PULIRE LO SPAZIO PUBBLICO

In tanti, tantissimi, nelle famiglie, nelle scuole, nelle iniziative benemerite di associazioni e gruppi di volontari, siamo impegnati tutti i giorni a spiegare ai nostri figli che ridurre e smaltire adeguatamente i rifiuti è – prim’ancora che un dovere morale, civico e giuridico – un segno di attenzione e di affetto verso se stessi, i propri cari, gli altri, la propria esistenza dunque. Nonostante i tentativi e gli sforzi, questa necessità non è avvertita da tutti.
Ma lo sporco richiama sporco, rifiuto richiama rifiuto, degrado e abbandono generano ulteriore degrado e abbandono. A questi bisogna opporsi con azioni e iniziative di resistenza attiva, senza tregua, in attesa di una consapevolezza, diffusa, capillare, da parte di tutti.
Ho già richiamato in passato una teoria sociologica nota con l’espressione ‘Fixing Broken Windows’ (riparare le finestre rotte). Prende le mosse da un dato empirico: se una cosa ha l’aria di essere stata abbandonata dal proprietario in breve verrà distrutta. In proposito, si è scritto che “in una strada dove esiste un edificio disabitato, con i vetri rotti, se non si provvede repentinamente a ripararle, si innescano gli atteggiamenti tipici dell’abbandono e del degrado urbano, che favoriscono il verificarsi di altri comportamenti simili”; “un ambiente che viene mantenuto ordinato e pulito invia il segnale che l’area è monitorata e che il comportamento criminale non viene tollerato”; “immagina un marciapiede dove i rifiuti si accumulano, presto, più rifiuti si accumuleranno, alla fine, sempre più persone inizieranno a lasciare un numero sempre maggiore di rifiuti”.
Pertanto, occorre intervenire subito contro il degrado, rimuovendo il più rapidamente possibile tutto ciò che genera una sensazione di abbandono, di assenza e di mancanza di controllo da parte dei “proprietari” di un luogo pubblico (non in senso giusprivatistico), cioè i cittadini, quelli più consapevoli, e le istituzioni.
Questo esige che ciascuno adempia i propri doveri e obblighi: istituzioni, cittadini, imprese a cui sono affidati servizi pubblici pagati dai cittadini. Solo se tutti sono impegnati, è possibile circoscrivere e, lentamente, sconfiggere definitivamente il degrado.
Per questo, ieri, qui
mi sono permesso di richiamare alcuni degli obblighi, chiari, nascenti dal contratto del servizio pubblico di “raccolta e trasporto rifiuti, igiene urbana e servizi complementari” (durata sette anni, avviato tre anni e mezzo fa, di cui ho riportato alcuni stralci relativi ai cestini portarifiuti e al lavaggio e alla disinfezione di strade, caditoie e fontane).
Intanto, è quanto ho scritto, partiamo da questi obblighi, dal contratto, prima di passare a immaginare servizi e pagamenti extra. Tutto qui. Inviterei tutti a stare sul merito, che già è difficile. Seri e sereni. Musi lunghi e mugugni, reazioni umorali e teorie complottiste, dissertazioni su chi e perché scrive anziché su cosa si scrive, come pure caciara da vari fronti e contumelie, fatue sicurezze e comodo rifugio nella piaggeria interessata e servile, non hanno mai risolto un problema. Anzi, non fanno vedere proprio il problema. Anche su questo versante, delle discussioni e azioni pubbliche, politiche, civiche, si avverte un gran bisogno di pulizia e bonifica.