La Provincia di Bari chiude la “Tersan Puglia”

BARI – Nel pomeriggio di oggi i Carabinieri del Comando provinciale di Bari hanno passato al setaccio la Murgia barese, dove è in corso un’inchiesta sul disastro ambientale provocato sulle campagne dell’altopiano dallo sversamento di sostanze tossiche e inquinanti. Sull’operazione non sono stati dati particolari; si sa soltanto che i militari hanno perquisito numerose aziende, abitazioni e domicili in diversi comuni compresi o a ridosso dell’area della Murgia barese.
L’operazione è stata disposta dal sostituto procuratore di Bari Renato Nitti, titolare dell’inchiesta sull’inquinamento della Murgia, e vi hanno preso parte militari del comando Carabinieri Tutela dell’Ambiente, in tutto 45 uomini. Nel corso delle operazioni sono stati acquisiti e sequestrati atti che riguardano il conferimento e lo smaltimento di rifiuti e di altro materiale, che sarà  esaminato nei prossimi giorni.
Gli investigatori stanno cercando di acquisire elementi utili all’accertamento delle responsabilità  sullo smaltimento dei rifiuti speciali e del compostaggio avvenuto sull’area della Murgia nei territori di Altamura e Gravina in Puglia.
Nel frattempo la Provincia di Bari ha deciso oggi di sospendere in via cautelare, per un periodo di novanta giorni, l’autorizzazione per l’impianto di trattamento, riciclo e stoccaggio di rifiuti speciali non pericolosi della azienda “Tersan Puglia e Sud Italia S.p.a.”? di Modugno. Secondo le indagini, i rifiuti tossici della Murgia proverrebbero proprio dalla Tersan, che però ha sempre detto di non avere alcuna responsabilità  in proposito. Il provvedimento della Provincia ha carattere cautelare, in attesa che sia noto «il definitivo esito delle ultime verifiche e le conclusioni dell’Autorità  Giudiziaria per i risvolti di carattere penale».

RIFIUTI SULLA MURGIA, RILEVATA ANCHE SALMONELLA

Ieri sono stati sentiti i pm Renato Nitti e Roberto Rossi della Procura di Bari. Non solo metalli pesanti, quindi. E nuovi terreni inquinati soprattutto da fanghi di depurazione provenienti da acquedotti sarebbero stati scoperti in territorio di Gravina. Intanto il Comune di Altamura ha ordinato la bonifica dell’area inquinata, circa 300 ettari ai proprietari, ditta di smaltimento e autotrasportatori.
A proposito della commissione bicamerale vi è da registrare la presa di posizione del presidente, il parlamentare Paolo Russo. ”Nella Murgia – ha detto al termine della giornata – e’ mancato il controllo preventivo del territorio. Rispetto a questo inquietante caso – ha proseguito – che rappresenta l’esempio classico delle numerose falle del ciclo dei rifiuti, lo Stato dovra’ rispondere rinforzando i controlli e gli altri sistemi di prevenzione. In Puglia manca la raccolta differenziata. Fin quando i comuni non si attiveranno per raggiungere percentuali consistenti, a 2 cifre e oltre, sara’ tutto piu’ difficile. Ormai – ha concluso – non si puo’ piu’ indugiare. La tutela dell’ambiente dovra’ rappresentare una priorita’ assoluta, la nuova forma di resistenza civile, per quanti hanno a cuore la salute dei territori e dei cittadini. Nella Murgia, prima di ogni altra cosa, si proceda rapidamente all’istituzione definitiva del Parco nazionale”.
Sulla vicenda del grano, risultato inquinato è intervenuto anche il Codacons, chiedendo il blocco della vendita e della commercializzazione del famoso pane prodotto nel comune pugliese. ”Un provvedimento del genere – sostiene l’associazione – e’ giustificato dall’esigenza di tutelare la salute dei consumatori che potrebbero veder finire sulle proprie tavole prodotti contaminati da sostanze tossiche potenzialmente cancerogene”. Il Codacons, che si e’ costituito parte civile nella vicenda, ha chiesto ai magistrati che seguono l’inchiesta di ”accertare le responsabilita’ connesse alla diffusione di sostanze tossiche nei campi di grano, e disporre il risarcimento in favore di quegli agricoltori truffati che a loro insaputa abbiano acquistato prodotti inquinati, e che ora si vedono costretti al sequestro dei campi e del grano prodotto”.

Pasquale Dibenedetto

MINISTRO MATTEOLI: ”PRESTO SARÁ ISTITUITO PARCO DELL’ALTA MURGIA”

Ne dà  notizia questo comunicato stampa del Ministero dell’Ambiente:

Avviato l’iter per l’istituzione del Parco Nazionale dell’Alta Murgia che diventerà  il 23° parco nazionale italiano. Il Ministro dell’Ambiente e Tutela del Territorio Altero Matteoli ha infatti firmato la trasmissione della bozza di decreto istitutivo del Parco alla Conferenza Unificata Stato Regioni per emettere il parere.
“Un altro parco nazionale ”“ ha dichiarato Matteoli ”“ sta così per essere istituito. Esso non solo servirà  a tutelare il patrimonio naturale di grande pregio, ma potrà  costituire anche un volano per l’economia di una regione del Sud, a dimostrazione che lo sviluppo si può coniugare con l’ambiente”?.
In questi giorni il Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio ha avviato un sopralluogo da parte della Direzione per la Gestione dei Rifiuti e le Bonifiche e la Direzione per la Conservazione della Natura, nei territori dei comuni di Gravina e Altamura dove è emersa la presenza nei fanghi di rilevanti concentrazioni di metalli pesanti, al fine di valutare lo stato ambientale dei luoghi.

Fin qui il comunicato. Per completare l’iter (già  esistono la perimetrazione di 66.000 ettari e le norme di salvaguardia) mancano questi passaggi: Conferenza unificata in sede tecnica ed in sede politica; pro-forma in Consiglio dei Ministri; Decreto del Presidente della Repubblica.
Intanto continua a tenere banco la vicenda dei fanghi inquinati sulla Murgia, in due terreni ad Altamura e Gravina. Sulla vicenda ha preso posizione il Comune di Altamura con un articolato ordine del giorno approvato con i voti della maggioranza di centrosinistra al termine di una doppia seduta. Respinti invece gli odg del centrodestra e di Rifondazione comunista. In sintesi, il consiglio richiama Provincia e Regione ad effettuare accertamenti sugli atti prodotti, revocando le autorizzazioni del caso, compresa quella all’impianto di compostaggio in via territorio di Grumo. Mentre il Comune è impegnato a costituirsi parte civile contro i responsabili.
Reazioni anche alla Provincia dove la vicenda ha fatto scatenare il gruppo di Forza Italia che chiede le dimissioni dell’assessore Paolo Rotondo.
E continua il lavoro del pm. Ascoltati oggi i firmatari della denuncia presentata da sei associazioni che lo scorso luglio segnalava lo scempio ambientale al Comune.

Onofrio Bruno

MURGIA AVVELENATA: IL DOCUMENTO APPROVATO DAL CONSIGLIO COMUNALE

 





IL CONSIGLIO COMUNALE DI ALTAMURA
– con la partecipazione dei parlamentari, nazionali e regionali, espressione del territorio – riunito in seduta straordinaria in data 09.09.2003, col seguito al giorno successivo, per trattare della questione inerente i gravissimi fatti messi in risalto  dalle cronache nazionali, ed attualmente all’attenzione della magistratura inquirente, consistenti in spandimento abusivo su terreni della Murgia siti in territori di Altamura e Gravina, di rifiuti presuntivamente solidi urbani e pericolosi della DITTA “TERSAN PUGLIA E SUD ITALIA SPA” di Modugno, sentita la relazione del Sindaco e dopo ampio dibattito,
ha deliberato il seguente ordine del giorno:
– Stigmatizza il gravissimo ed increscioso episodio di spandimento abusivo di rifiuti su terreni murgiani, costituente pericoloso e dannoso attacco al territorio, meritevole invece di particolare tutela, sia sotto il profilo idrogeologico ed ambientale, che sotto quello agricolo, zootecnico, imprenditoriale, commerciale e turistico.
– Ritiene doveroso da un lato accertare le responsabilità , assicurando che la Giustizia faccia il suo corso con la dovuta tempestività , e dall’altro porre in essere ogni opportuna iniziativa tesa a scongiurare eventuali e maggiori danni all’ambiente, al territorio ed all’economia locale.
PRENDE ATTO delle puntuali e tempestive iniziative poste in essere dal sindaco, consistite in:
1. ordinanza sindacale n. 92 del 21 agosto 2003, con la quale veniva disposta la immediata sospensione di ogni operazione di spandimento dei fanghi e di qualsiasi altro materiale inorganico sui  terreni interessati siti alla Contrada Cervone;
2. ordinanza sindacale n. 97 del 3 settembre 2003, con la quale veniva disposto il divieto assoluto di spandimento di rifiuti di qualsiasi natura e consistenza sul territorio comunale, con riferimento alle zone assoggettate al vincolo posto con la precedente ordinanza;
3. ordinanza sindacale n. 98 del 5 settembre 2003, con la quale veniva vietata l’attività  di pascolo e di coltivazione sui terreni in essa riportati, nonché su quelli contermini per una distanza di metri 500;
4. informazione alla cittadinanza di quanto andava emergendo a seguito di circostanziata denuncia presentata dalle associazioni: Coldiretti, Confederazione Italiana Agricoltori, Centro Studi “Torre di Nebbia”, Coordinamento per lo Sviluppo e la Qualità  della Vita, Legambiente, W.W.F., tutte di Altamura;


INVITA l’amministazione comunale ad effettuare ed approfondire ogni opportuna indagine, coinvolgendo enti e strutture operative regionali, provinciali e nazionali, al fine di poter auspicabilmente dare certezze ai cittadini sui rischi di inquinamento dei prodotti agricoli, zootecnici e delle falde acquifere;
IMPEGNA, altresì, l’amministrazione comunale a costituirsi parte civile nel procedimento penale che dovrà  seguire a carico dei responsabili di un così esecrabile crimine;
IMPEGNA il presidente e l’amministrazione provinciale di Bari ad immediatamente sospendere le autorizzazioni concesse alle imprese coinvolte in qualsiasi modo nella vicenda e, dunque, legittimamente sospettate di gravi irregolarità  nell’esercizio del trattamento dei rifiuti e nella commercializzazione dei derivati, ivi comprese quelle riguardanti l’impianto di compostaggio in costruzione in agro di Grumo Appula, a confine col territorio del Comune di Altamura; nonché ad avviare le procedure amministrative tese alla verifica dei presupposti per procedere alle revoche delle stesse autorizzazioni, ed all’accertamento della legittimità  e validità  dei pareri e di ogni altro atto prodromico resi dai competenti uffici, all’uopo riconvocando una conferenza dei servizi con tutti gli enti e soggetti interessati; in ogni caso ad una nuova verifica dei C.E.R., onde scongiurare ogni possibilità  che in impianti di compostaggio del nostro territorio giungano fanghi e scarti di lavorazione di industrie dannosi per la salute e per l’ambiente;
IMPEGNA correlativamente il presidente della giunta regionale della Puglia, anche in qualità  di commissario per l’emergenza rifiuti, ad attivarsi per la verifica della legittimità  e validità  degli atti amministrativi e dei pareri resi dalla Regione per la realizzazione dell’impianto di compostaggio in agro di Grumo Appula, nonché per l’attività  cc.dd. di spietramento già  abbondantemente autorizzata, che ha insensatamente devastato l’intero habitat murgiano e creato i presupposti per l’utilizzo di presunto ammendante;
AUSPICA, essendo la questione essenzialmente di rilevanza cittadina, il coinvolgimento di tutte le forze politiche, delle associazioni ambientaliste e di categoria, e di tutti i cittadini, in una pubblica manifestazione che esprima la unanime protesta per l’accaduto ed impegni le istituzioni, ai diversi livelli, in una azione di tutela e valorizzazione della intera “Murgia”, quale risorsa geo-ambientale, nel segno di un progetto di sviluppo sostenibile per le sue popolazioni;
IMPEGNA l’amministrazione comunale a richiedere a sua Ecc.za il Prefetto di Bari la costituzione di un nucleo per il coordinamento tra le polizie municipali dei comuni della Murgia, la polizia provinciale e forestale, i carabinieri, la polizia di stato, la guardia di finanza, di cui facciano altresì parte i 9 sindaci dei comuni murgiani, per un più efficace controllo del territorio, al fine di stroncare il ripetersi di qualsiasi altra illecita operazione di aggressione al territorio murgiano;
IMPEGNA infine l’amministrazione ad avviare, previa intesa con la magistratura, tutte le procedure di legge per la messa in sicurezza e bonifica del sito inquinato; a promuovere la formazione di un coordinamento di tutte le associazioni ambientaliste e di categoria per una costante attività  di prevenzione e vigilanza del territorio, anche tramite attività  informativa e conoscitiva a vantaggio degli operatori agricoli e turistici e della popolazione scolastica.


IMPEGNA ALTRESàŒ SINDACO E GIUNTA:
1)      ad impedire, mediante l’adozione di provvedimenti interdittivi di portata generale, attività  e processi di trasformazione irreversibile del territorio, in particolare la pratica della trasformazione da pascolo a seminativo attuata attraverso la tecnica dello spietramento;


2)      ad attivare gli adeguati e necessari mezzi di tutela (anche civilistica) diretti a preservare i terreni gravati da usi civici ed i terreni di proprietà  comunale da processi (già  consumati ed in corso) di trasformazione delle loro destinazioni d’uso (da pascolo a seminativo attraverso la pratica dello spietramento);


3)      ad attivare le procedure e le iniziative (di competenza provinciale) di cui all’art. 21 della legge n. 228 del 18 maggio 2001 finalizzate alla tutela del territorio murgiano che presenta produzioni agricole di indubbie e particolari qualità  e tipicità , in particolare ad individuare nel territorio ricadente all’interno della perimetrazione del Parco dell’Alta Murgia una “zona non idonea alla localizzazione di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti ai sensi dell’articolo 20, comma 1, lettera e)” del d.lgs. 22/97;


4)      ad avviare forme (anche convenzionali) di collaborazione con associazioni ambientaliste e di volontariato al fine di realizzare una rete civica di presidio, sorveglianza, monitoraggio e tutela del territorio murgiano;


5)      a sollecitare Ministero dell’Ambiente e Regione Puglia a concludere rapidamente l’iter istitutivo del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.


 

LE FINESTRE ROTTE E I VELENI NEI CAMPI




LE FINESTRE ROTTE E I VELENI NEI CAMPI


Nessuno si sorprenda: gli episodi inquietanti documentati in questi giorni si consumano da anni e da anni sono denunciati da singoli e gruppi impegnati sul territorio. Abusi ed illegalità , di fatto favoriti dalla latitanza di istituzioni pubbliche prodighe di autorizzazioni, quanto parsimoniose nei controlli.


Viene alla mente una teoria semplice ed efficace, nota come Fixing Broken Windows (letteralmente, riparare le finestre rotte), che prende le mosse da un dato empirico: se una cosa ha l’aria di essere stata abbandonata dal proprietario in breve verrà  distrutta. Una casa con una finestra col vetro rotto le avrà  ben presto tutte rotte. Occorre intervenire subito contro il degrado. Ecco, la Murgia, per lungo tempo, ha dato l’impressione di essere stata abbandonata dai suoi “proprietari” (non in senso giusprivatistico). Terra di nessuno sottratta alle regole, territorio per vecchi e nuovi conquistatori senza storia e senza scrupoli, vuoto in un circolo di ambizioni ed interessi personali.


C’è ora da domandarsi: ad una lunga fase caratterizzata da processi di accumulazione individuale della ricchezza e di impoverimento di risorse collettive come ambiente, salute, paesaggio, denaro pubblico, cosa segue? Quali sono i progetti di crescita collettiva previsti? Lo sono i cinque poligoni militari presenti sul territorio? Nel prossimo futuro, il deposito nazionale di scorie radioattive? Ancora la pratica (autorizzata dalla Regione) dello spietramento (la trasformazione, con mezzi industriali, del tradizionale pascolo murgiano in improduttivo seminativo), funzionale al conseguimento di sussidi pubblici e, in alcuni casi, allo spargimento (autorizzato dalla Provincia) di fanghi e prodotti “fertilizzanti” di varia origine e composizione? Gli insediamenti industriali in zone agricole? La realizzazione di un impianto privato di compostaggio (l’astronave, viene chiamato dalle mie parti) autorizzato dalla Provincia di Bari e dalla Regione in un’area coperta da un raro bosco ceduo, a ridosso della strada Altamura-Bari, in un territorio individuato dalla Comunità  Europea come Zona di Protezione Speciale e Sito di Interesse Comunitario?


Se così è, non c’è da stare tranquilli!


Sotto questo profilo, il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, di cui da anni se ne ritarda l’istituzione, ha il pregio di essere un progetto che tiene conto, organicamente, di quel tanto di buono che ancora riservano il nostro territorio ed i tredici Comuni interessati: risorse ambientali e umane, prodotti agroalimentari e beni culturali. Non è più un’intuizione culturale di un’elite, ma una risposta necessaria, obbligata e vitale per tutti. Non a caso, ne sono diventati consapevoli, pur con distinguo e riserve, anche coloro che per anni hanno avversato l’idea del parco.


La realtà  è che, sinora, la disseminazione di ogni genere di intervento sembra essere stata governata da una logica estrema ed incomprensibile: una logica crazy che nulla ha a che fare con criteri moderni e razionali di gestire e difendere l’interesse collettivo. Spesso si è in presenza di questioni delicate e particolarmente complesse; ma tale complessità  non può giustificare una qualsivoglia risposta, improvvisata, se non addirittura disinvolta ed interessata. La complessità  delle questioni non legittima né la banalizzazione né la rimozione di problemi seri come quello del diritto alla salute, della tutela dell’ambiente, del diritto dei cittadini a non vedere compromesso il proprio futuro e quello delle generazioni future, del diritto di tutti ad un’adeguata qualità  della vita.


Dove, come, a favore di chi autorizzare la realizzazione di un impianto di compostaggio; dove, come, con quali sistemi di controllo consentire lo spargimento di fanghi e di “fertilizzanti”; dove insediare industrie, discariche, sono decisioni che spettano alla politica e coinvolgono gli interessi di tutti e non solo di chi, su quelle decisioni, desidera fondare, anche legittimamente, le proprie fortune. Certo, la politica è l’arte del possibile, ma è soprattutto l’arte del “crearlo questo possibile”, non di consumarlo e di ridurne sempre più la consistenza e le opportunità .


Il punto centrale di tutta la questione è dunque nella premessa. Prima di tutto c’è un problema di natura generale, un problema di regole che devono essere rispettate da tutti (istituzioni pubbliche ed operatori privati) e che rappresentano quella cornice di garanzie necessarie per trovare un punto di equilibrio nella nostra convivenza e un punto di svolta per la nostra crescita.


Nessuno si sorprenda, dunque. Soprattutto, nessun dorma!


 


Enzo Colonna


(consigliere comunale di Altamura)


enzo@altamura2001.com


 

VELENI NEL PARCO, CAMPI SOTTO SEQUESTRO

 






Nella zona si produce il pane di Altamura: altissimi livelli di cromo, piombo e arsenico nelle due aree al centro dell’inchiesta. Forse usate come discariche illegali o concimate con il «compost» formato dai rifiuti

Veleni nel parco, campi di grano sotto sequestro

Puglia, la Procura indaga su 300 ettari dell’Altopiano delle Murge. Trovate sostanze cancerogene 40 volte oltre i limiti



DAL NOSTRO INVIATO


ALTOPIANO DELLE MURGE (Bari) – Cromo, piombo, arsenico, metalli pesanti cancerogeni che superano anche di quaranta volte il limite massimo previsto dalla legge hanno inquinato, forse irreversibilmente, migliaia di ettari dell’altopiano carsico delle Murge e, ieri, hanno portato al sequestro, disposto dalla Procura di Bari, di 300 ettari di terreni coltivati a grano duro. Un’area che dal ’98 dovrebbe essere Parco nazionale, anzi il primo parco rurale italiano. Una zona che produce quel grano da cui si fa un pane speciale, il pane di Altamura, che ha da poco ottenuto dall’Unione europea il marchio dop, il più prestigioso riconoscimento di tipicità . Un territorio che negli anni è stato abbondantemente sfigurato, grazie anche ai finanziamenti pubblici europei e regionali, dallo «spietramento» – la riduzione in polvere delle rocce millenarie della pseudosteppa mediterranea, che è la Murgia, in aridi «terreni» coltivabili -, e che tuttavia ha resistito finché ha potuto con la sua flora, la sua fauna, i suoi pascoli.
Adesso, anche i superstiti sessantamila ettari a cui dopo tagli e ritagli è stato ridotto il Parco, non ce la fanno più. Come il Falco grillaio e il Lanario, i rapaci che Federico II di Svevia addestrava alla caccia, che non riconoscono più i luoghi come il proprio habitat naturale e stanno scomparendo. Adesso, si «scopre» che persino i terreni a coltivazione biologica sono stati «concimati» con ogni porcheria possibile, che sotto le rocce carsiche le falde di acqua (potabile) non sono mai state così a rischio – e in alcuni casi sono irrimediabilmente compromesse – e che già  quattro anni fa la facoltà  di Veterinaria dell’università  di Bari rilevò valori di cromo nel latte della Murgia quattro volte superiori ai limiti consentiti dalla legge.
Ieri, l’ultimo capitolo di questa lunga storia. La Procura di Bari, in seguito a una denuncia delle sezioni locali di Wwf, Legambiente, Torre di Nebbia, Coldiretti e Confederazione agricoltori, ha aperto un’inchiesta per disastro ambientale e ha sequestrato circa 300 ettari di terreno (due ettari sono addirittura di proprietà  del Comune di Altamura) in due zone diverse. La denuncia risale a due mesi fa ed è dettagliata: tra Altamura, Ruvo e Gravina di Puglia vengono indicate le aree in cui l’olezzo è insopportabile e dove, nonostante il «lavoro» degli aratri, sono ancora visibili fanghi tossici smaltiti direttamente sul suolo e rifiuti d’ogni genere.
I risultati delle prime analisi vanno al di là  di ogni pessimistica aspettativa. Nei casi più gravi, in un chilo di terra vengono trovati più di 5.000 microgrammi di cromo (il limite massimo è di 170 microgrammi) e 1.148 di zinco (limite massimo, 150). E’ subito evidente che si tratta di terreni usati come discariche illegali, forse dietro pagamento di qualche centinaio di milioni di lire ad agricoltori senza scrupoli. Ma emerge anche un’altra ipotesi inquietante. In alcuni fondi sarebbero stati utilizzati, come concimi, non meglio identificati prodotti di sintesi chimica che vanno sotto il nome di «compost». Prodotti che, secondo l’accusa, sarebbero stati forniti da un’azienda, la Tersan Puglia, negli anni scorsi coinvolta in altri procedimenti giudiziari legati allo smaltimento dei rifiuti. Una «macchia» che successivamente non impedisce alla medesima azienda di ottenere, attraverso una società  collegata, finanziamenti pubblici e autorizzazioni necessarie (dalla Provincia) a costruire un mega impianto di compostaggio da 800 tonnellate al giorno (di cui, 500 di fanghi) addirittura su un’area qualificata come Zona di protezione speciale. Mentre l’anno prima, nello stesso posto, a un’altra società , la Lastrabi, era stata negata un’autorizzazione analoga.
La Tersan si chiama fuori da ogni responsabilità  e dice: «La Murgia è inquinata, è vero, ma non da noi. Anzi, noi nel 1994 denunciammo lo smaltimento abusivo di fanghi». Insomma, l’unica certezza, condivisa da tutti, è che la situazione è gravissima. Ed ecco che vengono allertati i laboratori di analisi di diverse Asl, si teme un disastro nella catena alimentare – l’erba dei pascoli, il latte di pecore e mucche, i formaggi, l’acqua -, viene anche sequestrata una partita di cento quintali di grano, i sindaci di Gravina di Puglia e Altamura firmano ordinanze che vietano il pascolo e la coltivazione nel raggio di cinquecento metri dal confine (provvisorio) delle aree contaminate, mentre da più parti si chiede un’indagine epidemiologica sull’escalation sospetta dei casi di tumore negli ultimi quindici anni.
Cose già  viste, purtroppo, anche altrove. Allora cos’è che rende questa vicenda particolarmente intricata e angosciante? Un fatto molto semplice: tutto ciò che sta accadendo era stato già  detto e scritto tre anni fa. Non soltanto su questo giornale, ma anche in atti giudiziari. Per la precisione, in una causa per danni avviata dalla Lipu (la Lega per la protezione degli uccelli) contro la Regione Puglia. Quella è stata la prima volta che in Italia a un’associazione ambientalista si è riconosciuta la possibilità  di citare per danni un ente pubblico in seguito a uno scempio ambientale. Sulla base del principio che «l’ambiente va garantito come diritto fondamentale della persona umana», il presidente della Lipu in Puglia, Luigi Campanale, instaura un giudizio davanti al giudice civile e accusa la Regione di «malagestione» della Murgia, dall’estinzione delle specie protette all’inquinamento del suolo e delle falde acquifere.
Sono seguiti tre anni di silenzio e di mancati controlli, quando invece si poteva conoscere tutto, o quasi, già  da allora. Certo, quella causa per danno pubblico ambientale ora è in dirittura d’arrivo e forse tra qualche mese il giudice del Tribunale civile di Bari, Giuseppe Rana, pronuncerà  la sua sentenza. Ma non si può tacere la circostanza che Rana non abbia fatto eseguire una perizia che fosse una su quei terreni e quelle falde, che adesso invece il magistrato penale deve affannarsi a far periziare da squadre di consulenti. Insomma, è accaduto che una causa per danno pubblico ambientale abbia ottenuto minori accertamenti di un incidente stradale.
I tre anni di silenzio sulla causa mossa alla Regione Puglia e sull’assenza di controlli, sopralluoghi e perizie hanno riguardato anche Parlamento, consigli regionale e provinciale, e consigli comunali (eccetto Ruvo e Andria, fra i tredici Comuni del Parco della Murgia), dove non c’è traccia di un’interrogazione, una domanda, un singulto. Ma all’improvviso, ecco che parlano tutti, a tutti i livelli, e si rimpallano le responsabilità  l’un l’altro. Il «governatore» pugliese Raffaele Fitto (centrodestra) accusa il presidente della Provincia Marcello Vernola (centrosinistra) di aver concesso autorizzazioni con troppa leggerezza e Vernola rimprovera a Fitto di non far nulla nonostante il suo ruolo di commissario straordinario all’emergenza ambientale. Non c’è che dire, hanno ragione entrambi. Ma non sono soli. Con loro, una nutrita pattuglia, che potremmo definire di «professionisti dell’ambientalismo», disseminati un po’ in tutti i partiti, che prima non vede e non sa, e poi si astiene o vota a favore (come gli assessori provinciali Nicola Occhiofino, di Rifondazione, e l’ex deputato verde Vito Leccese) per la costruzione in zona protetta del mega impianto di compostaggio e infine, ora che il cromo e il piombo gli sono arrivati in casa, esce coraggiosamente a combatterli.

Carlo Vulpio
cvulpio@corriere.it

Lettera del Coordinamento al Presidente della Regione Fitto

LETTERA  APERTA AL PRESIDENTE FITTO
 
ILL. SIG. PRESIDENTE
Centinaia e centinaia di ettari di murgia completamente coperti di rifiuti di ogni genere e altamente inquinanti, in Contrada Cervoni sulla Provinciale Gravina-Ruvo e in Contrada Finocchio, sulla Murgia di Franchini, ma anche in altri siti”¦. Una truffa colossale e danni ambientali incalcolabili. Rifiuti speciali, farmaceutici e ogni altra porcheria riversati direttamente su enormi estensioni di pascoli spietrati. È questo l’ennesimo attacco ad un territorio già  da molto tempo martoriato. Lo abbiamo, purtroppo, denunciato da anni: una delle conseguenze dell’attività  di spietramento è stata in molti casi quella di mascherare questo tipo di pratica illegale e senza scrupoli, che trova uniti, in modo equivoco, funzionari istituzionali compiacenti che rilasciano autorizzazioni, ditte che lucrano e proprietari dei terreni che trasformano la murgia in una enorme discarica a cielo aperto, in barba a tutti.
Il danno è enorme, per la salute, per i prodotti agricoli (pane, latte e altro) per l’acqua di falda che inevitabilmente si inquina. Noi abbiamo visto con i nostri occhi, e i  risultati chimici hanno purtoppo confermato la presenza di sostanze micidiali al di là  di ogni livello di guardia. Anche in relazione a queste vicende,   è necessario riconsiderare e vagliare attentamente gli atti che hanno consentito l’apertura dei cantieri in via Bari, a ridosso della SS 96, nei pressi della Ferrovia e degli unici residui di bosco ceduo dell’Alta Murgia per la costruzione  della stazione di “compostaggio”? di proprietà  della TERSAN Puglia. Le chiediamo di bloccare tale costruzione.
Da anni diciamo che il parco bisogna farlo, anche per questo. E invece, anche quando l’iter si è da tempo faticosamente concluso, dopo anni di asprezza, di indifferenze e incomprensioni, c’è chi ostacola ancora  la definitiva istituzione. Perché? Cosa si aspetta ancora? Una Cernobyl murgiana che darebbe via libera solo all’attività  dei furbi e degli sciacalli?
 
La invitiamo a fare quanto è nei Suoi poteri affinchè l’iter istitutivo possa finalmente concludersi. La posta in gioco è troppo alta questa volta perché una comunità  onesta e laboriosa e un ambiente straordinario che merita rispetto possano subire un’altra tragica ferita, impossibile da guarire.
 
Da anni ormai il territorio dell’Alta Murgia è al centro di un dibattito che vede coinvolti, a diversi livelli, gruppi di base, associazioni di categorie, operatori economici, Enti locali e Istituzioni nazionali. Tale dibattito si è incentrato principalmente sull’esigenza di salvaguardare il patrimonio naturale e antropico e sul ruolo da assegnare a quest’area nel più vasto contesto territoriale in cui si colloca.
L’esito più importante e tuttavia ancora provvisorio di questo articolato percorso va individuato, come è noto, nell’approvazione della L.S. 426 del dicembre 1998 che sancisce la volontà  da parte del Parlamento di istituire il Parco nazionale dell’Alta Murgia.
Nonostante l’esistenza di una serie di norme tese a tutelare il suo patrimonio ambientale, Il territorio dell’Alta Murgia risulta oggi subire una sorta di ultimo assalto che sta compromettendo irreversibilmente la vita dei suoi delicati ecosistemi
 
Negli anni più recenti la principale causa di degrado è rappresentata dalla pratica cosiddetta dello “spietramento”. Dopo aver impoverito la diversità  genetica delle culture tradizionali con l’estensione della monocoltura cerealicola, un’assurda politica di sovvenzioni pubbliche ha consentito di estendere lo spietramento ben oltre il limite del ragionevole. Eufemisticamente definito “recupero del franco di coltivazione”, la trasformazione dei pascoli spontanei in colture, per lo più cerealicole, attraverso la frantumazione delle pietre calcarce, produce terreni poveri soggetti ad un veloce processo di desertificazione, a causa dell’azione erosiva dei venti ed al dilavamento delle acque piovane, azioni non più contrastate dalla presenza degli apparati radicali della vegetazione spontanea. Attualmente lo spietramento ha trasformato in coltivazioni cerealicole più della metà  di quell’habitat, la pseudo steppa meditennea, Sito di Importanza Comunitaria (SIC) ai sensi della direttiva 43/92/CEE. Tale devastante pratica di dissodamento dei suoli rischia altresi di perturbate il delicato equilibrio idrogeologico sotterraneo, sottoposto a vincolo di “Riserva di acqua potabile’ (R.D. 30/11/1923 n. 3267, L 10/5/76 n° 319 e sue modifiche, Piano Regionale Acque del. Cons. Reg. n. 455 dei 10/5/1984). E’ un disastro ecologico ma non finisce qui.
Inoltre i cosiddetti invasi artificiali costruiti lungo il Costone dell’Alta Murgia, nonostante che da più parti si sia evidenziato il danno ambientale, la poca trasparenza nelle concessioni e, soprattutto l’inutilità¡ idraulica del progetto (sbarramento di 6 lame, copertura in cemento di 8 ha di Murgia, 40 km di canali, 100 ponti, 5 pozzi artesiani e tre torri coliche) propedeutico ad una diga (Capodacqua) che non c’é: grandi distese di cemento in cambio di insignificanti pozzanghere d’acqua, come testimonia da anni l’invaso costruito a Monte Caccia.
L’Alta Murgia è diventata  ricettacolo di fanghi di depurazione e reflui, in violazione al Piano Regionale delle Acque.
La proliferazione di seconde case e di villaggi residenziali (alcuni dei quali di dimensioni ragguardevoli) e dei numerosi “accordi di programma”? che consentono grazie alla L.R. n°34, di costruire in modo indifferenziato nelle zone agricole capannoni industriali, continua a “consumare” e frammentare porzioni sempre più vaste di territorio.
L’Alta Murgia paga il prezzo di una pesante servitù militare: 5 poligoni di tiro pressoché permanenti ed una polveriera (quella di Poggiorsini) su cui grava il sospetto di essere stata utilizzata come deposito di scorie nucleari.
Infine, la piaga delle cave: la presenza di centinaia di atti di estrazione ha trasformato gran parte del territorio in una desolante distesa di enormi buchi con il loro corollario di emuli di materiale di scarto. Le cave dismesse, mai ripristinate dal punto di visto paesaggistico (come prescrive la legge), sono potenziali discariche di rifiuti di ogni tipo, con conseguenze inimmaginabili per quello che rimane dell’ecosistema e per la falda.
Il quadro è senza alcun paradosso catastrofico. Ci sentiamo tuttavia in dovere di lavorare per invertire tale tendenza e le possibilità  per riuscirci ci sono tutte.
Intanto c’è ancora una piccola (ma ancora più preziosa proprio per questo) fetta di territorio integro da salvare.
Per salvaguardare il reddito anche futuro degli operatori agricoli è necessario promuovere un processo di riqualificazione del territorio nella sua globalità , e delle pratiche agricole in particolare, capace di integrare le attività  tradizionali con mezzi e strumenti non solo compatibili con l’ambiente ma tali da determinante il miglioramento e la ricostruzione. Le politiche rurali approvate dalla CEE vanno tutte nella direzione di coniugare tutela e sviluppo (ex Reg CEE 20-78/92 ora Reg 1257/99 sugli aiuti all’agricoltura biologica) e l’Alta Murgia. in questo scenario, può assumere certamente un ruolo fondamentale.
Altra risorsa su cui puntare è il turismo rurale e culturale: i nostri centri storici sono un patrimonio notevole da valorizzare, le testimonianze storiche-architettoniche delle masserie e delle emergenze più significative (spicca fra tutte Castel del Monte, il monumento più visitato della Puglia) della civiltà  delle Murge, dell’Uomo di Altamura edella Valle dei Dinosauri, inserite in uno scenario naturale unico, rappresentano le basi ideali per far decollare un turismo basato sulla scoperta del territorio e sul rispetto della natura.
Per fare questo però è necessario:
l. porre un argine immediato alle forme di degrado che stanno compromettendo definitivamente e in modo illegale le risorse di cui l’Alta Murgia dispone;
2. attuare la legge 426/98 art.2 comma 5 sull’istituzione del Parco Nazionale.
Non deve sfuggire a nessuno che ogni ritardo nell’emanazione dei decreto istitutivo del Parco dell’Alta Murgia non puà³ che comportate il rinvio di urgenti attivazioni di dinamiche di sviluppo economico sostenibile, dei relativi finanziamenti previsti sia statali che comunitari .
La nostra richiesta non è piຠderogabile data la velocità¡ dei processi di degrado in corso., perciò, Sig. Presidente Le chiediamo di fare quanto è nei Suoi poteri per dare con urgenza le risposte che le comunità  dell’Alta Murgia si attendono da anni.
Altamura 2 settembre 2003
                                  Coordinamento cittadino per lo sviluppo                                  e la qualità  della vita

Lettera di E. Colonna sui fanghi sulla Murgia

 
All’attenzione
del Sindaco di Altamura, avv. Rachele Popolizio
dell’Assessore all’Ambiente, Nicola Tafuni
dell’Assessore all’Urbanistica e Territorio, prof. Vincenzo Disabato
del Segretario Generale, dott. Raffaele Palermo
del Dirigente del I Settore “Affari Generali”?, avv. Berardino Galeota
del Dirigente del Settore “Urbanistica e Territorio”?, ing. Giovanni Mona
del Comandante del Corpo di Polizia Municipale, avv. Michele Maiullari
 
– Palazzo di Città  –  ALTAMURA
  
Oggetto: avvio procedure per la messa in sicurezza, ripristino ambientale e bonifica dei siti contaminati e di quelli per i quali vi sia un pericolo concreto ed attuale di contaminazione.

Lo spargimento indiscriminato ed incontrollato di fanghi e rifiuti di ogni genere nella nostra Murgia (per centinaia di ettari) che si sta realizzando, già  tempo, ad opera di gente senza scrupoli, ma con grandi interessi economici, ed in violazione di precisi divieti di legge [Decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 (Decreto Ronchi); Decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99 (Attuazione della direttiva 86/278/CEE concernente la protezione dell’ambiente, in particolare del suolo, nell’utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura);  Decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 (Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole] ed in spregio del buon senso civico e delle regole di buona pratica agricola [codificate addirittura in un Decreto del Ministero per le Politiche Agricole del 19 aprile 1999: «Approvazione del codice di buona pratica agricola»] rappresenta non solo un danno per l’ambiente e per l’ecosistema murgiani (con il rischio di gravi ed irreversibili contaminazioni della sua terra, delle sue falde idriche, delle sue cavità  carsiche, delle sue coltivazioni e dei suoi pascoli), ma anche un potenziale grave pericolo per l’economia (dei settori: agricolo, zootecnico, agroalimentare, agrituristico) e l’immagine del territorio e soprattutto per la salute stessa della popolazione.
 
La gravità  della situazione, efficacemente documentata da diversi organi di informazione, impone una reazione decisa ed efficace da parte di tutte Autorità  istituzionalmente preposte al rilascio di autorizzazioni, alla vigilanza e controllo ed alla repressione dei fenomeni abusivi ed illeciti.
 
Limitandomi a considerare il livello dei poteri e delle competenze comunale, bene hanno operato sinora il Corpo dei Vigili Urbani di Altamura ed il suo Comando (che hanno effettuato sopralluoghi e puntuali rapporti) e bene ha fatto il Sindaco di Altamura che ”“ sollecitata da una denuncia di associazioni di categoria ed ambientaliste e da una mozione, votata all’unanimità , del consiglio comunale (9 luglio 2003) ”“ ha emesso un’ordinanza con cui ha disposto «l’immediata sospensione di ogni operazione di spandimento dei fanghi ed altro materiale inorganico costituenti inquinamento dei siti».
 
Ma altro ancora e di più è possibile fare; ed a questo punto, credo, si imponga.
 
A tal fine, con la presente sono a chiederVi di voler tempestivamente avviare ”“ con riferimento ai siti della Murgia in cui sono stati riscontrati depositi incontrollati di rifiuti ed a quelli che presentino un documentato superamento dei limiti di accettabilità  della contaminazione del suolo o delle acque o un pericolo concreto ed attuale di superamento degli stessi ”“ le procedure di cui alle seguenti norme:
 
–         art. 14 D.Lgs. n. 22/97
[«1. L’abbandono e il deposito incontrollati di rifiuti sul suolo e nel suolo sono vietati. 2. È altresì vietata l’immissione di rifiuti di qualsiasi genere, allo stato solido o liquido, nelle acque superficiali e sotterranee. 3. Fatta salva l’applicazione delle sanzioni di cui agli articoli 51 e 52, chiunque viola i divieti di cui ai commi 1 e 2 è tenuto a procedere alla rimozione, all’avvio a recupero o allo smaltimento dei rifiuti ed al ripristino dello stato dei luoghi in solido con il proprietario e con i titolari di diritti reali o personali di godimento sull’area ai quali tale violazione sia imputabile a titolo di dolo o colpa. Il sindaco dispone con ordinanza le operazioni a tal fine necessarie e il termine entro cui provvedere, decorso il quale procede all’esecuzione in danno dei soggetti obbligati e al recupero delle somme anticipate.»];
 
–         art. 17 D.Lgs. n. 22/97
[«2. Chiunque cagiona, anche in maniera accidentale, il superamento dei limiti di cui al comma 1, lettera a) [i limiti di accettabilità  della contaminazione dei suoli, delle acque superficiali e delle acque sotterranee in relazione alla specifica destinazione d’uso dei siti], ovvero determini un pericolo concreto ed attuale di superamento dei limiti medesimi, è tenuto a procedere a proprie spese agli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale delle aree inquinate e degli impianti dai quali deriva il pericolo di inquinamento. A tal fine: a) deve essere data, entro 48 ore, notifica al Comune, alla Provincia e alla Regione territorialmente competenti, nonché agli organi di controllo sanitario e ambientale, della situazione di inquinamento ovvero del pericolo concreto ed attuale di inquinamento del sito; b) entro le quarantotto ore successive alla notifica di cui alla lettera a), deve essere data comunicazione al Comune e alla Provincia ed alla Regione territorialmente competenti degli interventi di messa in sicurezza adottati per non aggravare la situazione di inquinamento o di pericolo di inquinamento, contenere gli effetti e ridurre il rischio sanitario ed ambientale; c) entro trenta giorni dall’evento che ha determinato l’inquinamento ovvero dalla individuazione della situazione di pericolo, deve essere presentato al Comune ed alla Regione il progetto di bonifica delle aree inquinate.
3. I soggetti e gli organi pubblici che nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali individuano siti nei quali i livelli di inquinamento sono superiori ai limiti previsti, ne danno comunicazione al Comune, che diffida il responsabile dell’inquinamento a provvedere ai sensi del comma 2, nonché alla provincia ed alla Regione.»];
 
–         D.M. n. 471/99, Regolamento recante criteri, procedure e modalità  per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell’art. 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 e successive modificazioni e integrazioni
[art. 8: «1. Qualora i soggetti e gli organi pubblici accertino nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali una situazione di pericolo di inquinamento o la presenza di siti nei quali i livelli di inquinamento sono superiori ai valori di concentrazione limite accettabili di cui all’Allegato 1 ne danno comunicazione alla Regione, alla Provincia ed al Comune.
2. Il Comune, ricevuta la comunicazione di cui al comma 1, con propria ordinanza diffida il responsabile dell’inquinamento ad adottare i necessari interventi di messa in sicurezza d’emergenza, di bonifica e ripristino ambientale ai sensi del presente regolamento.
3. L’ordinanza di cui al comma 2 è comunque notificata anche al proprietario del sito ai sensi e per gli effetti dell’articolo 17, commi 10 e 11, del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 e successive modifiche ed integrazioni.
4. Il responsabile dell’inquinamento deve provvedere agli adempimenti di cui all’articolo 7, comma 2, entro le quarantotto ore successive alla notifica dell’ordinanza. Se il responsabile dell’inquinamento non sia individuabile o non provveda e non provveda il proprietario del sito inquinato né altro soggetto interessato, i necessari interventi di messa in sicurezza d’emergenza, di bonifica e ripristino ambientale o di messa in sicurezza permanente sono adottati dalla Regione o dal Comune ai sensi e per gli effetti dell’articolo 17, commi 9, 10 e 11 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22.»];
 
–         art. 58 D.Lgs. n. 152/99
[«1. Chi con il proprio comportamento omissivo o commissivo in violazione delle disposizioni del presente decreto provoca un danno alle acque, al suolo, al sottosuolo e alle altre risorse ambientali, ovvero determina un pericolo concreto ed attuale di inquinamento ambientale, è tenuto a procedere a proprie spese agli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale delle aree inquinate e degli impianti dai quali è derivato il danno ovvero deriva il pericolo di inquinamento, ai sensi e secondo il procedimento di cui all’articolo 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22.
2. Ai sensi dell’articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, è fatto salvo il diritto ad ottenere il risarcimento del danno non eliminabile con la bonifica ed il ripristino ambientale di cui al comma 1»].
Resto in attesa di un Vostro tempestivo riscontro. I miei più cordiali saluti.
 
Altamura, 28 agosto 2003
 Avv. Enzo Colonna
consigliere comunale