Tutto quello che vogliamo combattere fuori di noi è dentro di noi

Solo io avverto, a dire il vero non da ora, disagio, preoccupazione, allarme, se una società privata commerciale (twitter, facebook, ecc.) decide di togliere la parola e negare un servizio ormai dall’enorme impatto sociale e politico? Valgono le decisioni dei loro proprietari e amministratori delegati o le regole e gli strumenti, generali, che una democrazia si è data per risolvere dissidi, conflitti, degenerazioni? Prima hanno (abbiamo) lasciato che il popolo si degradasse in folla e ora si lamentano (ci lamentiamo) se quella massa senza volti, nomi e storia, irrompe nei santuari liberali?
Quanto mancano intelligenze e coscienze renitenti, non accomodanti, come quelle di Leonardo Sciascia (ieri il centenario): “Tutto quello che vogliamo combattere fuori di noi è dentro di noi; e dentro di noi bisogna prima cercarlo e combatterlo.” [Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia]
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《Finché sopravvivono cittadini che hanno sperimentato la tracotanza e la violenza […], essi stimano più di ogni altra cosa l’uguaglianza di diritti e la libertà di parola; ma quando subentrano al potere dei giovani e la democrazia viene trasmessa ai figli dei figli di questi, non tenendo più in gran conto, a causa dell’abitudine, l’uguaglianza e la libertà di parola, cercano di prevalere sulla maggioranza; in tale colpa incorrono soprattutto i più ricchi. Desiderosi dunque di preminenza, non potendola ottenere con i propri meriti e le proprie virtù, dilapidano le loro sostanze per accattivarsi la moltitudine, allettandola in tutti i modi. Quando sono riusciti, con la loro stolta avidità di potere, a rendere il popolo corrotto e avido di doni, la democrazia viene abolita e si trasforma in violenta demagogia》.