NON BASTAVANO LE MANI, PURE GLI OCCHI?!

 

Mercoledì sera, 16 luglio 2008, manifestazione di liberi cittadini in Piazza Duomo, per la difesa di spazi di vita e di libertà. Libertà dalle auto, dai motocicli, dai pericoli e gas che producono. Libertà dalle forme di controllo pervasivo dell’autonomia e privacy dei cittadini che l’amministrazione comunale, con una discutibilissima soluzione (una potente e diffusa videosorveglianza), vuole realizzare.

 

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GLI OCCHI SULLA CITTÀ

 

La protesta parte dalla necessità e dallo slancio. Dall’entusiasmo per un alternativa all’omologazione, che non sia intesa come folklore né tanto meno come una qualsivoglia appartenenza politica. Semmai l’iniziativa parte da un collettivo di coscienze, da una riflessione su una realtà degradante che  si manifesta quotidianamente sotto i nostri occhi, e che sembra non avere risoluzione in termine di senso civico e di educazione.

L’installazione di sagome all’ingresso di piazza Duomo  svoltasi nei giorni 27 e 28 giugno è stata concepita come una manifestazione di sensibilizzazione, come  un’ installazione creativa realizzata con materiali per lo più riciclati, come la possibilità per alcuni cittadini di esprimere un messaggio ad altri cittadini,  poiché,  come scrive Lewis Mumford urbanista e sociologo, “la città può essere definita un particolare ricettacolo per immagazzinare e trasmettere messaggi…”.

Il messaggio della sensibilizzazione è che il centro storico, e ancor più le piazze, siano un luogo d’incontro di persone e  non di auto, in una città in cui si avverte l’assoluta mancanza di luoghi di aggregazione, di socializzazione, di spazi  in cui esprimere la propria creatività ed il pensiero.

Messaggio semplice, eppure di difficile comprensione da parte di tutti i conducenti delle auto scorazzanti nella piazza o per il Corso. Per tanto la sensibilizzazione è un atto necessario ed urgente, molto più che l’installazione di telecamere..

In questo contesto i liberi cittadini, fautori dell’iniziativa esprimono il loro dissenso ai provvedimenti che l’amministrazione ha intrapreso per “risolvere” il problema della circolazione delle auto nel centro storico e in piazza Duomo: l’uso delle telecamere per regolare il transito delle auto è un metodo discutibile per più di una ragione.

In primo luogo il telerilevamento non impedisce  fisicamente alle auto l’accesso alla ZTL (Zona a Traffico Limitato) ma fissa solo il costo della trasgressione, senza considerare gli eventuali ricorsi alle  sanzioni amministrative che per i motivi più disparati potranno riversarsi negli uffici predisposti.

Non si comprende per quale ragione non siano stati previsti un maggior numero di dissuasori retrattili  (solo tre quelli previsti), utilizzati in moltissime città italiane, i quali sarebbero risultati maggiormente efficaci, oltre che economicamente meno onerosi.

Il dissenso cresce riguardo l’appalto di videosorveglianza esteso al di fuori del centro storico con un cospicuo numero di telecamere (40 in totale, 29 fuori dalla ZTL) sparse in tutto l’abitato: il diritto alla privacy, alla fruizione incondizionata dei luoghi, alla libertà di circolazione non devono essere calpestati col  pretesto della lotta al traffico ed alla criminalità. Colpisce, inoltre, l’evidente sproporzione tra l’uso massivo delle telecamere  per il videocontrollo e il resto degli strumenti utilizzati per rendere vivibile il centro storico e la città tutta.

L’installazione di dispositivi per la videosorveglianza (che costerà alla comunità più di 540.000 euro) aumenterà  il disagio di quei cittadini che, oltre alla presenza arrogante delle autoO, a breve subiranno l’invadente sguardo delle telecamere come l’occhio di un grande fratello.

La vita sociale, la vita svolta negli spazi pubblici per definizione (le strade, le piazze..) viene descritta come intrinsecamente pericolosa, e da questa constatazione/affermazione si trae la conseguenza della necessità di sottoporre quegli spazi ad un controllo capillare che cancella ogni possibile “intimità” dei comportamenti di chi li frequenta. Si combinano così due effetti: quello della riduzione della sfera privata e quello del mutamento di natura degli spazi pubblici”. (S. Rodotà ex-garante per la privacy)

 

COLLETTIVO LIBERI SPAZI