PARCO NAZIONALE DELL’ALTA MURGIA

L’assemblea dei Comitati Territoriali dell’Alta Murgia (CAM), svoltasi il 10 novembre 2002 ad Altamura, nella masseria Martucci, sede del “Centro Studi Torre di Nebbia”?, nel prendere atto del prossimo incontro previsto per il 19 novembre c.m. a Roma tra Ministero dell’Ambiente, Regione Puglia e Comuni dell’Alta Murgia, al fine di concludere l’iter per l’istituzione del parco nazionale dell’Alta Murgia,

ribadisce l’urgenza e la necessità , soprattutto in relazione ai fenomeni di degrado tuttora in atto, di pervenire ad un accordo definitivo della questione per dare attuazione alla LS 426/98 per quanto riguarda la perimetrazione e le norme di salvaguardia provvisorie.

L’assemblea esprime all’unanimità  la propria adesione alle volontà  già  espresse dai singoli Comuni con rispettive Delibere di Consiglio circa le norme e la perimetrazione provvisoria, sottolineando al contempo come le decisione prese fino a questa data dai comuni siano il risultato di un confronto ampio e democratico tra tutti i soggetti interessati delle comunità  interessate, a partire dalla presentazione del primo disegno di legge recepito dalla Legge Quadro 394/91 e ratificato dalla Conferenza dei Servizi trqa tutti soggetti interressati, convocata dalla Regione Puglia nel novembre 1993.

L’assemblea perciò invita gli Enti coinvolti a tenere fede agli atti approvati e la Regione Puglia a svolgere con coerenza il ruolo istituzionale che gli compete per far sì che finalmente si possa istituire il Parco Nazionale dell’Alta Murgia.

Comitati Territoriali dell’Alta Murgia
(CAM)

IL MASSACRO DELLA CONOSCENZA

IL MASSACRO DELLA CONOSCENZA
di Barbara Spinelli

10 novembre 2002

L’ARTICOLO di Oriana Fallaci sulle manifestazioni no global di Firenze è stato interpretato in vari modi, nei giorni scorsi. Alcuni si sono adirati, convinti che la giornalista avesse perso il senno e fosse addirittura un caso clinico.

Altri l’hanno ardentemente approvata, per la condanna inflessibile che nella Lettera aperta ai fiorentini colpisce indiscriminatamente i no global, i pacifisti che hanno concluso il Social Forum sfilando nel capoluogo toscano, e qualsiasi forma di disubbidienza civile. C’è chi ha parlato di «parole sante», di «bellissima lettera».

C’è perfino chi – in Alleanza Nazionale – l’ha paragonata a Céline: per il linguaggio rude della Lettera, e per la vocazione della Fallaci a essere «estrema, categorica, solitaria». In realtà  non c’è nulla di solitario, nella prosa della giornalista e nel suo rifiuto categorico di un movimento nel quale altro non si vede che l’appetito di imbrattare monumenti e di sconquassare le nostre belle città , e da molti punti di vista Oriana Fallaci è l’esatto opposto di Louis-Ferdinand Céline.

Non è solitaria, bensì cammina allo stesso passo del gregge, o di quello che comunemente viene chiamato Zeitgeist, spirito del tempo. Non è insolente o irrispettosa, come forse vorrebbe, ma è condiscendente, se non corriva verso le opinioni dei più.

Per naturale inclinazione, la sua prosa si rimette di buon grado al volere e al parere di chi oggi governa i paesi occidentali: ne sposa non solo le forze ma anche le fobie e le fragilità , aderisce alle loro chiusure, alla mediocrità  dei loro irrigidimenti, alla loro ottusa arrendevolezza verso i prefabbricati convincimenti delle maggioranze silenziose.

E’ solo più esplicita e insistentemente oltranzista di coloro che avendo in mano le redini del comando usano, se necessario, prudenza. Esagera un po’ di più, ma è in sintonia con essi e si riscalda al loro contatto telefonando confidenzialmente ai potenti. Parla come ha sempre parlato, a cominciare dal secolo scorso, l’estremismo del centro.

Gli stereotipi sono la sua molla recondita, e il raccapriccio provato di fronte a qualsiasi tipo di critica è il suo movente. Ogni manifestazione di dissenso, ogni movimento di emancipazione è guardato con sospetto, e trasformato in mera questione di ordine pubblico, in mera patologia criminale.

Da questo punto di vista non c’è nulla di particolarmente nuovo, nella condotta dei responsabili occidentali come nella prosa di Oriana Fallaci: ancora una volta non si guarda al perché delle proteste o della disubbidienza civile o anche delle azioni violente, ma si redigono bollettini degni di un commissariato, che valgono per le più diverse circostanze e sono contrassegnati dall’uniformità .

Sono inflessibili sulla questione della legalità , com’è giusto, ma del tutto ciechi di fronte a quel che accade nel mondo. In passato abbiamo già  visto come vanno le cose, quando le forze moderate non cercano di capire e soprattutto di distinguere: un’unica orda barbarica è alle porte – questo il grido d’allarme – e nulla distingue l’indipendentista ceceno minacciato da un genocidio dal terrorista kamikaze che abbatte le torri di Manhattan, il manifestante che provoca lo scontro da quello che s’interroga sul futuro dell’Europa e della Terra.

Seymour Martin Lipset chiamava fascismo del centro questa vocazione all’immobilità  del pensiero e alla fissità  ripetitiva delle azioni di contrasto, assai forte nelle classi medie: il termine risale al 1960, quando il sociologo americano scrisse il suo Political Man.

Nei due secoli scorsi fu così che i moderati fecero bancarotta: la questione sociale che aveva fatto apparizione nell’ ”˜800 fu trattata come mero problema di ordine pubblico, non come un male che andava curato alle radici, e la questione fu fatta marcire finché degenerò in due totalitarismi.

Altra risposta non si trovò, se non quella totalitaria, alle domande che lungo più generazioni avevano tormentato la società . Quel che caratterizza l’estremista del centro è l’adesione al luogo comune, e anche per la Fallaci lo stereotipo è punto d’appoggio essenziale.

Come dice il vocabolario, stereotipo è l’opinione rigidamente precostituita e generalizzata, che non viene acquisita sulla base di una esperienza diretta e che prescinde dalla valutazione dei singoli casi. Chi coltiva simili opinioni sa fare le guerre e le incursioni poliziesche, ma non sa costruire le paci e la convivenza tra individui diversi.

Sa ricorrere al potere delle armi, ma non a quello della persuasione e della politica, cui gli americani danno il nome di softpower, potere morbido (il giornalista Thomas Friedman parla di «armi di attrazione di massa», che mancherebbero all’Occidente nella lotta contro le armi di distruzione di massa).

Per il propagatore di stereotipi il terrorismo è un unico magma mondializzato, che non possiede radici locali e che non può mai nascere, come in Cecenia, da operazioni di sterminio e di colonizzazione.

Le situazioni locali e gli stermini non interessano in realtà  né i pacifisti né a ben vedere la Fallaci, e da questo punto di vista il giudizio più calzante sulla lettera della giornalista è quello del segretario del partito radicale, Daniele Capezzone: «Come Casarini ha la tuta bianca, lei ce l’ha di un altro colore. Ma sempre di tuta si tratta».

Tutto questo ha poco a vedere con Céline, che di certo fu un ultrà  del fascismo antisemita ma che esecrava lo stereotipo, le uniformi-tute, le città  trasfigurate in sigillati musei. Non basta esagerare le frasi, per fare un poeta maledetto o un grande pensatore scabroso.

Il preciso giudizio espresso dall’esponente del partito radicale non è casuale. I radicali sono i soli che hanno preso sul serio i movimenti no global, contestando le loro sordità  a quello che effettivamente accade nel mondo, criticando aspramente la ripetitiva fissità  delle loro opinioni, ma entrando in discussione con essi.

I radicali sono intransigenti sulla legalità , ma cercano di capire i movimenti e di rispondere alle loro domande sul presente e il futuro. Guardano quel che succede in Europa e ai confini dell’Europa, e vedono che ci sono situazioni in cui la lotta al terrorismo non può essere generalizzata. Lo osservano, e scoprono che molto più micidiale della Coca-Cola è, al momento attuale, la politica di Putin nel Caucaso.

E’ veramente un terrorista – come sembra credere Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera – chi attrae l’attenzione del mondo sul genocidio che è in corso in Cecenia? Come avremmo chiamato l’ebreo che per denunciare l’esistenza dei Lager avesse preso in ostaggio gli spettatori di un teatro nella Germania nazista?

E se è un terrorista da combattere con la forza dello Stato, perché è stato spinto da questo stesso Stato a divenire tale? Ieri a Firenze e domani a Bruxelles – dove ricorderanno il disastro ceceno ai margini dell’incontro fra Putin e l’Unione europea – i radicali hanno mostrato e mostreranno di avere una loro idea della mondializzazione.

Contrariamente ai no global non sono ostili all’unificazione dei mercati e anzi chiedono che la globalizzazione si intensifichi: che inglobi anche la politica e i diritti degli individui, dei popoli. Non i diritti che si possono solo acclamare senza poterli garantire, ma il diritto elementare a non esser privati con la violenza del proprio alloggio, a non esser torturati, a non esser soppressi come etnia e città  aperta.

A questi diritti inalienabili sono indifferenti gran parte dei no global e anche Oriana Fallaci. Per questo danno l’impressione di indossare la medesima tuta – la tuta del conformismo estremista – sia pure di colore diverso. Ha detto un anno fa a Roma Omar Khambiev, ministro della Sanità  del governo ceceno: «Da noi è in corso un massacro di vite umane.

Ma da voi è in corso un massacro di informazione, di conoscenza. E se non ci fosse questa strage da voi, si sarebbe già  potuta impedire quella che è in corso da noi». Questa potrebbe essere una buona base di partenza, per cominciare a capire il mondo in cui viviamo e la sua peculiare globalizzazione, che unifica tutto tranne i diritti della persona e la conoscenza delle loro violazioni.

Che spinge gli occidentali a chiudersi nella loro cittadella fortificata, con strumenti e pensieri completamente insufficienti. Perché a forza di generalizzare diveniamo partecipi di quel massacro dell’informazione e della conoscenza, grazie alle quali avremmo forse potuto evitare i massacri di popoli, o tassi eccessivi di disordine nelle nostre città .

Una volta omologati gli oppositori, e visti in blocco come barbari, non resta che il ricorso alla guerra o alla polizia. Non resta che la ricostruzione dei loro tratti fisionomici, che la descrizione paternalistica dei cibi o dei vestiti che prediligono, che lo studio criminologico o etnologico dei loro stili di vita, delle loro abitudini psicologiche, delle loro tare congenite.

Ogni oppositore o terrorista è un serial killer, nei confronti del quale non c’è altra risposta se non il cosiddetto profiling, l’attività  che lo definisce e identifica. Televisori e giornali usano questo linguaggio forense-criminologico, anche quando parlano dei no global. Sono giorni e giorni che non fanno altro che profiling. Naturalmente è vero quel che dice Giovanni Sartori: l’onere della prova spetta ai no global, se si considerano le loro passate illegalità .

Sono loro a dover dimostrare di poter manifestare pacificamente. Ma quel che spetta a Berlusconi o alla Fallaci è l’uso sapiente della ragione, e la rinuncia alla nefasta profezia che in segreto aspira ad auto-realizzarsi. Non è prevenzione, quando la Fallaci invita a chiudere i negozi per lutto, o quando il presidente del Consiglio dichiara, a Trieste, che «le devastazioni certamente verranno da alcuni dei partecipanti» al Social Forum.

E’ l’azione pre-crimine di Minority Report, che immagina una realtà  e immaginandola la crea. Non è fantascienza, a quanto pare: anche noi abbiamo i nostri precog, le nostre Erinni precognitive che sentono arrivare il delitto prima ancora che esso sia stato pensato. Vedono ammassarsi il crimine lì dove crimine non c’è, e non lo vedono lì dove popoli interi lo stanno subendo.

Comitato contro la guerra di Gravina

Il Comitato contro la guerra di Gravina nella riunione del 6 novembre 2002 – in cui erano presenti Arci, Pensare Politicamente, ass. Karl Marx, Chiesa evangelica battista, ass. culturale Ds, Aprile per la sinistra, Comunisti italiani, Spazio Zero, Sinistra giovanile, Agesci ”“ ha deciso:

– di aderire alla manifestazione contro la guerra di sabato 9 novembre a Firenze partendo con automobili private o con il treno speciale venerdì 8 nov. da Bari;
– di manifestare domenica 17 nov. in p.zza Scacchi e Largo Giulianello, con un nuovo volantino “Uno straccio per la pace”;
– di inviare una lettera ai direttori didattici e ai presidi delle scuole di Gravina con la proposta del comitato di coinvolgere gli studenti in attività  culturali, di studio, artistiche, da premiare con un libro od altro, per la pace;
di iniziare una campagna di adesione al Comitato aperta a tutti i partiti e alle associazioni di Gravina;

Il Comitato contro la guerra si dà  appuntamento per martedì 12 novembre dalle ore 19,00 alle 20,30 presso la sede della Cgil per discutere le lettere e gli inviti alle scuole e alle associazioni e per perfezionare l’iniziativa di domenica 17 nov. 2002.

OLTRE IL PANTANO

OLTRE IL PANTANO

Il Coordinamento per lo sviluppo e la qualità  della vita – in merito alla ormai pluriennale discussione circa i capannoni da realizzare ai sensi della ex legge regionale n° 34 – ha espresso da tempo, e ribadito più volte, che tali insediamenti di edilizia produttiva debbano essere dislocati nelle aree previste dal Piano regolatore.

La recentissima sentenza del TAR Puglia depositata il 21 ottobre 2002 su ricorso del Consorzio di Sviluppo Murgiano, Assopim e Consorzio San Marco, ha dato torto ai ricorrenti, confermando ancora una volta, che la zona industriale di Altamura è ubicata nella contrada Jesce.

Si può non prendere atto di una tale sentenza? Può darsi. Tutto è possibile e, forse, legittimo.

Non è legittimo, invece, insultare i componenti del Coordinamento con l’espressione “porci ambientalisti”. Tanto è stato detto dai microfoni di una radio locale. Ad essa il Coordinamento invia un richiamo forte affinché eviti di continuare a spargere veleni e ingiurie tra i cittadini. Se tale responsabile richiamo verrà  ancora una volta beffeggiato, il Coordinamento saprà  tutelare la dignità  dei suoi componenti con tutti i mezzi messi a disposizione dalla legge.

Il Coordinamento, inoltre, coglie la circostanza per informare la cittadinanza che esso non è firmatario della lettera (una delle tante) semi-anonima fatta circolare nei giorni scorsi. Se c’è uno strumento di cui il Coordinamento non fa uso, questo è l’anonimato.
Lo sanno i cittadini che hanno potuto giudicare le iniziative da esso promosse: tutte pubbliche, trasparenti, sottoscritte, autofinanziate, personalmente diffuse per le strade della città .

Anche in questi limitati episodi il Coordinamento trova conferma ad un’altra sua convinzione: sull’avventura dell’uso “della 34”, l’Amministrazione comunale ha perso tantissimo tempo, comportandosi in modo quasi maniacale, lasciandosi trascinare dalla precedente Amministrazione comunale che ne è responsabile (chi se lo ricorda più!) e scaraventando la città  in un pantano immobilizzante.
Nel mentre, ad esempio scoppiano, una dietro l’altra situazioni di emergenza: sta per essere chiuso definitivamente “per volere della Regione” la sede del Centro Servizi Culturali di Viale Martiri; l’Archivio Biblioteca Museo Civico è diventata una struttura pressoché inagibile per mancanza di spazio. Eppure, il palazzo ex Poste, in piazza Matteotti, da un po’ di tempo proprietà  comunale, non viene ancora ristrutturato e adibito ad uso pubblico. E i locali dell’Istituto Cagnazzi, da tempo richiesti dalla ABMC alla proprietaria, la Provincia di Bari, restano inutilizzati. Per non parlare del degrado del Museo etnografico di piazza S.Teresa, delle Orme dei dinosauri, dell’Uomo di Altamura, di Palazzo Baldassarre, del Teatro Mercadante…

Anche alla luce di tutto questo, il Coordinamento invita l’Amministrazione comunale ad uscire dalla monomania e andare oltre.
OLTRE IL PANTANO, appunto.

Altamura, 27 ottobre 2002

Coordinamento per lo sviluppo e la qualità  della vita

A A A nuovo scrittore Ri/cercasi

La Gazzetta del Mezzogiorno
Martedì 29 Ottobre 2002

Ci sono, ci sono. I nuovi scrittori italiani, ci sono. Chi pensava che fosse iniziata una fase di depressione, dopo un decennio di personalità  perlopiù giovani che hanno rimescolato le carte e cambiato le regole del gioco, si è dovuto ricreder all’ultima edizione di “Ricercare”, il laboratorio di nuove scritture che si è tenuto per tre giorni come da tradizione decennale a Reggio Emilia. Dieci anni: un numero buono per fare il bilancio di una esperienza di confronto diretto tra autori e critici, sui testi, che è unica in Italia. E il rendiconto non è difficile: dei 150 autori ch esono passati al vaglio reggiano più della metà  ha pubblicato almeno un libro, un buon quarto più di uno ed una quindicina di loro si divide con alterno successo tra grandi case editrici, pagine di giornale e salotti televisivi.
Ma è la quantità  di scrittori, l’aspetto più importante, l’ondata, il flusso, come dice con lessico idraulico il critico Renato Barilli. Ma se la presenza a “Ricercare” di Silvia Ballestra, Aldo Nove, Tiziano Scarpa, Giulio Mozzi e Mauro Covacich, impegnati in una tavola rotonda, è già  una prova del succo prodotto fino a ieri, la domanda urgente era: ce ne saranno di nuovi? Come saranno? che diranno? Oppure incombe – come avverte Francesco Leonetti – una stagione plumbea di ritorno al classicismo (mascherato da classicità  perché non hanno la sfacciataggine di dire davvero di che si tratta?)
Questioni di non poco conto, come indica la presenza a Reggio di Paolo Repetti e Severino Cesari (doppia anima dello Stile libero di Einaudi) e di Benedetta Centovalli, curatrice della collana Sintonie per Rizzoli. A queste domande “Ricercare” ha fornito due risposte: una attraverso il confronto – guidato da Giuseppe Caliceti – ra una decina di piccoli editori e curatori di riviste (da Massimo Canalini di Transeuropa a Marco Cassini di Minimum Fax, da Luigi Bernardi di DeriveApprodi a Michele Trecca della foggiana Booksbrothers Zerozerosud), l’altra con il laboratorio di otto letture di testi inediti, discussi all’impronto da una pattuglia di critici militanti.
Buone notizie da entrambi i fronti. I piccoli editori sono tuttora sommersi dai manoscritti di autori inediti, qualcuno arranca nella lettura ma non rinuncia ad andare in avanscoperta, ad avventurarsi in una pluralità  di percorsi, come ha notato Trecca, raccomandando di tenere aperti i “possibili” e di evitare la prigionia delle etichette.
Degli otto autori ch ehanno letto in pubblico, sei sono dotati di buona energia e tra questi almeno tre già  maturi per un libro: Tullio Avoledo, Umberto Casadei e Francesco Dezio. Se il lavoro critico consiste anche nel traguardare l’affermarsi di tendenze , una è senz’altro il riemergere del tema del lavoro sia pure con modalità  differenti. E non è un caso che si intreccia con l’ingegneria finanziaria e le ristrutturazioni aziendali nel romanzo – di Avoledo (un 45enne friulano al quale Leonardo Sinisgalli sconsigliò nel ’75 di continuare a scrivere poesie, 0, 0); c’è la giovane caporeparto di una azienda di telefonia mobile, alle prese con il matrimonio e il viaggio di nozze in Messico, protagonista delle pagine del lombardoveneto Giorgio Falco; c’è il post-operaio della post-industria che pratica al sud il lavoro post-flessibile, nelle pagine del’altamurano Dezio, già  uscito con un libriccino quest’anno (Via da qui), di cui l’inedito presentato a Reggio Emilia è una prosecuzione. La sua è, al contrario di quella raffreddata e semplificata di Avoledo, una lingua magmatica, che accumula detriti di linguaggio tecnologico ed espressioni dialettali, con un ritmo denso ed una sintassi inconclusa, molto evocativa nel parlato. Le esperienze adolescenziali, che erano la materia dominante delle proposte degli ultimi anni, si ritirano in secondo piano portandosi dietro anche quella caratteristica prosa minimalista e ingenua. Laddove l’esperienza giovanile si misura con una ricerca espressiva i risultati sono apprezzabili, come nel caso del racconto grottesco, gogoliano, di Gabriele Picco, in cui si dà  il caso di un piede svanito dopo un lungo succhiamento erotico da parte dell’amante del legittimo proprietario. Così Umberto Casadei, che accumula lingua su lingua, in una scrittura tautologica, per dire le vicende di un gruppo studentesco alle prese con il tema della fame del mondo.
Naturalmente l’orizzonte adolescenziale, o addirittura infantile, rimaane una facile trappola, nella quale è caduto Gianluca Di Dio, che spreca qualche buona occasione, raccontando, in uno stile inadeguatamente mimetico, di un ragazzino decenne che scambia le sue figurine dei pokémon con i santini collezionati dalla nonna morente. DEl tutto fuori luogo, in un laboratorio di scrittura come quello di Reggio Emilia, la prova di Anna D’Elia, barese, con pagine in cui affronta temi capitali: la nascita e la morte, la malattia e la maternità . Del tutto inconsapevole come è apparsa della gravità  di implicazioni, che il gesto produce, ha disinvoltamente mutato la prima personale del narratore in una terza persona, e ciò nonostante non è riuscita a migliorare quell’impasto (come ha notato acutamente reinhard Sauer) di morboso piacere della mortificazione, tipico del cattolicesimo meridionale. In definitiva un esempio di autoanalisi femminile come si usava trent’anni fa, a distanza siderale dalle urgenze poste dalla ricerca attuale.
Cui invece dimostrano di non essere estranei i giovani animatori del gruppo torinese Sparajurij ch ehanno concluso le letture con una performance che rende giustizia del loro lavorare in laboratorio, forse con una troppo esibita adesione ai modelli delle avanguardie storiche e frequentazione della tradizione letteraria. Ma, divertenti e dirompenti, quelli di Sparajurij hanno riproposto con efficacia la possibilità  di una scrittura collettiva e sovversiva, che incrina la figurina consolatoria del “giovin scrittore”.
Non di bella prosa né del candore selvaggio, ma di tali incursioni in territori inesplorati della espressione avviamo bisogno e “Ricercare” asseconda questo lavoro, anche frastagliando le sue attività . Con l’apprezzato confronto fra quattro poetesse, allestito da Tommaso Ottonieri ch ha riunito sul palco del teatro Zavattini , Ilaria Drago, Giovanna Marmo, Isabella Bordoni e Mariangela Gualtieri in un compatto reading. – Con la finestra aperta da Reinhard Sauer sulla nuova leteratura tedesca di sperimentazione, vano in cui hano fatto capolino le pagine del sudtirolese Joseph Zoderer, della berlinese (orientale) Annett Groeschner e del turco-tedesco Feridun Zaimoglu, al centro di una feroce contestazione, in queste settimane, per la pubblicazione del suo nuovo romanzo: German Amok (Furia tedesca).
Al lavoro, al lavoro, la ricreazione è finita.

Nicola Signorile

NON VOGLIAMO ESSERE PARALIZZATI DALL’INCERTEZZA

Siamo consapevoli di risultare ormai noiosi, ripetitivi. Ma a coloro (pubblici amministratori, forze politiche di maggioranza e di minoranza, imprenditori) che continuano a dimenarsi inutilmente e sempre più pericolosamente nelle sabbie mobili di una vicenda priva di futuro e di chiarezza sin dall’inizio, come quella degli accordi di programma stipulati dalla precedente amministrazione ai sensi della legge regionale n. 34 del 1994, non abbiamo potuto fornire che un unico tipo di aiuto e di sostegno: il richiamo fermo, sicuro e chiaro al rispetto delle regole.
E’ proprio qui la chiave di una vicenda che è apparsa ”“ a dire il vero solo agli occhi disattenti di pochi ”“ un conflitto ideologico e politico, uno scontro tra ambientalisti e imprenditori, una guerra tra chi combatte per la salvaguardia della natura e chi invece persegue obiettivi economici. Magari utilizzando parole come «lavoro e sviluppo» come specchietto per le allodole. E invece no! Prima di tutto c’è un problema di natura giuridica, un problema di regole che devono essere rispettate da tutti e che rappresentano una garanzia per tutti gli interessi coinvolti (di imprese, di semplici cittadini, di ambientalisti, della pubblica amministrazione, ecc.). Se decine di semplici cittadini ed associazioni hanno ritenuto necessario ”“ su questa, ma anche e soprattutto su altre questioni ”“ mobilitarsi ed organizzarsi sino alla costituzione di un Coordinamento Cittadino, è per raggiungere un obiettivo. Un obiettivo che è coerente alla moralità  ed alla logica altrui, non alla nostra. Non hanno mai chiesto e non chiedono di privilegiare il loro (nostro) punto di vista, la loro proposta, ma di vedere attuate e rispettate leggi e regole che altri hanno proposto o imposto.
Mi spiego meglio: queste persone non hanno mai preteso di far accettare i loro principi e le loro impostazioni. Hanno preteso il minimo. Il rispetto da parte dell’Ente Comunale della sua legalità  e delle sue regole: il rispetto della legge regionale n. 34/94 (che subordina la possibilità  di derogare al piano regolatore solo ed unicamente in assenza di aree industriali ed artigianali disponibili), il rispetto del Piano Regolatore Generale del Comune di Altamura (che, quasi trent’anni fa’, ha individuato e destinato oltre 300 ettari del territorio altamurano, nella zona della via per Gravina e per Laterza, contrada Jesce, agli insediamenti produttivi, industriali ed artigianali). Nulla di più!
Sinora sono rimasti inascoltati. Eppure i ragionamenti di tutta questa gente erano e sono semplici; il loro richiamo moderato alle regole dovrebbe apparire ovvio, quasi banale. Affermare che ci sia estremismo nel richiamo e nel rispetto delle regole è una evidente contraddizione in termini: l’estremismo è di chi si propone di sovvertire le regole o un sistema, non di chi le vuole rispettare o far rispettare!
Ragionamenti e richiami peraltro pienamente confermati da sentenze dell’autorità  giudicante. Mi riferisco non solo ad una sentenza di qualche mese fa’ del TAR Puglia che ha bocciato un accordo di programma ratificato dal Comune di Santeramo (già  pubblicata in questo sito), ma anche e soprattutto ad una recentissima pronuncia del TAR Puglia ”“ Sede di Bari. Si tratta della sentenza n. 4633 depositata il 21 ottobre 2002 che ha rigettato i ricorsi del Consorzio Sviluppo Murgiano, del Consorzio San Marco e dell’Assopim, i quali vedevano “intralciato, ostacolato”? il loro interesse alla conclusione degli accordi di programma dalla stipulazione, avvenuta il 9 maggio 2000, di una convenzione di lottizzazione, la cui adozione ed approvazione risalivano però agli 1995 e 1996, avente ad oggetto una parte delle aree destinate dal PRG ad insediamenti industriali nella zona di Jesce (circa 100 dei complessivi 259 ettari). «I ricorrenti ”“ si legge nella sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale ”“ vedono bloccati gli accordi di programma (conclusi e ratificati ”“ lo ricordiamo, ndr ”“ solo nel dicembre 2000), cui sono direttamente interessati, dalla lottizzazione in contrada Jesce; temono in buona sostanza che le imprese possano allocarsi tutte nell’alveo della lottizzazione de qua, talché, di riflesso, verrebbe inficiata, con possibilità  di non più conclusione, l’azione intrapresa per l’insediamento di imprese su altre direttrici». Il TAR pugliese rigetta il ricorso in quanto quel pericolo (il rischio che venissero bloccati gli accordi di programma) è riconducibile non alla sottoscrizione della convenzione, ma all’adozione ed approvazione del Piano di Lottizzazione in zona Jesce, avvenute negli 1995 e 1996: il ricorso è dunque stato considerato tardivo. In realtà , nel 1995 e 1996 di accordi di programma non c’era nemmeno l’ombra. Allora cosa vuol dire la sentenza: in termini più semplici, si può ricavare la conclusione che il fatto stesso che ci fosse un piano di lottizzazione (strumento urbanistico attuativo del PRG) adottato ed approvato già  da molti anni costituiva un ostacolo all’avvio del procedimento di deroga al piano regolatore previsto dalla legge 34. Lo stesso TAR non ha inoltre accolto la richiesta di far dichiarare «l’insussistenza dell’interesse pubblico alla persistente destinazione delle aree in contrada Jesce a zonizzazione “D1 ”“ industriale ed artigianale”?» in quanto si tratta di una valutazione di merito delle scelte urbanistiche operate dall’ente comunale già  con il Piano Regolatore del 1974, adeguato nel 1998.
Qualcuno è stanco, turbato da questi argomenti. È stanco, turbato dalle nostre posizioni, dal nostro contegno e dalla nostra intransigenza. Certo, la politica è l’arte del possibile, ma ”“ sono convinto ”“ è soprattutto l’arte del “crearlo questo possibile”?, non di consumarlo e di ridurne sempre più la consistenza e le opportunità .
Ci chiediamo allora: come è possibile che, in un anno e mezzo di questa nuova esperienza amministrativa, non si sia stati in grado di rilasciare una SOLA concessione ad imprese con centinaia di addetti e beneficiarie di finanziamenti pubblici che, rispettando le regole e la programmazione urbanistica di una città , hanno diligentemente acquistato suoli nelle zone destinate dal Piano Regolatore Generale ad insediamenti produttivi? Come è possibile che, nonostante le richieste di concessioni presentate ormai da mesi, in un anno e mezzo non si sia utilizzato un SOLO metro quadrato dei quasi 3 milioni di metri quadrati destinati dal Piano Regolatore a scopi industriali ed artigianali? Come è possibile che una nuova e giovane amministrazione si sia lasciata impantanare per un anno e mezzo ”“ pagando un prezzo impressionante in termini politici ed amministrativi ”“ in una vicenda surrettiziamente creata dalla precedente amministrazione, in un problema come quello della trasformazione urbanistica di oltre un milione di metri quadrati del territorio comunale da zona agricola a zona industriale? Come è possibile che tanto tempo, tante energie, tante intelligenze siano state impegnate a “studiare”? come e se “derogare”? alle regole del nostro Piano Regolatore, piuttosto che ad “applicarle”? e “darvi esecuzione”??
Senza dimenticare, poi, che percorsi amministrativi non rispettosi delle regole conducono ad esiti non solo vissuti come ingiusti da chi, semplice cittadino, le regole le rispetta (rafforzando la devastante sensazione e conclusione dell’uomo della strada che sono sempre i più forti ed i più furbi a farla franca!), ma anche pericolosi e dannosi per chi, in buona fede, ha confidato in quelle procedure. In campagna elettorale prima e in un consiglio comunale del febbraio scorso poi, tra il dileggio ed i turbamenti di tanti, richiamai il precedente di Punta Perotti, la saracinesca di cemento realizzata sul lungomare di Bari da imprese facenti capo ai Matarrese. Anche in quel caso si è iniziata la costruzione solo dopo una convenzione con il Comune e dopo il rilascio di concessione edilizia; ciò non ha escluso che lì si configurasse un illecito amministrativo (sul piano penale, i costruttori sono andati assolti) con la conseguente sanzione della confisca al patrimonio pubblico dell’intero stabile, con l’attuale problema della sua demolizione e del chi debba effettuarla. Ebbene, anche per i nostri imprenditori, interessati agli accordi di programma, si vuole prefigurare uno scenario del genere, si vogliono mettere a rischio i loro investimenti e le loro imprese?
Responsabilmente, io (l’ho già  dichiarato nel consiglio comunale del febbraio scorso), noi, non lo vogliamo! Vogliamo invece che il loro legittimo e sacrosanto fabbisogno di aree per i loro opifici sia soddisfatto con l’intervento ed il sostegno dell’ente comunale nelle aree previste dal Piano Regolatore vigente. Come?
Seguendo questi semplici passaggi amministrativi:
1) il Comune reperisce le aree, già  destinate dal PRG a scopi industriali ed artigianali, necessarie per soddisfare questo bisogno;
2) con un bando o avviso pubblico invita tutti i proprietari di tali aree a presentare la propria offerta;
3) seleziona le offerte migliori tenendo presente i parametri del prezzo di vendita e della loro localizzazione;
4) urbanizza le aree così reperite (con tutti i servizi indispensabili: strade, condotte idriche e fognarie, luce, gas, depuratore, cavi per le trasmissioni telematiche, depositi e mense comuni, ecc.) dirottando su questo intervento il finanziamento già  disponibile del Patto Territoriale (circa 5 miliardi) e gli eventuali ulteriori finanziamenti a cui il Comune potrebbe avere accesso;
5) gli imprenditori che hanno fatto sinora affidamento sugli accordi di programma rinunciano a realizzare i loro insediamenti nelle aree interessate da tali accordi;
6) i stabilimenti industriali e le cubature che gli imprenditori avevano progettato di realizzare su aree originariamente agricole vengono trasferiti, senza perdere un metro cubo, sulle nuove aree messe a disposizione ed a loro assegnate, a prezzo di costo di acquisto, dal Comune.
Qualcuno obietta: alcuni imprenditori (pochi, per la verità !) hanno già  acquistato le aree agricole oggetto dell’accordo di programma, così perderebbero quei soldi? Le risposte sono banali: 1) se qualcuno ha già  acquistato, lo ha fatto a prezzo di terreno agricolo, rischia di perdere pochi soldi (quanto costa un metro quadrato di Murgia?!, 0, 0); 2) in ogni caso è preferibile ”“ sul piano strettamente economico ed imprenditoriale ”“ rischiare di perdere questi soldi, piuttosto che andare incontro a quei rischi cui accennavo prima.
Concludo e non più nella veste di consigliere comunale o di cittadino di Altamura, ma da studioso ed appassionato del diritto. Le regole, le leggi, il diritto in generale, sono semplici, spesso banali e ovvi, e soprattutto servono a semplificare la vita di tutti i giorni ed a facilitare la nostre decisioni. A complicare la vita e le nostre decisioni sono semmai le loro interpretazioni più o meno fondate, più o meno interessate. Il tutto diventa allora sospetto, inganno, problema, complicazione, incomprensione.
«La deliberazione basata su regole ”“ scrive un professore della Harvard University, Frederick Schauer, nel libro Le regole del gioco, ed. il Mulino ”“ si fonda in parte sulla credenza che nessuno di noi, ci si consideri normali o meno, ha la capacità  mentale di considerare tutto ciò che un modello decisionale del “tenuti in conto tutti gli elementi”? richiederebbe. Se non vogliamo essere paralizzati dall’incertezza e inciampare in una quantità  di errori solo perché abbiamo troppo poco tempo per considerare troppi fattori, dobbiamo spesso semplificare i nostri processi mentali, usando una forma di deliberazione che limiti la considerazione a un numero facilmente gestibile di fattori. Lo scopo delle regole è produrre semplificazioni ”¦ Da questo punto di vista, dunque, le regole possiedono delle virtù silenziose, giacché spesso siamo in grado di fare ciò che facciamo proprio perché le regole ci liberano dall’onere di fare altro. ”¦ Non è solo vero che le virtù di tali regole passino spesso inosservate e che, quindi, esse siano silenziose. È soprattutto vero che è il silenzio stesso, l’abilità  di togliere delle voci dall’ordine del giorno così come di aggiungerne, a spiegare ciò che le regole hanno di prezioso».
Ecco, io, noi, non vogliamo essere paralizzati dall’incertezza, non vogliamo inciampare in una quantità  impressionante di errori. Ci affidiamo, perciò, alle regole.

Enzo Colonna
consigliere comunale di Altamura

enzo@altamura2001.com
www.enzocolonna.com

_______

Di seguito il testo della sentenza TAR Puglia n. 4663 del 2002.

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
IL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE PER LA PUGLIA
SEDE DI BARI – SEZIONE SECONDA

ha pronunciato la seguente

SENTENZA

sul ricorso n. 1667 del 2000, proposto da

CONSORZIO DI SVILUPPO MURGIANO, ASSOPIM, CONSORZIO SAN MARCO S.r.l., in persona dei rispettivi legali rappresentanti pro tempore, rappresentati e difesi dall’avvocato Filippo Panizzolo (subentrato al deceduto avv. Carlo De Bellis) domiciliatario nel suo studio in Bari alla via Prospero Petroni n. 9 e dall’avvocato Angelo Montemurno;

CONTRO

il Comune di Altamura, in persona del Sindaco pro tempore, rappresentato e difeso dall’avvocato Franco Gagliardi La Gala, domiciliatario nel suo studio in Bari alla via Abate Gimma n. 94;

E NEI CONFRONTI

di Mininni Filippo e Patrone Tobia, rappresentati e difesi dagli avvocati Vincenzo Caputi Jambrenghi e Maurizio Di Cagno, e domicilio eletto in Bari, alla via Abate Eustasio n. 5 (Studio Caputi Jambrenghi, 0, 0);
e di Patrone Maria Grazia ed Amendolara Filomena, non costituite;

PER L’ANNULLAMENTO
della convenzione di lottizzazione stipulata il 9 maggio 2000 – per notar Ianaro – tra il Comune di Altamura ed i signori Maria Grazia Patrone, Filippo Mininni, Tobia Patrone e Filomena Amendolara ad oggetto l’area di insediamenti industriali ed artigianali in Contrada “Jesce” di Altamura;
di ogni atto e provvedimento presupposto connesso e consequenziale ivi compresi:
le delibere di Consiglio Comunale di Altamura n. 192 del 24.10.1005 e n. 76 del 16.5.1996, rispettivamente di adozione ed approvazione del Piano di Lottizzazione (da ora in avanti, PdL) da convenzionare per la Contrada Jesce;
nonché della delibera di Consiglio Comunale n. 53 del 30.6.1999, ove ritenuta idonea a legittimare la stipula della convenzione di lottizzazione in Contrada Jesce;

NONCHà‰ PER L’ACCERTAMENTO

ex artt. 34 e 35 d.lgs. n. 80/98, che risultando l’area in Contrada Jesce ad oltre 10 Km. dalla rete dei servizi per urbanizzazioni primarie del Comune ed essendo escluso quel Piano di Lottizzazione da Programma Pluriennale di Attuazione (p.p.a) né esistente né efficace, la convenzione di lottizzazione stipulata il 9 maggio 2000 attiene illegittimamente ad aree non urbanizzate (e per le quali non è prevista ai sensi di legge l’urbanizzazione, 0, 0);
visto il ricorso con i relativi allegati;

Visto l’atto di costituzione in giudizio del Comune intimato e dei controinteressati;
Viste le memorie prodotte dalle parti a sostegno delle rispettive difese;
Visti tutti gli atti della causa;
Alla pubblica udienza del 18 luglio 2002, relatore il Cons. Vito Mangialardi, uditi gli avvocati Panizzolo, Gagliardi La Gala e Caputi Jambrenghi per le parti rispettivamente rappresentate;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto quanto segue:

FATTO
Con atto (n. 1667/2000) notificato il 7 luglio 2000 e depositato il 21 luglio, i ricorrenti hanno impugnato gli atti in epigrafe evidenziati. Hanno premesso di essere (San Marco e Sviluppo Murgiano) enti consortili costituiti da oltre 45 imprese locali e (Assopim) ente esponenziale della piccola e media impresa, aderenti a diverso titolo al Patto Territoriale “Sistema Murgiano” approvato e finanziato dal Ministero del Tesoro con d.m. del 29.1.99; che il Consorzio Murgiano aveva chiesto al Comune l’applicazione-attivazione delle procedure di cui alla legge regionale n. 34/94 per la realizzazione di insediamento produttivo in contrada “Cenzovito”; che il Comune aveva assentito l’iniziativa (delibera G.C. n. 950/98) ed erano state avviate le previste procedure statali e regionali. Hanno sottolineato che gli attuali controinteressati avevano contestato la sussistenza dei presupposti per l’approvazione della istanza del Consorzio Sviluppo Murgiano, rappresentando la definizione comunale di programma edilizio esecutivo di aree di proprietà  destinate ad insediamenti produttivi (vedi stipula convenzione di lottizzazione) il che radicava un interesse qualificato degli attuali ricorrenti alla legittimità  dei provvedimenti comunali inerenti la lottizzazione delle aree private in Contrada Jesce.
Hanno quindi dedotto:
1) Violazione e falsa applicazione art. 14 della L.R. Puglia n. 6/1979 e s.m.i., nonché norme connesse. Eccesso di potere. Sviamento.
Le aree oggetto del PdL (Piano di Lottizzazione) in Contrada Jesce non sono mai state previamente inserite in alcun programma pluriennale di attuazione (PPA, 0, 0); detta carenza impediva l’approvazione della lottizzazione ed a fortiori invalida la convenzione da ultimo stipulata (atto finale). Né a supplire detta carenza può valere il richiamo al Documento Programmatico Preliminare al PPA adottato con delibera consiliare n. 53 del 30.6.1999, siccome atto endoprocedimentale, prodromico alla approvazione del p.p.a. e non già  sostitutivo.
2) Violazione sotto diverso profilo dell’art. 14 L.R. n. 6/79 ed eccesso di potere.
Il previo inserimento nel p.p.a. è inteso a garantire l’effettiva realizzazione delle infrastrutture ed opere di urbanizzazione primaria; esso p.p.a. consente il dovuto coordinamento tra gli strumenti attuativi di pianificazione e la programmazione economica comunale. Nella specie la Contrada Jesce oggetto di lottizzazione insiste ad oltre 10 km. dal centro abitato, è ubicata in zone prive di opere di urbanizzazione, distante ed isolata dai tronchi delle infrastrutture esistenti.
3) Violazione art. 27 L.R. n. 56/80 ed eccesso di potere.
La norma epigrafata impone che il PdL sia approvato con la disciplina fissata dall’art. 15 della legge regionale n. 6/79 sui comparti. Nella specie non tutti i proprietari delle aree interessate dalla lottizzazione hanno sottoscritto il programma edilizio e la conseguente convenzione.
4) Invalidità  derivata ed invalidità  diretta.
I ricorrenti si riservano di chiedere accertamento, anche nella forma di accertamento diretto ex artt. 34 e 35 d.lgs. 80/98, della persistenza dell’interesse pubblico alla destinazione delle aree in Contrada Jesce a zonizzazione “D1 industriale ed artigianale”. Detta destinazione fu causata qualche decennio addietro dall’assunzione diretta di Ente Pubblico di tutti gli oneri di allacciamento. Sono ora mutate radicalmente le condizioni.
Si è costituito in giudizio il Comune che ha chiesto il rigetto dell’avverso gravame preliminarmente eccependone la irricevibilità  e/o la inammissibilità  siccome la lesione della posizione giuridica dei ricorrenti (riguardante la conclusione dell’iter degli Accordi di Programma intesi ad insediamenti industriali su direttrici predeterminate del territorio) non deriverebbe dal convenzionamento (atto attuativo) bensì dall’adozione ed approvazione della lottizzazione, rimasta inoppugnata nei termini decadenziali.
Si sono pure costituiti i controinteressati (alcuni) che hanno sottolineato la piena legittimità  degli atti di adozione ed approvazione del PdL alla luce della normativa al tempo vigente (rispettivamente d.l. 20.9.95 n. 400 e d.l. del 25.3.1996 n. 154): hanno anch’essi eccepito la irricevibilità  del gravame atteso che la stipulata convenzione si rapporta quale atto di esecuzione alla delibera consiliare n. 53 del 30.6.99 (disponente per detta stipula) rimasta carente di tempestiva impugnazione. Hanno pure depositato perizia giurata di parte in ordine all’elevato stato di urbanizzazione della zona.
Parte ricorrente ha ribadito le sue prospettazioni difensive con memoria depositata il 6 luglio 2002 e poi in udienza, depositando pure “note di udienza”, ha contestato le avverse eccezioni di rito.

DIRITTO
L’interesse azionato dai ricorrenti (due enti consortili di imprese locali ed un ente esponenziale delle piccole e medie imprese, aderenti al patto territoriale “Sistema Murgiano” approvato e finanziato con d.m. 29.1.99) inerisce alla conclusione degli Accordi di Programma intesi ad insediamenti industriali su direttrici predeterminate del territorio (vedi Contrada Cenzovito), conclusione che verrebbe ad essere intralciata, ostacolata, dai controinteressati stante la stipula nella convenzione – tra essi controinteressati e Comune – di lottizzazione in Contrada Jesce avvenuta per rogito notarile del 9 maggio 2000. I ricorrenti quindi, con atto notificato il 7 luglio 2000, provvedono ad impugnare detta stipula e gli atti comunali di adozione ed approvazione del PdL, risalenti agli anni 95/96, nonché la delibera consiliare n. 53 del 30.6.99 legittimante detta stipula.
Vanno in via preliminare esaminate le eccezioni di rito (inammissibilità /tardività ) sollevate dalle parti resistenti che sono fondate.
Ed infatti, nella prospettazione della loro posizione giuridica e sostanziale e processuale, i ricorrenti vedono bloccati gli accordi di programma, cui sono direttamente interessati, dalla lottizzazione in Contrada Jesce; temono in buona sostanza che le imprese possano allocarsi nell’alveo della lottizzazione de qua, talché, di riflesso, verrebbe inficiata, con possibilità  di non più conclusione, l’azione intrapresa per l’insediamento di imprese su altre direttrici.
Orbene anche a voler ritenere sussistente l’interesse all’azione ora spiegata, il vulnus al loro interesse, come giustamente eccepito da controparte, è direttamente ed immediatamente collegabile alla assentita lottizzazione, più che alla convenzione stipulata il 9 maggio 2000, atto negoziale conseguente ed accessivo.
I presupposti atti comunali di adozione (delibera n. 192 del 24 ottobre 1995) ed approvazione (delibera n. 76 del 16 maggio 1996) del piano di lottizzazione proposto dai signori Mininni, Patrone Maria Grazia, Patrone Tobia, Amendolara, in “zona D/1 industriale-artigianale” di PRG Contrada Jesce, in quanto di per sé lesivi, andavano nei termini decadenziali e non già  con l’attuale ricorso del 7 luglio 2000. Sovviene al riguardo principio giurisprudenziale più volte affermato in decisioni del Consiglio di Stato ed in sentenze TAR, per cui il piano di lottizzazione – che vale erga omnes come strumento urbanistico attuativo – deve essere impugnato per quanto riguarda i terzi cioè coloro che non sono titolari di aree incluse nel piano (è il caso degli attuali ricorrenti) nel termine decadenziale decorrente dall’ultimo giorno di pubblicazione della delibera nell’albo, mentre nessuna rilevanza ha il compimento di atti negoziali successivi all’adozione del piano (cfr. CdS, V Sez., n. 2284 del 12 aprile 2001; n. 741 del 20 novembre 1989; Sez. IV., n. 1298 del 19 novembre 1997; Tar Brescia n. 590 del 24 giugno 1999).
In altre parole l’interesse dei terzi viene ad essere leso con la programmazione urbanistica attuativa più che con l’attività  negoziale (convenzionameno), intesa questa alla definizione sinallagmatica degli oneri reciproci tra privati cui la lottizzazione è assentita e P.A.. Tra l’altro la P.A., assentendo il PdL, genera affidamento del privato alla stipula del convenzionamento con possibilità  anche di azione risarcitoria (per more o dinieghi di essa amministrazione), il che maggiormente rafforza la tesi della estraneità  dei terzi, tenuti quindi a gravarsi nei termini di rito avverso gli atti di adozione del Piano di Lottizzazione. In carenza di ciò, il ricorso non può che dichiararsi inammissibile per tardività .
Parte ricorrente, a recupero della tempestività  del ricorso, prospetta la tesi che – ponendosi la convenzione quale condicio iuris della lottizzazione – i termini di impugnativa dell’intero procedimento inizierebbero a decorrere dal suo determinarsi.
La tesi va reietta alla luce del principio giurisprudenziale sopra accennato, qui ribadendosi la posizione di terzietà  degli attuali ricorrenti rispetto alla fattispecie lottizzativa già  completa in quanto autorizzata da tempo, posizione che va nettamente distinta, lo si ripete, da quella dei privati direttamente interessati dalla lottizzazione e nei cui confronti l’avverarsi della citata condicio iuris spiega effetti per l’assunzione di atti conseguenziali (vedi richiesta/rilascio concessioni edilizie).
Tra l’altro con delibera consiliare n. 53 del 30 giugno 1999 (pubblicata all’albo pretorio dal 22.7.99 al 6.8.99) nell’approvare il documento programmatico preliminare, si autorizzava espressamente il Dirigente del Settore Tecnico a stipulare le convenzioni relative ai piani di lottizzazione già  approvati, tra cui quello in oggetto; la conseguenza è che l’atto notarile di stipula della convenzione si pone come atto di esecuzione della delibera di cui innanzi e non pare idoneo a rimettere in termini i ricorrenti rispetto alla citata delibera, rimasta inoppugnata nei termini decadenziali, e quindi anche sotto detto profilo il ricorso risulta tardivo.
Quanto all’azione di accertamento che, come svolta nel contesto dell’atto introduttivo, è intesa ad una declaratoria della insussistenza dell’interesse pubblico alla persistente destinazione delle aree in Contrada Jesce a zonizzazione “D/1 industriale ed artigianale”, la stessa non può avere positivo ingresso in giudizio in quanto coinvolge il merito delle scelte urbanistiche dell’Ente Comunale. Solo per completezza osserva il Collegio che, come si evince dalla delibera n. 53/99 riguardante il Documento Preliminare Programmatico al p.p.a., le opere di urbanizzazione primaria sia interne che esterne alle aree oggetto della lottizzazione sono a totale carico dei lottizzanti.
Il ricorso va quindi dichiarato inammissibile.
Spese come da dispositivo.

PER QUESTI MOTIVI

il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia – Sede di Bari Sezione II dichiara inammissibile il ricorso in epigrafe.
Condanna i ricorrenti al pagamento delle spese di giudizio che si liquidano in complessivi € 2000, di cui € 1000 a favore del Comune e € 1000 a favore dei controinteressati costituiti.
Ordina che la presente sentenza sia seguita dalla Autorità  Amministrativa.

Così deciso in Bari, nella camera di consiglio del 18 luglio/19 settembre 2002, con l’intervento dei magistrati:
Dott. Michele Perrelli – Presidente
Dott. Vito Mangialardi – Componente Estensore
Dott. Maria Abbruzzese – Componente

Pubblicata mediante deposito in Segreteria il 21 ottobre 2002

Accordi di programma: il pericolo ”fondamentalismo” secondo l’on. Piglionica

AI CONSIGLIERI COMUNALI DI ALTAMURA

Questa sera il Consiglio Comunale della nostra città  è chiamato ad una determinazione delicata e per molti versi decisiva. La intricata questione degli accordi di programma ex lege 34 è iscritta ancora una volta all’ordine del giorno dei lavori consiliari per una risoluzione.
Troppo nota la vicenda per avere bisogno di una ulteriore analisi; il Consiglio ha questa sera l’obbligo di dare il proprio indirizzo alla Giunta perché la delicata matassa venga avviata ad essere dipanata.
Tante delicate problematiche vengono coinvolte nella decisione; l’obbligo per la pubblica amministrazione di riappropriarsi della funzione di programmazione del territorio da troppo tempo oggetto di un’inopportuna “esternalizzazione”, di cui la vicenda della 34 è uno dei tanti velenosi frutti; la necessità  di impegnarsi tutti in un difficile ma doveroso sforzo di coniugare sviluppo e tutela del territorio e dell’ambiente; il dovere di un disegno di sviluppo teso a quello che modernamente viene definito “sviluppo duraturo”, che consenta di attingere alle risorse ambientali nella consapevolezza della loro importanza e della loro sostanziale irriproducibilità .
In questo senso la decisione del consiglio di aderire al Parco Nazionale dell’Alta Murgia costituisce un merito storico; le continue sollecitazioni rivolte al Ministero dell’Ambiente hanno portato a fissare per il 19 novembre prossimo una riunione nella quale il costituendo Parco vivrà  un decisivo passo in avanti.
Accanto a queste fondamentali questioni vi è la necessità  di sostenere il tessuto produttivo del nostro territorio, da tempo segnalatosi all’attenzione nazionale per la sua vivacità , per la sua capacità  di intrapresa, della sua spiccata tendenza alla internazionalizzazione; tale obbligo appare ancora più importante oggi, in una fase in cui la difficile congiuntura internazionale pone ulteriori elementi di incertezza ai nostri operatori economici. I primi segnali di sofferenza cominciano a manifestarsi, con una contrazione degli ordinativi soprattutto sui mercati europei. Il tutto è reso ancora più incerto alla luce delle profonde modifiche all’assetto degli incentivi alle imprese meridionali che la nuova legge finanziaria per il 2003 ha disegnato; in questo scenario non essere in grado di utilizzare le risorse messe a disposizione dal patto territoriale e ai sensi della legge 488 sarebbe una responsabilità  troppo pesante.
Si sono consolidate in questi mesi posizioni ovviamente di segno diverso, fino alla nascita di un comitato cittadino in cui sono confluite numerose e qualificate sensibilità  ambientaliste. Dovere del consiglio è però conciliare queste pulsioni di opposto segnale, riportando serenità  tra gli operatori e certezze ai cittadini che non venga consumato l’ennesimo dispendio di risorse ambientali.
La proposta dell’Amministrazione, giunta alla fine di un faticoso percorso di confronto, pare in grado di tenere conto di tutto ciò. Da un lato fornire immediate risposte agli imprenditori che rischiano di perdere finanziamenti fondamentali per il consolidamento e il potenziamento delle loro imprese; dall’altro avviare contestualmente una fase di confronto e di dialogo con i consorzi, per la individuazione, insieme con la Regione, di un percorso che porti ad una rapida riallocazione nelle loro progettualità  in una sede valutata più consona per un più armonico e rispettoso sviluppo del territorio.
È quindi auspicabile che gli imprenditori dimostrino una nuova sensibilità , consci che avranno al loro fianco una Amministrazione volta ad assecondare le loro aspettative, che andranno rese compatibili con gli indirizzi programmatici.
Le forze politiche di maggioranza a loro volta devono fare uno sforzo affinché, pur nella consapevolezza delle diversità  di posizione più volte rese manifeste, sappiano trovare un comune sentire ed appoggiare l’azione amministrativa. Per la coalizione il momento è certamente decisivo; altre importanti questioni potranno in futuro vederci su posizioni diverse; non sarebbe però comprensibile una rottura su un tema ereditato dalle precedenti amministrazioni.
Le reciproche rigidità , in un consolatorio richiamo alle proprie identità , rischiano di trasformarsi in una gabbia che comporta un progressivo reciproco isolamento. In una coalizione le diversità  sono una straordinaria risorsa; quando le voci si fanno però troppo numerose e diverse il risultato finisce per essere indistinto e caotico. Quello di stasera è per la nostra esperienza amministrativa un banco di prova decisivo, superato il quale potremo cimentarci con la nostra capacità  di programmare e di realizzare; cedere ai fondamentalismi di parte rischia invece di creare un pericoloso vuoto di direzione politica, ed è generalmente in questo vuoto che alcuni trovano il pabulum ideale per far sviluppare tossine che avvelenano la vita della nostra comunità ; si rischia in sostanza di creare quelle condizioni perché si concretizzi tutto quello che con l’azione di questi mesi ci siamo sforzati di impedire.
In questo contesto un decisivo ruolo spetta anche alla opposizione; pur nel più profondo rispetto delle reciproche posizioni politiche, l’augurio è che sappia resistere alla tentazione di cavalcare una tigre dalla quale un domani sarebbe difficile per tutti liberarsi.
È nella certezza della vostra sensibilità  che mi sono permesso di indirizzarvi questo appello; mi auguro un proficuo lavoro per questa sera e per il futuro.

Altamura, 21.10.02

On. Donato Piglionica

IL Coordinamento ”Qualità  della Vita”: ANNULLATE GLI ACCORDI DI PROGRAMMA!

STUDIO LEGALE ASSOCIATO
Avv.ti L. PACCIONE ”“ R. MALCANGIO
Via Quintino Sella, 120 ”“ 70122 BARI
Tel. 080 5245390 ”“ 080 5230873

AL SIG. SINDACO DEL COMUNE DI ALTAMURA

AL SIG. PRESIDENTE DELLA GIUNTA DELLA REGIONE PUGLIA

AL SIG. DIRIGENTE DEL SETTORE URBANISTICO REGIONALE

AL SIG. DIRIGENTE DELL’UFFICIO TECNICO
DEL COMUNE DI ALTAMURA

e p.c.: AL SIG. MINISTRO dell’AMBIENTE
DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Atto di invito per l’esercizio del potere
di autotutela amministrativa

I sottoscritti firmatari:
Associazione W.W.F. ”“ Delegazione Puglia; LEGAMBIENTE, Circolo di Altamura; CALIA Giovanna; CARLUCCI Angela; CEGLIE Sabatina; CLEMENTE Luigia; FAGIOLI Gabriella; FERRULLI Francesca; INCAMPO Marika; INDRIO Maria Elisabetta; LILLO Rosa; LORUSSO Angela; NUZZI Carmela; PEPE Pasqua; PERRONE Lucia; RELLA Vincenza; SARDONE Maria; SARDONE Patrizia; SICILIANO Angela; BASILE Vito; CASTORO Pietro; CLEMENTE Francesco; CLEMENTE Mario; COLONNA Donato; COMMISSO Ivan; CRIVELLI Raffaele; DAMBROSIO Antonio; DAMBROSIO Giuseppe; DIBENEDETTO Pasquale; DIBENEDETTO Vito; DILEO Donato; LOGRANO Giuseppe; LOIUDICE Gianfranco; LOSURDO Stefano; MASCOLO Carlo; PERINEI Fabio; PERRONE Nunzio; PISTONE Pasquale; RAGUSO Michele; RELLA Raffaele; STRICCOLI Giuseppe;
tutti rappresentati ai fini del presente atto dall’avv. Luigi Paccione presso il cui studio in Bari, alla via Q. Sella civ. 120, sono elettivamente domiciliati,
premettono:
1) Il piano regolatore generale della città  di Altamura, adeguato alla legge regionale n.56/1980 (g.r. n.1194 del 29.04.1998), individua vasta area territoriale posta in contrada «Jesce», estesa per oltre 250 ettari, qual zona D da destinare all’insediamento di opifici industriali e di laboratori artigianali.
2) All’interno di detta vasta area, prim’ancora dell’approvazione del p.r.g. adeguato alla citata legge regionale, il comune di Altamura procedeva dapprima all’adozione -con deliberazione n.192 del 24.10.1995- indi alla definitiva approvazione ”“con delibera n.76 del 16.05.1996- di piano di lottizzazione di iniziativa privata per l’insediamento di strutture industriali su un’estensione di circa ha.74.01.71 di superficie fondiaria.
3) Tale piano di lottizzazione risulta approdato alla terminale fase della stipulazione della convenzione tra le parti, giusta atto del 09.05.2000, rep. n.2137, a rogito del notaio dott. Vincenzo Ianaro.
4) Il piano regolatore generale vigente individua in altro ambito spaziale del territorio comunale un’ulteriore ampia area omogenea destinata a piano di insediamenti produttivi.
5) Il relativo strumento attuativo non risulta ad oggi adottato dall’amministrazione comunale, la quale ha provveduto a conferire incarico a tecnici esterni per la predisposizione dei relativi atti progettuali.
6) Le suindicate scelte generali e particolareggiate di pianificazione urbanistica riproducono, con dichiarata coerenza di impianto strategico, le pregresse previsioni del piano regolatore generale asi valbasento di cui alla deliberazione di g.r. n.6327/1979 (quanto alla zona industriale di contrada Jesce) e le precedenti destinazioni impresse dal p.r.g. nella stesura anteriore alla l.r. n.56/1980 (quanto alla zona p.i.p. dell’agro di Altamura).
7) Sta di fatto che nella coincidenza temporale dell’approvazione definitiva del p.r.g. in Altamura (citata deliberazione di g.r. n.1194 del 29.04.1998, pubblicata sul b.u.r.p. n.48 del 25.05.1998), l’amministrazione comunale adottava plurime deliberazioni di giunta recanti la dichiarata volontà  di assentire e di incoraggiare iniziative imprenditoriali volte ad attivare le procedure previste dall’art.27 della legge n.142/1990 e dall’art.1 della legge regionale pugliese n.34/1994, nel testo modificato dalla l.r. n.8/1998, ai fini dell’insediamento ”“mercè accordi di programma in variante al p.r.g.- di opifici industriali in zone territoriali omogenee diversamente tipizzate (per la gran parte agricole).
8) In particolare, con deliberazione di giunta n.413 del 15.05.1998 (cioè sedici giorni dopo la detta approvazione definitiva del prg), il comune di Altamura, premesso di aver ricevuto richieste di nuove localizzazioni di insediamenti industriali con lo strumento dell’accordo di programma, esprimeva assenso di massima alle dette iniziative «”¦precisando comunque che l’insediamento deve essere localizzato nelle direttrici di via Gravina, via Bari e via Santeramo e non deve includere il territorio interessato dall’Homo Arcaico».
9) Omologo contenuto serbava la successiva deliberazione di g.m. n. 602 del 15.07.1998.
10) Avuta notizia dell’avvio delle suindicate procedure di trasformazione urbanistica in chiave industriale di aree agricole, mercè l’istituto dell’«accordo di programma» in variante di settore al p.r.g., i proprietari delle aree tipizzate come industriali dal p.r.g., premesso che il presupposto giuridico per accedere all’applicazione dell’art.1 della legge regionale n.34/1994, nel testo modificato dalla legge n.8/1998, era ed è dato dalla indisponibilità  «”¦di aree idonee e sufficienti con destinazione specifica e giuridicamente efficace per le opere da realizzare»; rilevata l’insussistenza nel caso di specie di detto presupposto legale, stante l’assunta «idoneità  e sufficienza» della zona industriale disponibile, notificavano all’amministrazione comunale e a quella regionale, nel novembre dell’anno 1998, atto stragiudiziale di diffida volto a far acclarare la (in)sussistenza dei detti presupposti legali per l’ammissibilità  di accordi di programma in variante al p.r.g..
11) Con nota prot. n.12251 del 30.11.1998, ricevuta la detta contestazione, l’assessore all’urbanistica della Regione Puglia invitava il sindaco del Comune di Altamura a far pervenire «puntuali deduzioni e notizie circa quanto segnalato nell’atto di significazione e diffida di che trattasi».
12) Con deliberazione di giunta n. 1010 del 30.11.1998, il Comune di Altamura, rilevato che la sopra detta contestazione si attestava sulla definizione del periodo «aree idonee e sufficienti con destinazione specifica e giuridicamente efficace per le opere da realizzare», conferiva a consulente giuridico esterno l’incarico di approfondire le doglianze pervenute.
13) Il consulente esterno, esaminati gli atti, concludeva per la legittimità  delle assunte scelte comunali stante la rilevata inidoneità  e/o indisponibilità  delle aree tipizzate come industriali dal vigente p.r.g.:
perché non ricomprese in p.p.a. approvato;
perché disciplinate da p.d.l. di iniziativa privata non ancora convenzionato.
14) Nel contempo, gli imprenditori locali artefici delle richieste di accordi di programma avevano già  avviato (ed altri si accingevano a farlo) una moltitudine di procedure per interventi (nuovi e/o di ampliamento) localizzativi di impianti industriali e/o artigianali in aree agricole situate lungo le direttrici fondamentali indicate dalle delibere di g.m. n. 413 del 15.05.1998 e n. 602 del 15.07.1998.
15) Venivano così approvati in sede regionale n.73 singoli accordi di programma, tutti ratificati dal consiglio comunale con singole deliberazioni -dal n.169 al n.241- emesse nell’unica seduta del 27.12.2000.
16) Con nota n.1513 del 16.01.2001, il Comune di Altamura trasmetteva alla regione Puglia le n.73 deliberazioni di ratifica di accordi di programma approvati dalla giunta regionale.
17) Con nota prot. n.1992 del 19.02.2001, il coordinatore del settore ecologia della Regione Puglia richiedeva formalmente all’amministrazione comunale di Altamura di voler trasmettere «(”¦) la documentazione relativa agli interventi oggetto di Accordo di Programma ai sensi della l.r. n.34/94. Ciò al fine di verificare se tali interventi devono essere assoggettati alla procedura di Valutazione d’Incidenza di cui all’art.6 della Direttiva 92/43/CEE c.d. “Direttiva Habitat”? e alla relativa normativa statale di recepimento. Ed inoltre di dare risposta alle richieste di documentazione pervenuteci dal Ministero dell’Ambiente nell’ambito delle procedure di istituzione del Parco Nazionale dell’Alta Murgia».
18) A seguito di tale nota, che portava in superficie precisi profili di omissioni istruttorie relativamente ai singoli accordi di programma già  approvati e ratificati nonostante interessassero zone sottoposte a misure di protezione comunitaria, l’assessore all’urbanistica della regione Puglia, con nota prot. n.1915/C del 27.02.2001, trasmetteva al settore ecologia dello stesso ente «(”¦) gli elaborati relativi agli accordi di programma già  sottoscritti dal sig. Presidente della Giunta Regionale e dal sig. Sindaco del comune di Altamura».
19) Seguivano gli atti istruttori a cura dell’assessorato all’ambiente ”“ settore ecologia – della Regione Puglia sui quali occorre brevemente indugiare per il loro alto valore probatorio:
19.a) Con nota prot. n.4818 del 24.04.2001, relativamente alle richieste di n.34 accordi di programma formulati con unica istanza dal Consorzio Sviluppo Murgiano, già  approvati dalla giunta regionale in data 30.10.2000 e ratificati del consiglio comunale di Altamura il successivo 27.12.2000, l’ufficio parchi e riserve naturali così testualmente si esprimeva: «l’area del suddetto intervento è ubicata all’interno della ZPS Zona di Protezione Speciale “Murgia Alta”? (IT9120007) designata ai sensi della Direttiva 79/409 e del pSIC Sito Importanza Comunitaria “Murgia Alta”? (IT9120007) designata ai sensi della Direttiva 92/43. E’ inserita nell’area proposta come Parco Nazionale dell’Alta Murgia L.426/98 sulla base del perimetro scaturito dalla conferenza dei servizi convocata dalla regione Puglia nel 1993. La ZPS e pSIC, così come si evince dalla relativa scheda Bioitaly, presenta rilevanti specie ed habitat d’interesse comunitario, ed anche prioritarie, tra cui (”¦)». Il medesimo atto istruttorio così concludeva: «(”¦) trattandosi di un’area ad elevata complessità  ambientale, di rilevanza ed importanza conservazionistica internazionale come precedentemente riferito, con presenza di habitat e specie prioritarie, si ritiene opportuno applicare la procedura di VIA per l’intero intervento, ivi comprese le opere infrastrutturali. »;
19.b) Parimenti, con distinta nota prot. n.4819 dello stesso 24.04.2001, relativamente alle richieste di n. 11 accordi di programma formulati dal Consorzio San Marco, anch’essi già  approvati dalla giunta regionale in data 30.10.2000 e ratificati del consiglio comunale di Altamura il successivo 27.12.2000, l’ufficio parchi e riserve naturali così si esprimeva: «Preliminarmente si rileva che i suindicati progetti sono stati trasmessi dall’Ass. Urbanistica (prot. n.1915/c del 27/2/2001) quali interventi singoli: Dall’esame della documentazione si è constatato trattarsi di interventi di imprese costituite in Consorzio denominato “San Marco”? per la realizzazione di undici opifici su un’area di ca. 8 ha. Si osserva che: l’area del suddetto intervento è ubicata all’interno della ZPS Zona di Protezione Speciale “Murgia Alta”? (IT9120007) designata ai sensi della Direttiva 79/409 e del pSIC Sito Importanza Comunitaria “Murgia Alta”? (IT9120007) designata ai sensi della Direttiva 92/43. E’ inserita nell’area proposta come Parco Nazionale dell’Alta Murgia L.426/98 sulla base del perimetro scaturito dalla conferenza dei servizi convocata dalla regione Puglia nel 1993. La ZPS e pSIC, così come si evince dalla relativa scheda Bioitaly, presenta rilevanti specie ed habitat d’interesse comunitario, ed anche prioritarie, tra cui”¦». Il medesimo atto istruttorio così concludeva: «trattandosi di un’area ad elevata complessità  ambientale, di rilevanza ed importanza conservazionistica internazionale come precedentemente riferito, con presenza di habitat e specie prioritarie, su cui l’opera interferisce direttamente, si ritiene necessaria la Valutazione d’incidenza per tutto l’intervento, anche per le opere infrastrutturali. ».
20) A dispetto della precisa oltre che dichiarata emersione, per iniziativa degli stessi uffici regionali, di macroscopici profili di carente istruttoria riferiti alle procedure per accordi di programma già  approvati e ratificati, la giunta regionale non esitava ad approvare ulteriori n.12 omologhi interventi costruttivi in agro di Altamura secondo le speciali procedure di cui all’art.34 d.lgs 18.08.2000, n.267, e dell’art. 1 della l.r. n. 34/1994, anche in questo caso senza previa sottoposizione degli atti progettuali alle rigorose procedure di valutazione d’impatto e/o di incidenza ambientale.
21) Anche per tali ultimi accordi di programma, come accaduto per i precedenti, veniva altresì omessa la necessaria prodromica fase delle «conferenze di servizio» tra i rappresentanti di tutte le amministrazioni interessate ai fini della valutazione di fattibilità  degli interventi riguardati sia nella loro singolarità  che nella loro (reciproca) interdipendenza infrastrutturale e funzionale.
22) Avverso taluni dei suindicati «accordi di programma» (precisamente quelli licenziati con i decreti presidenziali nn.460 e 461/01, involgenti nel complesso n. 45 nuovi interventi costruttivi) risulta proposto ricorso giurisdizionale avanti il TAR Puglia, sede centrale, da parte dell’associazione ambientalista W.W.F., istante in questa sede.

* * *

Considerato:
23)
che attraverso l’istituto dell’accordo di programma – applicato per tanti singoli interventi apparentemente isolat i- si è pianificata in Altamura una vera e propria macro-variante di settore al prg ”“a cura della giunta comunale- sganciata dalle rigorose e severe garanzie legali prescritte dalla legislazione statale e regionale e dai democratici moduli partecipativi ivi pure previsti e disciplinati;
24) che il massiccio utilizzo dell’istituto dell’accordo di programma per assentire, in variante al p.r.g. appena approvato, circa cento diversi interventi edilizi di tipo industriale -su suoli non conformemente tipizzati- è di per sé idoneo a svuotare di ogni contenuto sostanziale le parti dello strumento urbanistico generale relative alla zonizzazione del territorio;
25) che la gran parte dei suindicati interventi ricade nel perimetro dell’istituendo Parco dell’Alta Murgia e all’interno di aree censite come Z.P.S. e S.I.C. di rilevanza conservazionistica internazionale, come vanamente emerso dalla stessa istruttoria regionale poi incomprensibilmente «cestinata» dalla stessa giunta della Regione Puglia.

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Ritenuto:
26)
che la legge statale n.142/90, nel cui ceppo fondamentale si inserisce l’art.1 della l.r. n.34/1994, prescrive che «Per verificare la possibilità  di concordare l’accordo di programma, il presidente della regione o il presidente della provincia o il sindaco convoca una conferenza tra i rappresentanti di tutte le amministrazioni interessate»;
27) che, nella fattispecie, il modulo procedimentale seguito dall’autorità  regionale per il perfezionamento di oltre cento accordi di programma è carente della presupposta necessaria convocazione della «conferenza di servizi istruttoria», ex art.27, comma III, legge n. 142/1990 (oggi art. 34 d.lgs n. 267/2000), tra i rappresentanti di tutte le amministrazioni interessate, vale a dire: Ministero dell’Ambiente; Provincia di Bari; tutti i Comuni dell’Alta Murgia partecipi della procedura di perimetrazione dell’istituendo Parco nazionale e concretamente interessati ad ogni opera trasformativa idonea a mutarne lo stato dei luoghi;
28) che la gran parte degli interventi edilizi ricompresi negli accordi di programma di cui trattasi è localizzata nel sito «murgia alta» -IT912007-, proposto dalla Regione Puglia quale S.I.C. (sito d’importanza comunitaria) ai sensi della Direttiva 92/43/CEE «Habitat» Rete Natura 2000;
29) che lo stesso sito è stato dichiarato Z.P.S. (zona di protezione speciale) ai sensi della Direttiva 79/49/CEE giusta nota del 24.12.1998, prot. SCN/DG/98/20775, del Ministero dell’Ambiente cui pure il presente atto è trasmesso per opportuna conoscenza ad ogni effetto di legge;
30) che sulle dette aree protette si applicano le norme previste dal d.p.r. 08.09.1997, n. 357, e più in particolare quanto previsto dall’art.4 (misure di conservazione), con obbligo per le autorità  regionali di adottare le opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie;
31) che l’art.5, comma I, stesso testo, titolato Valutazione di incidenza, prescrive espressamente che nella pianificazione e programmazione territoriale «”¦si deve tener conto della valenza naturalistico-ambientale dei siti di importanza comunitaria»;
32) che conseguentemente è fatto obbligo ai «proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistici venatori”¦» di presentare al Ministero dell’Ambiente, nel caso di piani a rilevanza nazionale, o alle regioni, nel caso di piani a rilevanza regionale o provinciale, «”¦una relazione documentata per individuare e valutare i principali effetti che il piano può avere sul sito di importanza comunitaria, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo»;
33) che nella fattispecie, come sopra visto, attraverso l’eccezionale quanto arbitraria sequenza seriale di accordi di programma si è artificiosamente introdotto in Altamura un vero e proprio piano urbanistico speciale del settore industriale mercé previsione di oltre cento nuovi opifici da localizzare in zone protette di interesse comunitario senza la benché minima osservanza delle rigorose norme di protezione avanti citate;
34) che la fattispecie, dunque, rientra armonicamente nella disciplina comunitaria di cui alla direttiva 92/43/CEE recepita con il citato DPR n. 357/1997;
35) che il progetto unitario a firma del Consorzio di Sviluppo Murgiano, formato da un insediamento in località  Cenzovito di «”¦trentaquattro opifici per una superficie di circa 60 ha.» (così la nota istruttoria dell’ufficio parchi e riserve naturali della regione Puglia prot. n. 4819 del 24.04.2001), poi artificiosamente scomposto in 34 singoli accordi di programma, integra a tutti gli effetti di legge un’ipotesi di lottizzazione abusiva e comunque doveva e deve tutt’oggi essere sottoposto alla necessaria valutazione di impatto ambientale ex lege regionale n. 11/2001;
36) che il progetto predisposto dal Consorzio San Marco, prevedendo «Lavori per l’attrezzamento di area industriale» (elenco B.3, punto B.3.a. allegato alla l.r. n. 11/2001) con la realizzazione di undici opifici su superficie di circa 8 ha. ricompresa in Z.P.S. – S.I.C., anch’esso artificiosamente scomposto in 11 singoli accordi di programma, integra a tutti gli effetti di legge un’ipotesi di lottizzazione abusiva e comunque doveva e deve tutt’oggi essere sottoposto a valutazione di incidenza proprio a norma dell’art.4, comma 4, detto testo di legge;
37) che le oltre cento istanze di accordi di programma pervenute in sede comunale, imponendo le relative opere di infrastrutturazione che si sviluppano su ben oltre cento ettari di area murgiana trasformata in polo industriale, determinano a norma di legge e di regolamento l’obbligatoria applicazione del procedimento di valutazione di impatto ambientale (allegato 2, punto 7, lett. a), DPR 12.04.1996, in Gazz. Uff. 07.09.1996, n. 210, e citato elenco B.3, lett. a, L.R. n.11/2001).

Tutto quanto sopra premesso, considerato e ritenuto,
i sottoscritti, tutti cittadini residenti in Altamura, nel superiore interesse pubblico della protezione dell’ambiente, del paesaggio e dei beni naturalistici di rilevanza comunitaria,
chiedono
alle Autorità  amministrative in indirizzo l’immediata apertura di procedimenti di autotutela amministrativa volti a verificare:
a) la rilevanza patologica dell’omessa consultazione, in seno all’artificiosa moltitudine seriale dei detti «accordi di programma», della conferenza dei servizi istituita dalla giunta regionale con deliberazione n. 1359/1993, composta dagli enti interessati alla nascita del Parco Nazionale dell’Alta Murgia;
b) la rilevanza patologica sulle stesse procedure della violazione dell’accordo intervenuto tra la Regione Puglia e tutti i comuni aderenti alla proposta di perimetrazione dell’area naturale da proteggere (conferenza dei servizi 24.11.1993, 0, 0);
c) la rilevanza patologica della consumata violazione in sede regionale e comunale dell’art. 27 della legge statale n. 142/90 secondo cui: «Per verificare la possibilità  di concordare l’accordo di programma, il presidente della regione o il presidente della provincia o il sindaco convoca una conferenza tra i rappresentanti di tutte le amministrazioni interessate». Nelle procedure qui in esame non risulta in alcun tempo convocata la conferenza di servizi tra tutte le amministrazioni interessate, da individuarsi in: Ministero dell’Ambiente; Provincia di Bari; tutti i Comuni dell’Alta Murgia partecipi della procedura di perimetrazione dell’istituendo Parco nazionale e concretamente interessati ad ogni opera trasformativa idonea a mutare irreversibilmente lo stato dei luoghi protetti dall’ordinamento comunitario e nazionale;
d) la rilevanza patologica della consumata violazione in sede regionale e comunale del d.p.r. 12.04.1996, in G.U. n. 210 del 07.09.1996, allegato 2, punto 7, lett. a (norma riprodotta sostanzialmente dalla legge regionale pugliese 12.04.2001, n.11, allegato elenco B.3, punto B.3.a.), secondo il quale i lavori per l’attrezzamento di aree industriali con una superficie interessata superiore ai 40 ha. soggiacciono all’obbligo del procedimento di valutazione di impatto ambientale che, nella fattispecie, non si è mai svolto per colpa esclusiva delle autorità  in indirizzo;
e) la rilevanza patologica della violazione dell’art. 4, punto 4, l.r. n.11/2001, che impone per gli stessi lavori, ove interessanti superfici fondiarie inferiori ai 40 ha. localizzati come nella fattispecie in zone di protezione speciale o in siti di importanza comunitaria, il procedimento di valutazione di incidenza ambientale ai sensi dell’art. 5 d.p.r. n.357/1997 (si rinvia a: TAR Puglia, II, 28.06.2002, n.3192).
I sottoscritti avvertono che l’eventuale mancanza di riscontro al presente atto di invito entro il termine di giorni sessanta dalla sua ricezione sarà  sottoposto alle competenti Autorità  giudiziarie e amministrative, nazionali e comunitarie, per l’attivazione dei necessari rimedi sanzionatori previsti dalle leggi vigenti a protezione del territorio, dell’ambiente e dei siti di protezione internazionale.
Copia del presente atto di invito, per l’adozione dei doverosi provvedimenti di competenza, sarà  inviato per conoscenza al Ministero dell’Ambiente, in Roma al Viale Cristoforo Colombo civ. 44.
Altamura, li 03.10.2002
Avv. Luigi Paccione
Seguono le firme autografe degli istanti nell’ordine indicato nell’epigrafe del presente atto.

ACCORDI DI PROGRAMMA: FORSE DOMANI UNA SVOLTA

ALTAMURA – Meno uno. Domani si riunisce il consiglio comunale per dare una soluzione alla vicenda tormentata degli accordi di programma.
Gli imprenditori premono da una parte per fare presto mentre gli ambientalisti dall’altra annunciano l’imminente presentazione di un esposto alla Commissione europea.
Stessa storia nel consesso politico. Mentre nella maggioranza di centrosinistra non sono ancora unanimi, il centrodestra è pronto ad accontentare tutte le richieste.
La novità  di ieri è stata presentata dal Coordinamento per lo sviluppo e la qualità  della vita che riunisce cittadini ed associazioni tra cui Wwf e Legambiente che hanno illustrato la loro prossima iniziativa.
Presenteranno nei prossimi giorni un ricorso alla Commissione europea per segnalare l’infrazione di obblighi comunitari. Nei loro interventi il legale del Coordinamento, Paccione, ed alcuni dei componenti Fabio Perinei, Gabriella Fagioli (Wwf) e Lello Rella hanno spiegato il loro «no» agli accordi di programma perché ricadono in zone che l’Unione europea ha «marchiato» come Zps (zona a protezione speciale) e Sic (Sito di importanza comunitaria).
Il Coordinamento ha riaffermato il principio che gli insediamenti vanno bene ma solo nelle zone previste dal Piano regolatore generale.
Viceversa, gli accordi di programma ricadono in zone agricole. Alla conferenza stampa, ieri alla Provincia, hanno partecipato anche Lello Crivelli, segretario provinciale di Rifondazione ed il consigliere regionale di Rifondazione Michele Losappio.
Gli imprenditori, dall’altra parte, meno comunicativi ma ugualmente costantemente aggiornati sugli sviluppi della vicenda, bollano le argomentazioni del Coordinamento come infondate principalmente per due ragioni. I loro insediamenti sono autorizzati da decreti regionali. E ad Altamura non ci sono zone industriali immediatamente operative né tantomeno c’erano quattro anni fa quando partirono le richieste per gli accordi di programma.
Gli occhi sono tutti puntati al consiglio comunale di domani sera che sarà  monotematico. L’amministrazione Popolizio ha depositato agli atti una proposta di delibera che prevede di trasferire (va di moda la parola «delocalizzare») gli accordi di programma nelle zone del Piano regolatore ma con alcune eccezioni. Nella maggioranza si è aperto il dibattito. A fare la voce grossa con una posizione innovativa rispetto ai mesi scorsi è la Margherita che ha costruito una proposta molto articolata e avanza delle modifiche al documento da cui si parte domani in consiglio.
La sa ben sintetizzare il consigliere regionale Pietro Pepe, che tessendo e mediando, smussando e limando, ha le idee molto chiare. Le proposte del Coordinamento, peraltro, per lui sanno di «superate».
«La nostra è una proposta molto seria – dice – che interseca le richieste di tutte le parti in causa e di tutti gli aventi diritto. Abbiamo ribaltato la vecchia impostazione che ci costringeva a subire gli accordi di programma ed invece ora siamo noi a programmare l’assetto del territorio. Da una parte i due consorzi privati spariscono e si attua la delocalizzazione. Dall’altra ci sono le aziende che hanno già  investito ed acquistato i suoli a cui dobbiamo dare, uno per uno, una risposta adeguata. Tutto questo si fa con la concertazione perché finalmente dobbiamo passare dalla grande guerra che è in atto ad un’intesa che soddisfi tutte le parti».
Onofrio Bruno

INCONTRO STAMPA DEL COORDINAMENTO PER LO SVILUPPO E LA QUALITA’ DELLA VITA.


“Né peraltro può dirsi che la stipulazione degli accordi di programma ”¦ implica la deroga alle norme in materia di vincoli di tutela del territorio e dell’ambiente”? (Tribunale del Riesame di Bari, ord. 13 marzo 2002, in proc. n.30/02 R.T.L.S.).
“Stante la valenza ambientale del sito, tutti i soggetti interessati alla creazione del Parco, ivi compreso il Ministero dell’Ambiente, avrebbero dovuto avere voce in capitolo con riferimento all’intervento de quo ”¦ al fine di verificarne la compatibilità  con l’istituendo Parco”? (TAR PUGLIA-Bari, sent. 28 marzo 2002, n. 3192).

Con queste motivazioni la magistratura ha sinora espresso valutazioni e giudizi negativi sugli accordi di programma per varianti urbanistiche attivati ex L.R. 34/1994. Il primo è relativo ai capannoni, edificati e/o edificandi, siti ad Altamura nei pressi della ”˜valle dei dinosauri’, il secondo riguarda un intervento di trasformazione urbanistica (campo da golf, albergo) progettato in un’area del Comune di Santeramo posta addirittura fuori dai confini dell’istituendo parco dell’Alta Murgia.
Nonostante i chiari orientamenti dell’autorità  giudiziaria inquirente ed amministrativa, il Comune di Altamura intende ora dare attuazione ad alcuni accordi di programma per insediamenti industriali in aree ricomprese nel perimetro del Parco, senza tener conto dei forti dubbi di legittimità  fatti presente anche dal Coordinamento.
Al fine di scongiurare questo ennesimo attacco alla legalità  e al territorio, il Coordinamento Cittadino ha dato mandato all’avv. Luigi Paccione per presentare un esposto alla Commissione Europea affinché dia avvio al procedimento per infrazione da parte dello Stato Italiano degli obblighi comunitari, nella specie per mancato rispetto delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE in virtù delle quali il territorio della Murgia è stato infatti individuato come Z.P.S. (Zona di Protezione Speciale) e S.I.C. (Sito di Importanza Comunitaria).


Sabato, 19 ottobre 2002 alle ore 10,00, presso la Sala Giunta della Provincia di Bari si terrà  una conferenza stampa sui temi sopraindicati e per la presentazione delle procedure amministrative attivate dal Coordinamento.

Interverranno: On. Fabio Perinei, avv. Luigi Paccione, dott.ssa Gabriella Fagioli.

Sono stati invitati e hanno annunciato la loro partecipazione rappresentanti politici ed istituzionali del territorio.

Altamura, 15 ottobre 2002.

Info:
cittadini@altamura2001.com

www.enzocolonna.com
(sezioni: “Murgia e Territorio”? e “Succede in città ”?)