Le verità  di Genova

La notte del 21 luglio la
polizia irrompe nelle scuole Pertini e Diaz, dove sono alloggiati circa
150 manifestanti no global, arrivati da ogni parte d’Italia per il G8.
La scuola viene rastrellata, i manifestanti picchiati, una parte finisce
in questura, 63 all’ospedale. I poliziotti, che giustificano la violenta
incursione come una perquisizione legittima in favore dell’ordine pubblico,
escono dalla scuola con due bottiglie molotov, diversi coltelli e qualche
spranga. Il “bottino” arriva in questura, ma nessuno prende le impronte
digitali sulle prove. Un atteggiamento incauto per la polizia, che alle
polemiche sui metodi paramilitari usati durante la perquisizione, rispondeva
di aver dovuto fronteggiare pericolosi manifestanti. Ora, dopo quasi
un anno dal fatto, i pubblici ministeri Zucca e Pinto accusano i poliziotti
di avere falsificato quelle prove. Diario
raccontava la vicenda già allora
. Lo ha chiarito un vicequestore
di Bari, Pasquale Guaglione: senza sapere di avere di fronte le due
molotov della Diaz, Guaglione ha assicurato di aver trovato proprio
quelle bottiglie il 20 luglio in Corso Italia, durante un’operazione
di bonifica dopo gli scontri. Anche in basa a questa dichiarazione,
la procura della repubblica di Genova ha inviato 25 nuovi avvisi di
garanzia a tutti i funzionari che hanno partecipato all’operazione nella
Diaz, dal prefetto Arnaldo La Barbera, a Francesco Gratteri, capo dello,
a tutti i funzionari genovesi che erano presenti. Un gruppo di agenti
era già  indagato di falso per il “caso Nucera”: avevano testimoniato
in favore dell’agente romano che aveva detto di essere stato accoltellato
durante il blitz, ma che poi era stato smentito da una perizia dei carabinieri
del Ris. Nel frattempo, interrogato, La Barbera ha detto di non sapere
nulla delle molotov né di Nucera, essendosene andato poco dopo l’inizio
del blitz, quando un blindato sfondò il cancello della scuola. Inoltre,
aggiunge, era stato incaricato dal capo della polizia Gianni De Gennaro
di controllare semplicemente la perquisizione, affinché si svolgesse
con cautela e prudenza. Motivazioni contraddittorie: perché La Barbera
se ne era andato, se doveva controllare? E perché riteneva di poterlo
fare, se aveva assistito allo sfondamento di un cancello “con cautela
e prudenza” da parte di un blindato? Le indagi sui funzionari di polizia
proseguono, e intanto va in pensione il procuratore capo Francesco Meloni,
che in una conferenza stampa ha fatto il punto delle inchieste sui fatti
del G8. “La commissione di reati da parte di alcuni appartenenti alle
forze dell’ordine, sia di settori di manifestanti, non ha per noi mai
comportato una colpevolizzazione generalizzata”, ha affermato. ”Cio’
significa da un lato che resta immutato il rispetto e la gratitudine
nei confronti di coloro che sono preposti alla tutela dell’ordine pubblico
e della sicurezza dei cittadini, e dall’altro che non puo’ non riconoscersi
il pieno diritto di ognuno di manifestare pacificamente il suo dissenso”.
Meloni ha aggiunto che “alcuni dei fatti addebitati ai manifestanti,
ad esempio l’ accoltellamento ai danni di un agente, ed altri per cui
si sta indagando, esigono definitivi chiarimenti”. Il procuratore ha
poi rivelato che è stato individuato il poliziotto che, nella caserma
di Bolzaneto, “aveva divaricato le dita di un giovane manifestante arrestato,
provocandogli fratture alle ossa del dorso della mano”.
SUL SITO:
la diretta di Diario
dell’irruzione alla Diaz