Una lunga attesa ed un parere legale per sentirsi ribadire concetti ed argomenti

Dieci anni tra silenzi
ed abusi

di enzo colonna

(Comitato Cittadino "Il
teatro di tutti")

comitatoteatro@hotmail.com

Abbiamo atteso anni perché
qualcuno finalmente capisse che dire Teatro Consorziale non implicasse
l’affermazione di una proprietà esclusiva, divisa in
quote, dei singoli consorziati; non significasse ridurre il regime
giuridico del Teatro a quello di un misero sottoscala condominiale.

Abbiamo atteso anni nella speranza
vana che qualcuno dei consorziati fosse toccato dal dubbio che quello
che andavamo sostenendo, in svariate occasioni e sedi, non era il
frutto demagogico ed avvelenato della nostra immaginazione, ma semplicemente
quello che coscienza e legge ci imponevano di dire e pensare.

Anni trascorsi senza che a qualcuno
di loro venisse il sospetto che la difesa ostinata ed immotivata
di un "abuso" avrebbe determinato, com’è inevitabilmente
avvenuto, una paralisi di dieci anni, quindi danni e svantaggi per
tutti: sia per chi rivendicava (i consorziati), sia soprattutto
per chi subiva (la città) l’abuso.

Anni mediocremente caratterizzati
da una classe politica, quella al potere e quella all’opposizione,
unita nel silenzio, nell’ipocrisia e nell’indifferenza.

Anni di inconcludenza che, com’è
prassi dalle nostre parti, non potevano non concludersi con l’ennesima
richiesta di parere ad un libero professionista.

Dieci anni durante i quali unici a
richiedere con forza che nella vicenda-Mercadante si affermassero
verità e legalità sono stati singoli cittadini ed
associazioni; solitariamente: sono stati loro (con articoli di giornale,
petizioni e ricorsi amministrativi) a consentire che si determinasse
questo primo momento di chiarezza.

A chi (grande cosa, la posta elettronica!)
mi sta chiedendo, per aver seguito in questi anni il caso, cosa
pensi del parere, rispondo semplicemente: "Non c’è
nulla di nuovo", e non certo per svilire il coscienzioso lavoro
dell’avvocato Ventura (solo un paio di questioni tecnico-giuridiche
di carattere secondario ci dividono), ma solo per rimarcare che
quanto andavamo dicendo in questi anni non era "a priori"
giusto o sensato; era quanto suggerivano logica, leggi e atti. Solo
demagogie, compromessi di una classe politica essa stessa compromessa,
egoismi, potevano stravolgere e non vedere la realtà, velandola
delle proprie pulsioni, contraddizioni ed inibizioni.

In questo senso, un operatore del
diritto non poteva, salvo smentire se stesso ed il proprio lavoro,
che ribadire quello che noi (ad esempio nell’ultimo ricorso
indirizzato nel maggio scorso al Comune da 11 associazioni e movimenti
cittadini) abbiamo da sempre sostenuto. Perché allora si
è voluto pervicacemente attendere, non capire e non vedere
e non sentire? Per dieci anni! Non so… o, meglio, la risposta
è troppo chiara e complessa per poter essere riportata in
due righe.

Che fare ora? Questo importa davvero.

Dire che "non c’è
nulla di nuovo" significa infatti anche ricordare che "c’è
tutto ancora da fare". Mi limito a segnalare i prossimi appuntamenti,
come sempre, secondo logica e diritto:

1) Il Comune non può, a questo
punto, che prendere atto della validità e bontà delle
argomentazioni svolte dalle undici associazioni nel ricorso del
maggio scorso in cui contestavano l’illogicità e l’invalidità
dell’accordo sottoscritto tra Comune e Consorzio. Deve dunque
considerare nulla l’intesa.

2) Il Comune, sulla base delle medesime
considerazioni (ora confermate dall’avvocato Ventura), dovrà
considerare altrettanto nullo lo Statuto consorziale del 1993 con
cui i consorziati si autoattribuivano la proprietà divisa
in quote del teatro; ove necessario, dovrà impugnarlo in
sede di giustizia civile. Se non vi provvederà, lo faranno
per esso associazioni e semplici cittadini, ora legittimati ad agire
nell’interesse del comune in qualunque sede (legge 265 del
1999, la c.d. Napolitano-Vigneri).

3) Una volta azzerati accordo e statuto,
si potrà convocare una conferenza di servizi con la partecipazione
di tutte le parti interessate, la quale, in tempi certi e definiti
in anticipo, lavori per una soluzione giuridica ed economica del
problema del recupero e della gestione del Teatro.

4) Soluzioni come quella di Striccoli
e Viti (nella duplice ed incompatibile veste di consiglieri comunali
e di amministrazione del Consorzio), che tentano il compromesso
tra il salvataggio del proprio (le quote di proprietà: ancora
ne parlano!) ed il rabbonimento del prossimo (una società
ad azionariato diffuso sul modello di Prato da noi in passato suggerito),
si rivelano pasticciate e giuridicamente impossibili. Ogni qualsivoglia
soluzione concordata deve passare imprescindibilmente attraverso
la rimozione dello Statuto del 1993, attraverso quindi un ritorno
allo spirito ed alla lettera dello Statuto originario del 1895.

5) Veti ed ostacoli, pretestuosamente
frapposti sulla strada di una dignitosa (per la città) soluzione,
potranno sempre essere facilmente rimossi con l’esproprio da
parte del Comune o con la procedura di scioglimento del consorzio
da parte del Prefetto ai sensi dell’art. 42 del codice civile.

Questa volta, speriamo proprio di
non dover attendere altri dieci anni perché qualcuno intenda.