Comunicato stampa.

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Non so cosa abbiano potuto pensare
i membri del Consorzio Teatro Mercadante alla notizia del ritiro
dall’ordine dei lavori del consiglio comunale della proposta
di ratifica dell’accordo sottoscritto, circa tre mesi fa’,
da rappresentanti del Consorzio stesso e dell’Amministrazione
comunale. Come ho sostenuto in altra sede, quel ritiro costituiva
un atto razionalmente e giuridicamente obbligato, nondimeno coraggioso;
è raro vedere pubblici amministratori riconoscere umilmente
i propri passi falsi e ritornare su di essi. La ratifica di quell’accordo
anziché risolvere il problema della chiusura decennale del
Teatro, lo avrebbe ulteriormente aggravato ed avrebbe dato il via
ad una lunga stagione di contenziosi giudiziari differendo di altri
dieci anni la riapertura del teatro.

Ripeto, non conosco le reazioni dei
consorziati, né vi è stata sinora una loro presa di
posizione ufficiale. Ho solo avuto la possibilità di leggere
la relazione tenuta dall’Avvocato Raffaele Caso, presidente
del Consorzio, all’ultima assemblea dei consorziati risalente
al 21 marzo scorso. Il tono apodittico e le argomentazioni dell’avvocato
Caso non persuadono: continuo a non capire come possa l’avvocato
conciliare l’assetto associativo del Consorzio con il rivendicato
regime di comproprietà; come possa sovrapporre ed identificare,
senza contraddirsi, lo status di associato (che, secondo la disciplina
del codice civile, non può vantare alcun diritto di comproprietà
sui beni costituenti il fondo comune) a quella del proprietario
pro quota. Poiché le pagine di un giornale non possono essere
piegate ad una disputa tra avvocati e cultori del diritto, mi limito
a rinviare ai circostanziati e documentati rilievi che io ed altri
undici rappresentanti di associazioni altamurane abbiamo esposto
nell’atto di diffida indirizzato al Consiglio Comunale ed all’Amministrazione
e recentemente pubblicato da Piazza.