Elezioni, due documenti avvelenano l’Ulivo.

Il verbale sottoscritto
dopo l’accordo sul candidato sindaco non sarebbe quello inviato
a Roma

Elezioni, due documenti
avvelenano l’Ulivo

 

"Una mascalzonata, una vigliaccata".
L’ira morotea di Pietro Pepe questa volta non conosce perifrasi.
La pietra dello scandalo è il "documento politico"
con cui il centrosinistra ha siglato l’accordo elettorale ad Altamura.
In realtà, i documenti sono due. A dividerli, una notte e
un capoverso in più, che taglia le gambe al consigliere regionale
Ppi nella corsa al Senato. Pepe aveva approvato la prima versione,
concordata con gli altri partiti nel vertice decisivo, ma ora se
ne ritrova davanti un’altra, opera "di personaggi squallidi,
banditelli da quattro soldi".

Questo velenoso giallo politico inizia
la sera del 12 marzo, quando nella sede del Ppi si riuniscono le
delegazioni dei partiti del centrosinistra per sancire l’accordo.
La trattativa non è stata una passeggiata, ma alla fine un
compromesso è stato trovato fra "Sinistra plurale"
(Ds e Rifondazione) e Margherita: tre assessori per parte e presidente
del consiglio comunale alla Margherita. Alla celebrazione della
ritrovata unità sono stati invitati anche i due consiglieri
regionali altamurani, lo stesso Pietro Pepe e Michele Ventricelli
dei Ds, insieme a una ventina di membri delle delegazioni. Dalla
discussione emergono due documenti: uno riservato agli "aspetti
gestionali", l’altro "politico" per ufficializzare
la candidatura a sindaco di Rachele Popolizio. Si delineano i punti
principali della campagna elettorale: "la prospettiva di uno
sviluppo ecocompatibile, la salvaguardia del patrimonio storico,
culturale e ambientale e l’apertura ai movimenti ambientalisti,
ecologisti, pacifisti, femminili e giovanili". Sulle candidature
al Parlamento, nemmeno una parola. Bartolo Fiorenzo dell’Udeur redige
una bozza del documento, su cui si ritrovano tutti d’accordo. L’indomani
sarà dattiloscritto e firmato dai segretari di partito.

Passano dieci giorni, nei quali il
documento arriva fino a Roma. Da Piazza del Gesù parte una
telefonata per Bari, nella quale i vertici del Ppi chiedono conto
a Pietro Pepe del capoverso che sancisce il "principio di non
sovrapposizione delle candidature istituzionali". Tradotto
dal politichese, significa che il Partito Popolare, che esprime
il candidato sindaco, rinuncia automaticamente a quelli di Camera
e Senato. Pepe cade dalle nuvole: quel passaggio proprio non lo
ricorda, non è possibile che ci fosse, né lui avrebbe
mai consentito un simile harakiri. Intanto la frittata è
fatta: il documento è scivolato sul tavolo romano delle trattative
e, nel nome del "principio di non sovrapposizione", ha
avallato la candidatura di Marida Dentamaro (Udeur) nel collegio
senatoriale di Altamura, frustrando le ambizioni di Pepe e impedendo
la riconferma del Ds Ferdinando Pappalardo.

Ma il racconto di Pietro Pepe non
si ferma qui, "perché voglio che siano individuati i
responsabili, quelli che hanno cambiato il documento ufficiale.
Da un lato i rappresentanti altamurani dell’Udeur, Michele Clemente
e Bartolo Fiorenzo, dall’altro Claudio Biandolino, segretario cittadino
dei Ds": dalle loro mani sono passate le due versioni del documento.
Il giovane segretario dei Democratici di Sinistra, vicesindaco in
pectore negli organigrammi di corridoio, getta acqua sul fuoco:
"Che quella frase ci fosse o meno, nella prima bozza, poco
importa. In realtà il principio di non sovrapposizione era
stato acclarato sin da ottobre, quando erano state avviate le trattative.
E il Partito Popolare era stato sempre d’accordo sulla necessità
di garantire un saggio equilibrio tra le aree della coalizione".
Chiamato in causa, il segretario popolare Michele Cornacchia ricorda
che "sì, se n’era discusso prima di Natale ed eravamo
tutti d’accordo, anzi proprio il nostro partito aveva caldeggiato
questo criterio. Ma quella sera nulla si era detto alla presenza
dei consiglieri provinciali, e il giorno dopo ho firmato il documento
senza leggerlo, perché ero convinto che fosse lo stesso della
sera prima. Invece era diverso". E l’autore del documento incriminato?
Michele Clemente conferma di averlo dattiloscritto nel suo studio
("conservo la copia scritta a penna e sono pronto a esibirla")
e chiama a testimoniare tutti i segretari del centrosinistra. Ma
non farà cambiare idea a Pietro Pepe: "Questa coalizione
è inaffidabile". Del resto, tre mesi fa aveva detto
che "nel consiglio comunale ci sono solo anime morte".
Michele Ventricelli se l’era presa e gli aveva chiesto di smentire.
Non risulta che la richiesta sia stata accolta.

Giuseppe Salvaggiulo