triplicato (il primo ottobre erano 114), è necessario reagire!

Se l’incidenza dei casi covid ad Altamura rispetto alla popolazione è doppia rispetto alla media pugliese (in Puglia 33 casi ogni 10.000 abitanti), è necessario reagire!

Se i casi accertati solo tra Altamura e #Gravina costituiscono quasi un quarto dei casi di tutta l’area barese, è necessario reagire!

È necessario reagire, subito! Altrimenti qui salta tutto. E non mi riferisco solo alla possibilità di individuare, tracciare, isolare e seguire i casi accertati (operazioni di fatto impossibili con questi numeri, nonostante l’enorme, continuo, senza sosta, lavoro del Servizio Igiene Pubblica, Dipartimento Prevenzione Asl, di Altamura). Mi riferisco al rischio che qui, per i numeri, si fermi tutto, che qui inizino a crescere i casi gravi, che vada in tilt tutto il sistema sanitario, già in sofferenza e che deve occuparsi di tante altre patologie.

Insomma, se nessuna iniziativa di contenimento si è profilata (almeno in termini di tentativi), se non ci viene detto e prima che ci venga imposto in altre ben piú pesanti modalità, facciamolo noi. Reagiamo. Non abbiamo altre risorse che il buonsenso, la responsabilità individuale, il rispetto.

Fermiamo riunioni conviviali, feste, cerimonie, ritrovi familiari, riunioni di comitiva. Limitiamo all’essenziale le uscite, nostre e dei nostri figli (a cui dobbiamo proibire di frequentare sottani e localetti in cui in tanti si ritrovano): lavoro, scuola, salute, sport, acquisti (magari evitando il mercato finché è nel budello di via Manzoni). Teniamoci a distanza, fisica. Niente abbracci baci, strette di mano. Se gestiamo un ufficio, un’azienda, un’impresa, adottiamo, ove possibile, modalità di lavoro a distanza e agile, così da salvaguardare noi e i nostri dipendenti e lavoratori. Usiamo mascherine in luoghi chiusi sempre, all’aperto quando siamo vicini ad altri. Proteggiamo i nostri nonni, i nostri genitori (niente abbracci e bacetti, distanza da loro, usiamo le mascherine quando siamo con loro).

Ho sempre ripetuto, dinanzi a questa emergenza: né enfatizzare, esasperare, ma nemmeno banalizzare, sottovalutare, restare indifferenti. Ora, i numeri del nostro territorio ci impongono di reagire. Non aspettiamo altri. Facciamolo noi. Noi, ciascuno di noi, individualmente. I rischi sono troppo alti, per noi, per i nostri cari.

Reagiamo con le nostre armi migliori: rispetto, responsabilità individuale, buonsenso. Prima che sia troppo tardi. Vi prego, forza!