Cari Amici e Contatti, auguri a voi e ai vostri cari.

Come per tutti, sono giornate di verifiche e bilanci. Personali, soprattutto. Si osserva il terreno battuto, il percorso fatto, tentativi e cadute. È sempre complicata questa operazione, genera sempre qualche rimorso, a volte rimpianti, riacutizza delusioni e dolori vissuti. Quest’anno è ancor più tutto complicato. Con qualche motivo in più, qualche difficoltà in più, con qualche delusione o dolore in più.
Attraversiamo la notte, questo passaggio simbolico importante per la nostra cultura. La notte del freddo e del tepore insperato, della solitudine e degli affetti ritrovati. La notte che, ad un tempo, è la morte del giorno e il segno che qualcosa non muore mai. La notte della veglia e delle domande.
“Luce e tenebre, vita e morte, destra e sinistra, sono tra loro fratelli. Non è possibile separarli. Perciò né i buoni sono buoni, né i cattivi sono cattivi, né la vita è vita, né la morte è morte” (si legge nel Vangelo di Filippo).
“quanto resta della notte?”
“quanto c’è già del giorno?”
Come si può vivere la notte?
Quella notte, che da secoli segna la nostra tradizione e cultura, è storia di resistenza, rivelazione, rivoluzione, per noi, storditi e sospesi, sotto il fibrillare delle stelle. È la notte dell’esperienza umana, che ci chiama a difendere il diritto di essere eretici e di sbagliare, a cercare di comprendere il vecchio e domandare e cogliere il nuovo. Ci parla di apertura, di solidarietà e della necessità di costruire futuro.
Come? Come, ogni giorno, fa la stragrande maggioranza delle persone, con rigore, umiltà e serietà. Nonostante tutto va avanti, mentre tanti, della politica e dell’informazione, sembrano più impegnati ad erigere cattedrali alla rassegnazione e al proprio “io”.
È la notte della trepidante veglia. È la nostra incessante veglia grazie alla quale allarghiamo il raggio delle cose che conosciamo e che possiamo fare. Così da continuare a fare quello che come specie umana sappiamo fare meglio da sempre. Andare avanti, progredire, evolvere.
Si tratta di mettere un piede dopo l’altro, passo dopo passo, saggiando il terreno e mutando direzione quando è troppo molle. Cadendo e rialzandosi. Confidando nella mano tesa di un viandante, lì, accanto a noi, a sorreggerci.
Cari Amici e Contatti, auguri a voi e ai vostri cari.