I PRIMI DUE MESI DELL’EMODINAMICA DELLA MURGIA. UN GRANDE LAVORO, UN GRANDE VALORE, DA DIFENDERE E POTENZIARE!

A mio parere, i nemici più duri, nemici di ogni possibile progresso o avanzamento o resistenza, sono quelli di sempre: la rassegnazione, l’apatia, l’accidioso lamento, l’arrogante recriminazione, la continua imputazione ad altri di compiti, problemi, difficoltà e responsabilità.
Per converso, gli amici più sicuri sono le persone normali, quelle che ogni giorno affrontano difficoltà, fatiche, durezze dell’esistenza, quelli che affrontano con il proprio lavoro e impegno – senza alcuna certezza, mettendo in gioco, provando, riuscendo e fallendo – avversità di ogni genere, apatia, rassegnazione, inefficienza, senza rifugiarsi nell’arroganza, nel cinismo, nei pregiudizi, nel fatalismo.
Eroi, per me. Sono gli eroi che non passano alla storia o per le cronache, non strappano applausi o like, ma segnano e migliorano o rendono meno dure le esistenze proprie e degli altri, spesso di tanti altri, rinsaldando comunità e realizzando la propria personalità. Eroi, quelli che, con questo spirito, operano nelle proprie famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle botteghe e nei propri esercizi commerciali, nelle istituzioni, negli uffici e servizi pubblici, nelle proprie aziende e attività professionali, nella ricerca di un’opportunità e nello studio, nel volontariato.
📌 È il caso dell’#Emodinamica dell’Ospedale della #Murgia “Fabio Perinei”, inaugurata due mesi fa (7.9.2020)
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Una conquista storica, frutto di anni di lavoro. Complicato, tanto e di tanti. Basta? No, certamente. Ho sempre sottolineato che quel servizio, operativo da meno di sessanta giorni, doveva scontare prima, a regime ridotto, una fase di avvio, con due/tre sedute settimanali. Va potenziato, con ulteriore personale rispetto a quello già assunto e dedicato, per arrivare, dopo la necessaria fase di avvio (che si fa dovunque e sempre), ad essere operativo sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro. In più, in queste poche settimane dall’attivazione, si è aggiunta tutta la complessità e sofferenza che sta affrontando il sistema sanitario per l’emergenza pandemica.
E allora perché continuare a dire e scrivere, con informazioni parziali e devianti, che l’Emodinamica non è operativa? Perché trasformare un dramma in occasione per sottolineare ciò che era chiaro dal principio, cioè che il servizio non è operativo h24?
Quando, nonostante il servizio sia alle battute iniziali, nonostante il periodo di emergenza che rende tutto più difficile, l’Emodinamica della Murgia è stata, a tempo parziale, perfettamente operativa ed ha svolto un lavoro enorme che, appunto dovremmo – prima di ogni altro rilievo, osservazione, critica, polemica, prima di tutto – vedere, riconoscere, apprezzare e per cui dobbiamo essere grati a chi l’ha svolto.
❤ Pensate: in meno di sessanta giorni, #75coronografie, di cui una quindicina su pazienti con infarti in corso, e #22angioplastiche effettuate. E poi decine di trattamenti di #elettrofisiologia ed #elettrostimolazione (ad esempio, impianti di pacemaker).
📌 Come non rimanere emozionati dinanzi ad un obiettivo di tale portata ritenuto dai più, per anni, impossibile? Come non emozionarsi dinanzi all’opera dell’uomo, a quello che l’uomo è capace di fare, come curare e prendersi cura dei suoi simili? Come non essere grati dinanzi alla fatica, al lavoro, alla professionalità?
Il lavoro è stato tanto e di tanti, visibile, tangibile. In questi due mesi di operatività dell’Emodinamica murgiana e negli anni precedenti per arrivare alla sua attivazione. Dinanzi al lavoro, doveroso è almeno il rispetto. Scrivevo di nuovo ieri, a proposito del nostro Ospedale, onore al lavoro!
Se non vediamo e non riconosciamo questo lavoro, se non lo valorizziamo, se non lo isoliamo, preservandolo, dall’inettitudine, dall’apatia, dall’inefficienza, da tutto ciò che non va e non funziona, dal mare di chiacchiere e polemiche, se non ne facciamo motivo di orgoglio collettivo, non c’è speranza per alcuno.
Questo non significa non guardare i problemi. Significa evitare di farsi travolgere da questi e consegnarsi al puro lamento, senza indicare la strada giusta. Vedere, riconoscere, apprezzare, ringraziare il lavoro, il buono che c’è, fa bene a tutti, perché, rendendo esplicito e chiaro a tutti ciò che è stato “bene”, ciò che si è fatto “bene”, lo rende patrimonio comune e condiviso, conoscenza e memoria comune. Serve ad indicare il percorso giusto e, di conseguenza, motiva e impegna tutti a proseguire lungo il percorso giusto, a crescere e migliorarsi, contribuendo, in tal modo, al progresso di una comunità.
Sono convinto che il completamento di un’opera, il raggiungimento di un obiettivo (piccolo o grande che sia), il lavoro di ciascuno, rianima il corpo sociale, ci dà fiducia, dà fiducia alla nostra convivenza, aiuta a migliorare e progredire, rinsalda legami e conferma l’unità e l’unicità del comune destino. Sul piano personale, poi, a me questo approccio ha dato gioia vera, emozione intima, speranza, fiducia, quindi rinnovata motivazione a non fermarsi dinanzi ad ostacoli e difficoltà, nonostante tutto (fatica, amarezze, ingratitudini) a proseguire.
Sono convinto che le persone perbene, chi conosce la fatica del lavoro, e sono la maggioranza, questo lavoro sanno vederlo, riconoscerlo, e continuano – forse in maniera non pubblica, silenziosa, quasi, direi, con pudore – ad apprezzarlo.
📌 Chiudo questo post, che ha una funzione di servizio. Come ho fatto sempre, ritengo doveroso rendere un “GRAZIE” a quanti (li conosco tutti, li ho incontrati decine e decine di volte – in Ospedale, in Asl, in Regione -, i loro volti mi sono ben presenti, alcuni li ho citati nelle mie note precedenti di cui ho segnalato i link prima) hanno speso, in varia misura, lavoro e impegno per l’attivazione dell’Emodinamica e da due mesi spendono la loro opera quotidiana per assicurarne l’attività, che si deve sicuramente ampliare, con ulteriore personale, sino ad arrivare all’operatività h24.
I “grazie”, purtroppo, sempre più diffusamente e a tutti i livelli, si vanno estinguendo per superficialità, sciatteria, egocentrismo, malafede. Per me, invece, a rischio di risultare pedante, sono importanti, essenziali.
Siamo il “fiume che passa e resta”, “uno e diverso sempre”; parole e gesti, di simpatia e di premura, sono convinto che alimentano quel fiume, segnano il suo corso, nella giusta direzione. Parole e gesti, ho ripetuto spesso, che rinnovano il patto di ognuno col resto della specie umana.
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《Rivoluzione è distinguere il buono
già vivente, sapendolo godere,
sani, senza rimorsi,
amore, riconoscersi con gioia.
Rivoluzione è curare il curabile
profondamente e presto,
è rendere ciascuno responsabile.
Rivoluzione
è incontrarsi con sapiente pazienza
assumendo rapporti essenziali
tra terra, cielo e uomini.》
(da “Rivoluzione” di Danilo Dolci)