Dal negazionismo all’ammissionismo

Dal negazionismo (più o meno esplicito e dichiarato) all’ammissionismo (boh, qual è il contrario di negazionismo?!). Dal vittimismo all’autocelebrazione. Dall’autocommiserazione all’autoesaltazione. Dal “vaccino sì, ma non ce lo fanno avere” al “vaccino no, è pericoloso”. Dal “non ce n’è covid” al “stanno morendo e soffrendo in tanti”. Dall’inerzia alla frenesia caotica. Dal “App Immuni no, ci spiano e controllano” al “App IO Cashback sì, va bene, so’ soldi”. Così, pure il nostro dibattito, il “pendolarismo” locale. Da zona bianca, bianchissima, roba da “non ci sono problemi” o “ci sono problemi, ma come in tutta la Puglia, l’Italia” (anche quando i contagi superavano i mille, millecinquecento, i milleottocento casi) all’invocazione del rosso, almeno arancione. Dal “lasciamo tutto aperto, dobbiamo tutelare l’economia” al “tutto chiuso, poi i ristori”. Dal “scuole aperte sempre, l’ordinanza di Emiliano sulla didattica mista (a distanza e in classe) per elementari e medie è un attacco alla scuola, alle famiglie, alle mamme lavoratrici” al “nessuna didattica in presenza, chiudiamo tutto, anche asili e centri educativi per la fascia 0-6 anni” (come ci ritroviamo ora). Dai diritti costituzionali alla ragion pratica. Dal “alla asl, in ospedale, al 118, non fanno nulla, sono incompetenti” [anche quando hanno salvato vite, curano i nostri cari, hanno attivato ad Altamura, sin da agosto, la prima postazione drive-in per i tamponi molecolari della Puglia ed una delle prime 7 unità di continuità assistenziale, usca, del barese (insufficienti, sicuramente, ma quello fu possibile; dopo gli ulteriori avvisi per il personale di due mesi fa, l’Asl di Bari ne sta attivando altre 15, di cui due sulla Murgia, a Santeramo e Gravina)] al “stanno facendo un grande lavoro”. Da “vigili squagliapiombi” al “vigili eroi”.
Si procede, così, da un eccesso all’altro, dalla sera alla mattina, di esasperazione in esasperazione (di segno opposto). Repentini movimenti pendolari, che nemmeno ci si sforza di motivare. Puri stati emotivi, sfoghi umorali. Come le verità assolute e indiscutibili (non incrinate da dubbi), i “vaffanculo” o i ceffoni che chiudono, senza appello, discussioni e dialoghi e, invece, celano vuoti. Tutto, o bianco o nero, in/out, on/off, sì/no. Un continuo “All-in”, con la nostra esistenza e l’altrui, con le istituzioni e con la tenuta della nostra società, con le ragioni del nostro “stare insieme”.
E invece – lo sappiamo bene dal nostro vissuto privato, quotidiano – la vita è responsabilità, problemi difficoltà e ostacoli da superare (e chi ci è vicino, senza ruffianeria o servilismo, ce li indica, li segnala, con gesti o con più o meno tante parole, e così facendo, non attacca, non sporca il nostro cammino, non fa male, ma ci aiuta davvero). Il nostro è un incedere quotidiano sull’accidentato sentiero del reale, che richiede umiltà, impegno, fatica e dolori, pazienza e dedizione. Ricerca di semplicità, la più difficile, senza arrendersi a sofisticherie o banalizzazioni. Ricerca e difesa di un equilibrio, passo dopo passo. Razionalità, sentimento e com-passione. Non calcolo, umore, folate emozionali, che infiammano, sì, ma ingannano, bruciano esistenze e rapporti e non assicurano la “durata delle cose” (rapporti, progetti, istituzioni, esistenze).