“Un altro giro”

Bellissimo film stasera. “Un altro giro” del regista Thomas Vinterberg.
Il film segue, con la mobilità delle riprese girate con la macchina a mano, la discesa di quattro uomini adulti, professori di una scuola superiore, negli abissi interiori scavati da delusioni, dolori, fragilità, mancanze, solitudini.
“Il mondo non è mai come noi ci aspettiamo che sia”, dice il professore di storia interpretato da Mads Mikkelsen, in una grande prova di attore.
L’abisso inghiotterà uno di loro. Gli altri guadagneranno, dopo il corpo a corpo con le proprie angosce, la risalita verso il desiderio, verso ritrovate motivazioni, verso la vita. Di abisso vero e tragico sa il regista che, a pochi giorni dall’inizio delle riprese, ha perso la figlia diciannovenne in un incidente stradale.
Tutti, più o meno intensamente, più o meno consapevolmente, hanno conosciuto (e fatto i conti con) i fondali oscuri della propria esistenza.
Il punto è e resta sempre lo stesso. La risalita è possibile sempre. Ma è necessario che accanto ci sia qualcuno che “faccia il tifo” (l’amico in un passo del film, la moglie in un sms, l’allenatore con il bambino tenuto ai margini dalla squadra). Per dirla con un passo di Alain De Botton, che amava citare spesso il mio Maestro e io da lui, è proprio vero che “di fatto non esistiamo finché non c’è qualcuno che ci vede esistere e che non parliamo finché qualcuno non è in grado di comprendere ciò che diciamo; in sintesi, che non siamo del tutto vivi finché non siamo amati”.
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Per questa visione, che cercavo da tempo, ringrazio i due cinema cittadini, alle prese con la loro rassegna di cinema all’aperto (atrio del Liceo Cagnazzi e atrio del Simone Viti Maino): Cinema Grande e Multicinema Teatro Mangiatordi.