La storia e la cronaca di una battaglia di legalità , civiltà  e difesa degli in

Anno 1994 — Le associazioni
culturali denunciano per la prima volta il problema della chiusura
del Teatro Mercadante. In particolare, il Centro Studi Torre di
Nebbia pubblica un volume dal titolo "Teatro Mercadante:
l’eredità dimenticata". Una decina di associazioni,
assieme allo schieramento politico dei Progressisti, prendono
posizione con un documento comune ("Mercadante. Per un teatro
di tutti, un teatro per tutti") in cui si suggerisce di istituire
una fondazione con l’apporto del Comune, del Consorzio Teatro
Mercadante e di altri soggetti pubblici e privati interessati.
Il periodico Carta Libera, nell’ottobre 1994, pubblica
un dossier ("Mercadante: cento anni e tre statuti")
ed organizza un convegno ("Mercadante: idee per un teatro"),
entrambi curati da Enzo Colonna, in cui vengono espresse le prime
perplessità ed i primi dubbi di legittimità in ordine
alle modifiche apportate allo Statuto consorziale nel 1993 con
cui ai singoli consorziati venivano attribuite quote di proprietà
sul teatro.

Novembre 1997 — La Soprintendenza
per i Beni Artistici e Storici di Bari notifica al Consorzio Teatro
Mercadante l’esito di un sopralluogo effettuato il 21 ottobre
1997. Nel documento si rileva che da tale sopralluogo "si
è verificato che l’immobile versa in stato di abbandono
e che il permanere di tale situazione non può che determinare
condizioni di progressiva fatiscenza"

Giugno 1998 — Quaranta
associazioni cittadine, su iniziativa del periodico Carta Libera,
sottoscrivono un documento-appello indirizzato all’Amministrazione
comunale ed al Consorzio. Nel documento, dal titolo "Il Teatro
di Tutti", le associazioni sollecitano la restituzione del
teatro alla sua piena funzionalità ed alla città,
un bene — sottolineano — che "è stato e
deve rimanere dell’intera comunità".

Settembre 1998 — Viene
raggiunta un’intesa di massima tra Amministrazione comunale
e Consorzio: il Comune finanzia i lavori di ristrutturazione per
un miliardo e mezzo; il Consorzio cede al Comune una quota di
un terzo della proprietà del teatro. Il Comitato "Il
Teatro di Tutti" (costituito da poco su iniziativa di Enzo
Colonna e Lello Rella) contesta a più riprese, attraverso
comunicati ed articoli di stampa, l’illegittimità
di un simile accordo che si basa sull’idea sbagliata che
i consorziati siano titolari di quote di proprietà del
teatro.

Maggio 1999 — Il Comitato
"Il Teatro di Tutti" predispone e sottoscrive insieme
ad altre undici associazioni culturali di Altamura un atto/ricorso
(di trenta pagine) indirizzato all’Amministrazione comunale
in cui si denunciano tutti i motivi che rendono illegittimo e
nullo giuridicamente l’accordo sottoscritto pochi mesi prima
dal Comune e dal Consorzio.

Giugno 1999 — L’Amministrazione
comunale si convince che le argomentazioni illustrate a più
riprese dal Comitato "Il Teatro di Tutti" sono ben fondate
e ritira dall’ordine del giorno del Consiglio comunale la
proposta di ratifica dell’accordo.

Giugno 1999 — Dopo aver
partecipato il 27 maggio 1999 ad un convegno organizzato a Prato
("Teatri aperti: sì grazie! Teatri da riaprire cercansi")
in cui i rappresentanti del Comitato "Il Teatro di Tutti"
hanno illustrato il caso del Teatro Mercadante di Altamura, il
Comitato propone di seguire il modello del Politeama di Prato:
una public company, ovvero una società ad azionariato
diffuso sostenuta da enti pubblici e privati e da semplici cittadini.

Agosto 1999 — L’Amministrazione
comunale, dopo aver congelato l’accordo sottoscritto pochi
mesi prima, affida all’avvocato Antonio Ventura l’incarico
di esprimere un parere legale in merito alle argomentazioni giuridiche
addotte dal Comitato "Il Teatro di Tutti": in particolare
si chiedono chiarimenti sulla natura e sul ruolo del Consorzio
Teatro Mercadante, nonché sulla proprietà del Teatro.

Settembre 1999 — Il
Comitato "Il Teatro di Tutti" pubblica sul periodico
Piazza un ampio articolo dal titolo "Teatro Mercadante:
rovistando tra le carte", a firma di Enzo Colonna. Si presentano
i risultati di una ricerca di archivio e si riportano passi di
documenti storici del tutto inediti che confermano la tesi sostenuta
da anni dal Comitato: i singoli consorziati non sono titolari
di quote di proprietà del Teatro, ma solo del diritto ad
essere preferiti nell’acquisto dell’abbonamento teatrale
stagionale (cosiddetto diritto di palco o di poltrona).

Novembre 1999 — L’avvocato
Ventura deposita in Comune il parere pro veritate: in sostanza,
il parere conferma la ricostruzione storico-giuridica del Comitato
"Il Teatro di Tutti" e avanza le medesime perplessità
in ordine alla legittimità delle modifiche apportate allo
Statuto consorziale nel 1993.

Gennaio 2000 — L’Amministrazione
comunale torna a parlare di un possibile accordo con il Consorzio
(Gazzetta del Mezzogiorno del 25 gennaio 2000): il Comune
prenderebbe in fitto il Teatro per 15 anni e si accollerebbe le
spese di ristrutturazione per una somma di un miliardo e mezzo.
Il Comitato "Il Teatro di Tutti", in un comunicato del
25 gennaio, critica le condizioni di un simile accordo ritenuto
illogico e dannoso per gli interessi della collettività:
l’accordo infatti, non solo non risolverebbe il problema
del completo recupero dell’immobile (la cifra necessaria,
a detta di molti tecnici, ammonta in realtà a circa 4-5
miliardi), ma avrebbe come unico risultato economico e giuridico
"quello di obbligare il Comune a riconsegnare alla parte
privata il Teatro restaurato senza aver avuto la possibilità
concreta di utilizzarlo per un tempo adeguato e sufficientemente
lungo". Non se ne fa più nulla; l’ipotesi della
locazione tramonta, fortunatamente, in breve tempo.

Gennaio 2000 — Promossa
dal Comitato "Il Teatro di Tutti", parte la raccolta
di firme in calce ad un Atto di iniziativa amministrativa
(ai sensi della legge n. 241/90) con cui si chiede a diverse Autorità
(Ministro, Prefetto, Sindaco) di procedere all’acquisizione
al patrimonio pubblico del Teatro Mercadante. L’iniziativa,
il cui slogan è "La tua firma per salvare il Teatro
Mercadante", raccoglie in poche settimane l’entusiasmo
e l’adesione di migliaia di cittadini.

Febbraio 2000 — I responsabili
del Comitato "Il Teatro di Tutti", Enzo Colonna e Lello
Rella, consegnano al Sindaco l’Atto di iniziativa popolare
sottoscritto da circa 6000 cittadini. Lo stesso Comitato avvia
una parallela raccolta di firme tra i consiglieri comunali per
un’autoconvocazione del Consiglio affinché affronti
e deliberi in merito alla richiesta dei 6000 cittadini. Venti
consiglieri (di quasi tutti i partiti) sottoscrivono la richiesta
di convocazione.

Marzo 2000 — Il Consiglio
è convocato per il 9 marzo 2000. Il 5 marzo il Comitato
"Il Teatro di Tutti" pubblica un dossier ("Teatro
Mercadante: un teatro di tutti. Ecco perché") in cui
viene ricostruita tutta la vicenda. Nell’editoriale di apertura,
i due portavoce del Comitato (Enzo Colonna e Lello Rella) chiedono
al Consiglio comunale "una risposta chiara a 6000 cittadini"
ed illustrano, nel dettaglio, le (dieci) ragioni per l’esproprio.
Tra queste, in particolare, si fa riferimento all’imperdibile
occasione offerta dal POR 2000-2006 che, una volta adottato e
pubblicato, destinerà decine di miliardi per il recupero
di contenitori culturali: "è appena il caso di evidenziare
— scrivono i due — che ciò significa riaprire
il teatro a costo zero per il Comune, alla duplice condizione
però che il "bene sia pubblico e che il destinatario
dei finanziamenti sia un’amministrazione pubblica".
I tempi sono stretti: entro la fine di quest’anno —
avvertono i due responsabili del Comitato cittadino — la
Regione individuerà i progetti da ammettere al finanziamento.
Chi (privato o forza politica) si opporrà all’acquisizione
al patrimonio comunale del Teatro o ne tarderà l’acquisizione
si assumerà dunque una gravissima responsabilità
nei confronti della città". Il Consiglio comunale,
nella seduta del 9 marzo, dopo aver ascoltato la relazione del
prof. avv. Gagliardi La Gala (nel frattempo incaricato dalla Giunta
comunale di prestare "assistenza e consulenza necessarie
per la attivazione dei procedimenti e/o azioni idonee a conseguire
con la acquisizione coattiva la fruizione collettiva del Teatro
Mercadante"), delibera, con il voto unanime dei venti consiglieri
presenti, di "affermare e formalizzare le condizioni per
promuovere la procedura di esproprio" del Teatro Mercadante
e di "impegnare la Giunta comunale ad attivare i procedimenti
e le iniziative idonee ad acquisire detto immobile al patrimonio
pubblico, stante l’evidente e oggettivo interesse pubblico
e generale ad evitare l’ulteriore deterioramento di detta
struttura, inattiva da circa dieci anni e quindi per la tutela
dell’immobile e delle suppellettili e beni mobili ivi esistenti".

Aprile 2000 — Il consulente
legale del Comune, prof. Gagliardi La Gala, invia una lettera
al Consorzio sollecitandolo ad un atto di cessione del teatro
a favore del Comune, a fronte del quale il Comune — ipotizza
il legale — potrebbe farsi carico degli oneri assunti per
la manutenzione dal Consorzio ed inserire un suo rappresentante
nella istituzione che sarà chiamata a gestire il Teatro.
La lettera non ha alcun esito e non riceve alcuna risposta.

Maggio 2000 — L’avvocato
Gagliardi trasmette al Comune lo schema dell’atto da inviare
al Ministero ed alla Soprintendenza per i Beni culturali.

Giugno 2000 — La Giunta
delibera, il 9 giugno, di far proprie le conclusioni del prof.
avv. Gagliardi e di impegnare il Sindaco a sottoscrivere ed inviare
l’atto necessario ad attivare il procedimento espropriativo;
delibera pure di conferire incarico all’avvocato Ventura
di intraprendere azione giudiziaria per l’accertamento "della
nullità ed illiceità delle determinazioni assunte
dal Consorzio in ordine alla modifica dello Statuto, con cui i
consorziati hanno ritenuto di attribuirsi impropriamente il diritto
di proprietà del Teatro". Il 16 giugno il Sindaco
firma ed invia l’atto con cui sollecita Soprintendenza e
Ministero per i Beni e le Attività culturali ad attivare
la procedura espropriativa del teatro.

Settembre 2000 — Il
Comitato "Il Teatro di Tutti" torna a sottolineare la
grande opportunità offerta dai fondi europei che saranno
messi a disposizione con la pubblicazione imminente del POR 2000-2006
(Piano Operativo Regionale). In un documento del 20 settembre
si legge: "sebbene noi del Comitato siamo stati i promotori
della raccolta di firme a sostegno dell’esproprio, continuiamo
a non rassegnarci all’idea che non ci siano nelle parti coinvolte
nella vicenda (Comune, Consorzio) il buon senso, la voglia e la
capacità necessari ad addivenire ad una soluzione concordata,
chiara, legittima e rispettosa ad un tempo degli interessi pubblici
e privati legati al teatro. Realisticamente — crediamo —
una sola è la soluzione giuridicamente perseguibile: il
consorzio cede gratuitamente l’immobile al Comune (già
proprietario del suolo su cui insiste) e quest’ultimo, come
contropartita, continua a riconoscere ai singoli consorziati ciò
che a loro legittimamente spetta in base allo statuto originario
del 1895 (i diritti di palco e di poltrona), si accolla il debito
maturato dal consorzio nei confronti di una banca locale e si
obbliga a creare un’istituzione di gestione del teatro comunale
nel cui consiglio di amministrazione siedano anche rappresentanti
del consorzio… Questa sarebbe la soluzione più lineare
che consentirebbe di rispondere appieno alle condizioni di accesso
ai fondi previsti dal POR". Anche questo appello resta inascoltato.

Ottobre 2000 — La Provincia
chiede al Comune le schede tecniche riguardanti progetti e proposte
articolate sui Musei e sui Teatri al fine di poter fruire dei
finanziamenti previsti nel POR 2000-2006. Il Comune non trasmette
nulla per il semplice motivo che non ha nulla da trasmettere:
il Teatro dovrebbe essere già di proprietà comunale
per poter beneficiare dei fondi europei.

Novembre 2000 — Il Comitato
cittadino "Il Teatro di Tutti" tenta ancora una volta
la strada del dialogo. Con un’istanza formale, presentata
il 7 novembre, i due portavoce del Comitato (Enzo Colonna e Lello
Rella) sollecitano il Sindaco Plotino a convocare tutte le parti
coinvolte nella vicenda affinché si possa "verificare
quanto concrete e realistiche siano la possibilità giuridica
e soprattutto la disponibilità da parte del Consorzio che
si addivenga in tempi brevi ad una cessione concordata del Teatro
a favore del Comune di Altamura. Non le nascondiamo — scrivono
al Sindaco — l’impressione e la più viva preoccupazione
che si stia vivendo una fase di impasse (in riferimento
sia alla procedura espropriativa avviata dal Comune, sia alle
azioni giudiziarie a tutela degli interessi della collettività
che il Comune aveva mesi orsono deciso di intraprendere, ma di
cui, ad ora, non si hanno notizie alcune) o, peggio, che si stia
assistendo al solito valzer di manovre dilatorie che rischiano
unicamente di far perdere al Comune l’opportunità,
unica ed irripetibile, di accedere ai fondi POR 2000-2006 a disposizione
degli enti locali per il recupero di beni appartenenti al patrimonio
culturale pubblico". Tutte le parti del procedimento amministrativo
(Comitato compreso) vengono in effetti convocate dal Sindaco per
il giorno 23 novembre. Prima di quella data (esattamente il 12
novembre), il Comitato "Il Teatro di Tutti" pubblica
e distribuisce per la città il testo di una "lettera
aperta" indirizzata ai consorziati: "Vi rivolgiamo —
si legge nella parte finale della lettera — l’invito
a non sprecare l’ulteriore occasione di incontro e confronto
che il nostro Comitato ha richiesto con decisione affinché,
tutti insieme, si possa verificare in tempi rapidi se ci sono
le condizioni per procedere ad una cessione concordata e volontaria
del Teatro alla Città di Altamura". L’appello
ed il tentativo cadono nel vuoto, l’incontro salta a causa
dell’assenza dei rappresentanti del Consorzio che, in una
nota del 22 novembre, annunciano la mancata partecipazione alla
riunione in quanto da loro considerata un’iniziativa "solo
di disturbo al perseguimento del tanto decantato e auspicato obbiettivo
comune e pubblico che è quello della riapertura del Teatro".
Amara ed allarmata la reazione del Comitato "Il Teatro di
Tutti": in un lungo ed argomentato comunicato alla città
del 26 novembre denuncia ancora una volta il "rischio concreto
di perdere i fondi del POR".

Novembre 2000 — Mentre
si consuma, senza esito, questo ennesimo tentativo di dialogo
da parte del Comitato cittadino, si verifica la svolta: il Soprintendente
per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici di Bari
risponde al Comune di Altamura ed al Comitato "Il Teatro
di Tutti". In una nota del 10 novembre, il Soprintendente
rileva che "il permanere dello stato di abbandono del teatro
rende sempre più indifferibile l’esecuzione dei lavori
di restauro al fine di migliorarne le condizioni di tutela. In
tal senso questa Soprintendenza concorda con codesta Amministrazione
sulle opportunità che il teatro sia oggetto di provvedimento
di esproprio. Tale iniziativa risponderebbe inoltre al preminente
interesse generale alla concreta valorizzazione del Teatro medesimo,
peraltro auspicata dai cittadini di Altamura e non solo".
E’ il tanto atteso via libera all’esproprio. Ma, aggiunge
il Soprintendente, è necessario che l’Amministrazione
comunale produca gli atti necessari per l’emissione del decreto
ministeriale di esproprio. Atti di competenza del Comune, dunque,
e di cui il Soprintendente fornisce un elenco dettagliato. "Non
appena codesto Comune avrà trasmesso quanto richiesto,
questo Ufficio — conclude il Soprintendente — provvederà
a trasmettere all’Ufficio Centrale del Ministero per i Beni
e le Attività culturali la predetta documentazione unitamente
al proprio parere di competenza. Si resta in attesa di riscontro".

Dicembre 2000/Gennaio 2001 —
Mesi di completa inattività in Comune: l’Amministrazione
non sembra interessata alla vicenda, né si preoccupa di
dare una risposta alla Soprintendenza. Eppure numerose sono le
sollecitazioni dei responsabili del Comitato "Il Teatro di
Tutti" e del consulente legale del Comune, il prof. avv.
Gagliardi La Gala.

Febbraio 2001 — I portavoce
del Comitato cittadino (Enzo Colonna e Lello Rella) rompono gli
indugi ed in un articolato documento diffuso il 5 febbraio si
domandano retoricamente "Che fine ha fatto il Teatro Mercadante?".
Denunciano: "Lo si dica chiaramente: del Teatro Mercadante
non ci importa nulla. Ce lo dicano chiaramente: dei diritti e
degli interessi della collettività non ci importa nulla.
Esattamente un anno fa il nostro Comitato si è fatto promotore
di una raccolta di firme che non aveva precedenti. In poche settimane,
6000 cittadini altamurani hanno sottoscritto un atto di iniziativa
amministrativa ai sensi della legge n. 241 del 1990 in cui si
chiedeva: 1) al Sindaco ed all’amministrazione comunale di
Altamura, nonché al Ministro per i beni e le attività
culturali di promuovere la procedura di esproprio del Teatro Mercadante;
2) al Prefetto di Bari di constatare l’indisponibilità
di fondi propri e l’impossibilità a perseguire il
proprio scopo statutario da parte del Consorzio Teatro Mercadante
(l’associazione che detiene il teatro con l’unico scopo
di “conservarlo, amministrarlo e gestirlo”: art. 1 dello Statuto
consorziale) e di conseguenza di provvedere, ai sensi dell’art.
42 del codice civile, a sottrarre il bene al consorzio e ad affidarlo
ad altro ente in grado di provvedere al suo recupero e alla sua
riapertura. Nulla di tutto questo è sinora avvenuto e non
comprendiamo il perché; eppure, a seguito di quella mobilitazione
popolare, i nostri amministratori sono stati costretti a prendere
impegni precisi e ad adottare atti ufficiali". Scorrono poi
in rassegna tutti i ritardi dell’Amministrazione comunale.
Quest’ultima denuncia pubblica ottiene questa volta un parziale
risultato: l’Amministrazione comunale dà finalmente
il via libera all’avvocato Ventura che, il 27 febbraio, può
depositare presso la cancelleria del Tribunale di Altamura un
atto di citazione indirizzato al Consorzio per far accertare la
illiceità e nullità delle modifiche statutarie del
1993 con cui si attribuivano ai singoli consorziati quote di comproprietà
del teatro.

Marzo 2001 — Il 5 marzo,
dopo un’ulteriore sollecitazione dell’avvocato Gagliardi
La Gala, in Comune si tiene un incontro che, nelle intenzioni,
doveva servire a fare il punto della situazione e a riattivare
l’iter amministrativo dell’esproprio dopo mesi di immobilismo.
Nel frattempo, la Regione pubblica i primi bandi per la presentazione
dei progetti da ammettere ai fondi del POR 2000-2006. I tempi
sono ormai ridotti al minimo: la scadenza è per la metà
di aprile, ma è già chiaro che il Comune non farà
in tempo a presentare alcun progetto che interessi il Teatro Mercadante.
Infatti, la procedura di esproprio è ancora bloccata in
Comune ed il Consorzio, anziché concordare una cessione
a favore del Comune (che potrebbe quindi consentire di fruire
dei finanziamenti europei), preferisce avviare una trattativa
con un privato.

Aprile 2001 — E’
la cronaca di questi giorni: la campagna elettorale con gli assessori
troppo occupati ad organizzare il proprio futuro politico, piuttosto
che a pensare al futuro della città. Al di là delle
solite promesse e dei soliti annunci, si profila una sola certezza
ormai: Altamura perderà i fondi europei stanziati con il
POR 2000/2006. Chi pagherà il conto di questa situazione?