Legge 34. Intervento di Enzo Colonna.

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Se siamo qui non è per protestare,
ma per raggiungere un obiettivo. Un obiettivo che è coerente
alla moralità ed alla logica altrui, non alla nostra. Non
chiediamo, qui ed ora, di privilegiare il nostro punto di vista,
la nostra proposta, ma di vedere attuate e rispettate leggi e regole
che altri hanno proposto o imposto.

Mi spiego meglio: non cerchiamo di
far accettare i nostri principi e le nostre impostazioni. Esigiamo
il minimo, esigiamo dal governo della città il rispetto della
sua legalità: il rispetto della legge regionale n. 34/94
(che subordina la possibilità di derogare al piano regolatore
solo ed unicamente in assenza di aree industriali ed artigianali
disponibili), il rispetto del Piano Regolatore Generale del Comune
di Altamura (che, quasi trent’anni fa’, ha individuato
e destinato oltre 300 ettari – per 2/3 ancora inutilizzati – del
territorio altamurano, nella zona della via per Gravina e per Laterza,
agli insediamenti produttivi, industriali ed artigianali).

Questa vicenda degli accordi di programma
è allora l’occasione non per fare un appello, ma per
ripetere una riflessione, che vado facendo da tempo, sulla gravità
dell’inerzia, dell’apatia, dell’atomizzazione, dello
stare nel proprio "particolare" che diventa sempre più
il "particolare di qualcuno, di pochi", al quale ci costringe
questa civiltà dei consumi. È l’occasione per
riflettere sulla necessità di divenire protagonisti attivi
e non più muti spettatori di eventi creati da altri. È
l’occasione per riflettere sulla possibilità che noi
abbiamo di assicurare a noi stessi una qualità della vita
diversa, migliore o almeno non peggiore.

Siamo qui per questo.

Potremo fallire l’obiettivo,
perdere questa partita, ma di una cosa sono certo: noi in qualche
misura abbiamo già vinto, mettetevelo in testa!! Perché
noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare e continueremo
a farlo. Essere battuti quando si è fatto tutto il possibile,
il necessario, non significa essere battuti, significa semplicemente,
anzi, essere sempre più convinti che la vita vale la pena
di essere vissuta e non persa… di andare avanti, insomma.

Ma VOI, non voi in questa piazza,
ma voi, politici o imprenditori, che siete convinti che si debba
procedere con questa storia della 34, cosa credete di poter guadagnare
da questa vicenda? Consensi politici? Profitti? Cos’altro?
NULLA!

Credete che questa ed altre simili
vicende non siano in rapporto con la vostra esistenza? Pensateci:
cosa vi resta oltre al vostro lavoro? L’amaro in bocca: dovete
spendere sempre di più per restare infelici; fate e facciamo
una vita da miserabili in una città sempre più povera
in termini di civiltà, cultura, socialità. Quali servizi,
quale verde, quali spazi o strutture pubbliche, quale teatro, cinema,
che traffico, abbiamo?

Siete sicuri, per esempio, di non
aver dimenticato di aver avuto paura per la vostra azienda, che
qualcuno potesse derubarla o incendiarla? È già successo,
lo sapete bene! Siete sicuri di non aver avuto paura della strada
che stavate percorrendo in macchina? Di non aver pianto una vittima
(tra le tante) di strade rese insicure da accessi o svincoli improvvisati?
Pensate a cosa è già diventata la strada statale 96
per Bari, pensate a cosa potrebbe divenire con le decine di nuovi
insediamenti che si vogliono realizzare con la legge 34. Se avremo
un territorio sempre più compromesso e sfasciato, siete sicuri
che non vi interessi? Come farete, voi amministratori pubblici,
a richiamare nuovi flussi turistici? Dove, voi imprenditori, porterete
in giro i vostri clienti, cosa mostrerete loro di questa terra?
Dove porterete i vostri figli? Siete sicuri che questo sia sviluppare
e far crescere la città? Siete sicuri che non vi riguardi
e che non pagherete il nostro insuccesso con la qualità della
vostra vita, oltre che della nostra?

Ma guardatevi attorno… cosa è
questa città sempre più ricca e danarosa?

Qualcuno pensa che questi siano ragionamenti
estremistici… giudicate voi. Io credo che siano ragionamenti
e basta!! La questione è allora: TU, io, altamurano medio,
che idea di città hai? Quale futuro immagini per questa terra?
La vogliamo continuare a considerare un ‘albergo ad ore’
aperto a chiunque venga, consumi il suo atto sessuale, paghi e vada
via? Aperto a chi voglia continuare a fottere questa città
con la scusa di lasciare sempre il compenso in denaro della sua
prestazione incestuosa? Oppure tu, altamurano medio, continui a
coltivare sogni per un futuro migliore e collettivamente condiviso?
Insomma, hai un’idea della città che consegnerai ai
tuoi figli? Hai una prospettiva che vada ben oltre il corto orizzonte
degli egoismi ed interessi personali?

Ora tocca a te, Amministrazione, a
te, Sindaco, che abbiamo sostenuto e sostengo con convinzione ed
affetto dopo dieci anni di vuoto amministrativo e di oscurantismo
del centrodestra. Tocca a te, Sindaco, giudicare questi ragionamenti.
È arrivato il momento, Sindaco, di staccare l’ombra
da terra, di iniziare ad elevarsi, a tentare ed arrischiare il volo,
di dare una speranza ed un futuro ad un’intera comunità.
In questo confidavano gli altamurani quando, nel maggio scorso,
ci hanno riconosciuti ed apprezzati per le cose che dicevamo e ci
hanno affidato il governo della città.

C’è chi pone un problema
di opportunità politica: che si stia rischiando di perdere
consensi, di far cadere l’amministrazione. Io ho una risposta
che do da tempo: c’è una bella differenza tra il rischiare
di vivere ed il rischiare di morire, politicamente s’intende.
Sono convinto, cioè, che si muore perché e quando
si è perduto l’interesse alla vita. Chi invece si rifiuta
di vedere amputata la vita, sacrificata o condizionata dall’interesse
di pochi, proprio perché non vi è rassegnazione, né
castrazione in una tale prospettiva, ma al contrario speranza, può
anche rischiare di perderla; succede!

Ma se vince, vive meglio e più
di altri.

Sono, questi, momenti di lotta e di
creatività politica, non è masochismo. Io e tanti
altri come me non abbiamo la vocazione alla sconfitta. Basta con
questa storia di sconfitte, di fallimenti e di compromessi. Vogliamo
avere l’ambizione e la capacità di rappresentare la
maggioranza di questa comunità, non pochi interessi o privilegi,
non poche persone, ma una collettività con i suoi diversi
sogni e bisogni.

Questa, come tante altre questioni
di rilevanza urbanistica e territoriale, nasce da un deficit
di analisi e di programmazione o pianificazione che sconta la nostra
città a causa di una subcultura amministrativa che ha albergato
per anni nel Palazzo di Città. L’unica idea forte che sembra
aver attecchito, da anni, nelle stanze del Palazzo di Città
è: campo libero alle incursioni ed alle iniziative dei
privati
, in pratica “ognuno faccia che cacchio vuole“!
Insomma una mesta e, potremmo dire, onesta ammissione, da parte
dei vecchi amministratori comunali (e, spero, non dei nuovi), della
propria incapacità di amministrare e pianificare ogni qualsivoglia
sviluppo o crescita della città. Le conseguenze di quella
filosofia, molto spiccia e concreta (“fatti, non parole”), si stanno
vedendo e si rivelano devastanti, come nel caso, ad esempio, della
stazione di servizio in via Mura Megalitiche.

Per la vicenda degli accordi di programma
(in applicazione della legge regionale n. 34/94), il Leitmotiv
è il medesimo: non siamo capaci di attrezzare una vera
ed omogenea area industriale nelle zone individuate, da decenni,
dal Piano Regolatore Generale (via Gravina e Jesce)… bene, ognuno
si faccia il capannone dove vuole
!

Il problema politico e culturale,
prim’ancora che amministrativo, che sei chiamata ad affrontare,
Sindaco, è dunque più generale: una maggioranza di
centrosinistra che ha i numeri, il consenso, le teste e le idee
per una netta inversione di rotta, può consentire che si
continui per la strada tracciata dalla precedente amministrazione
di centrodestra? Ovviamente no, è la risposta che tu e tutti
nel centrosinistra danno.

Ma allora a questa affermazione o
rivendicazione di principio, è necessario, coerentemente,
far seguire una diversa consapevolezza dei problemi e soprattutto
del ruolo che una nuova, giovane e sinora non compromessa classe
dirigente è chiamata a svolgere; a quella affermazione di
principio devono accompagnarsi impegni ben precisi, l’orgoglio
di proprie scelte, determinazione e coraggio nel far passare l’idea
di una crescita armonica, razionale e qualitativamente qualificata,
di tutta la città. Tutto ciò implica che i Sì,
secchi e qualificati, a scelte che vanno in questa direzione siano
preceduti o accompagnati da altrettanti NO (decisi e qualificanti)
a condizionamenti, a pressioni, ad operazioni che vanno invece non
nella direzione di assicurare una migliore qualità della
vita per tutti
, ma verso quella di privilegiare una vita
di qualità per pochi
.

La sfida o il compito che l’attuale
centrosinistra è chiamato ad affrontare è proprio
quello di far compiere una salto di qualità all’azione amministrativa
che non può ispirarsi all’inetta logica degli ‘atti
dovuti’. È un atto dovuto procedere all’espletamento
di una gara di appalto, quando si è consapevoli che il relativo
capitolato non assicura al Comune il massimo risparmio?! È
un atto dovuto rilasciare una concessione edilizia, quando si è
consapevoli che l’intervento non è compatibile con la
destinazione d’uso impressa alla zona dal Piano Regolatore?!
È un atto dovuto procedere al convenzionamento ed al rilascio
delle concessioni consentendo la realizzazione di capannoni in aree
agricole in ordine sparso ed in deroga al Piano Regolatore, quando
si è consapevoli che il Comune di Altamura già dispone
e destina centinaia di ettari per gli insediamenti industriali e
che la procedura sinora utilizzata per gli accordi di programma
ex lege 34 presenta profili ancora oscuri e dubbi di legittimità?!

Il compito del centrosinistra – lo
ripeto, con la sua nuova, giovane e sinora non compromessa classe
dirigente – non può ridursi alla ratifica ed alla registrazione
di scelte e di eventi (di rilevanza collettiva) determinati da altri,
da chi su quelle scelte fonda anche legittimamente le proprie fortune
e ricchezze.

Il compito del centrosinistra è
invece quello di prosciugare le sacche di degrado civile, sociale,
politico, culturale ed ambientale, presenti nella città e
di riempire di contenuto quello che per molti anni è sembrato
essere un vuoto in un circolo di egoismi, ambizioni personali, interessi
privati: il Comune. Il compito del centrosinistra è di andare
incontro, per quanto possibile, ai sogni e bisogni della gente comune,
di chi non ha voce nel Palazzo e, nel chiuso della propria abitazione
o posto di lavoro, attende servizi reali: metano, acqua, parchi
urbani, verde e spazi per i bambini, un teatro, luoghi di produzione
artistica e di creatività per le giovani generazioni, opportunità
di crescita per i giovani professionisti, ecc.

Qualcuno è stanco, turbato
dalle nostre posizioni, dal nostro contegno e dalla nostra intransigenza.
Certo, la politica è l’arte del possibile, ma
— sono convinto — è soprattutto l’arte del
"crearlo questo possibile", non di consumarlo e
di ridurne sempre più la consistenza e le opportunità.

Quello che ti stiamo dicendo, Sindaco,
è dunque la nostra idea di città ed è anche
il nostro modo di essere concretamente visionari che rappresenta
la misura ed il grado di emozione e di passione che la gente, credo,
vuole ancora dalla politica.