La politica altamurana ed il perduto senso del ridicolo

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Articolo tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 28 giugno 2003.



Un fuori programma tra le polemiche. Sono intervenuti i Cc
VIA LA TV, SEDUTA SOSPESA
Telecamera in aula: interrotto il consiglio comunale
Il presidente caccia l’operatore. E manda tutti a casa



Altamura. –  Il consiglio comunale di Altamura non è telegenico. Fa ridere? Eppure è molto seria la cosa. Perché la seduta di venerdì sera dell’organo eletto dal popolo è stata rinviata non per motivi politici bensì per la presenza in aula di una telecamera. E non è la prima volta. Tutto questo mentre all’interno della maggioranza si consuma l’ennesimo strappo.
E così un altro consiglio è andato a vuoto. Il presidente Luigi Lorusso ha mandato tutti a casa perché la presenza nel pubblico di un operatore privato che stava riprendendo le immagini della seduta per conto di alcuni consiglieri comunali di minoranza ha acceso un feroce dibattito (sono intervenuti pure i carabinieri). Il presidente ha inteso applicare il regolamento per l’accesso all’aula.
Già  in un’altra occasione la tv locale era stata cacciata ed altri «incidenti» sono capitati a speaker radiofonici e giornalisti della stampa scritta. E non è stato l’unico episodio. Le «sparate» fortemente offensive del consigliere di An Giuseppe Giove sull’informazione sono state molto criticate sia da una parte che dall’altra.
L’episodio dell’operatore privato, circondato dai vigili come se fosse un delinquente, ha scatenato diverse reazioni. «Episodio ridicolo» per Enzo Colonna (Ds) che ricorda che le direttive del Garante consentono le riprese in aula. «Un attacco antidemocratico ai mezzi di informazione» per Michele Colonna (Udc). Per altri l’operato del presidente Lorusso è stato corretto perché è previsto da un regolamento che, per Pietro Genco, «se non va bene, si può sempre cambiare».
Sotto il coperchio del rinvio, intanto, bolle un altro strappo nella maggioranza. Udeur, Socialisti autonomisti e Rinnovamento Puglia contestano la decisione del sindaco Rachele Popolizio che ha assegnato la delega all’urbanistica a Vincenzo Disabato, Ds. E, all’indomani del consiglio, al sindaco fischiano le orecchie. Il socialista Franco Petronella: «I Ds chiedono continuamente ed ottengono, sotto forti condizionamenti, deleghe assessorili e posti di potere». Michele Clemente (Udeur): «Siamo al punto di non ritorno. Se il sindaco non si svincola dai continui condizionamenti di partiti egemoni (Ds) l’immobilismo porterà  la maggioranza alla debacle». Pietro Genco (Rinnovamento): «Il sindaco deve tenere conto degli equilibri». Scintille che si sarebbero viste anche in aula. Perché all’ordine del giorno c’erano diversi provvedimenti urbanistici (tra cui una permuta di suoli in via Reno, la sistemazione di un suolo in via Bengasi, un fabbricato in via Sella e quattro ampliamenti di fabbricati e opifici in zona agricola) che dividono e divideranno non solo il centrosinistra ma anche il centrodestra.


Onofrio Bruno



 




Il testo della nota depositata in Comune il 27 giugno 2003 dal consigliere comunale Enzo Colonna.


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Alla cortese attenzione
del Presidente del Consiglio comunale
del Sindaco
dei Colleghi Consiglieri
del Segretario Comunale
del Dirigente I Settore


– Palazzo di Città  –
 ALTAMURA



Oggetto: Lavori consiliari ed attività  giornalistica. Alcune opportune precisazioni



Al fine di evitare il ripetersi di esilaranti episodi come quello che si è consumato in occasione della seduta di ieri del Consiglio comunale, come pure al fine di scongiurare l’adozione di altrettanto esilaranti (e già  annunciate) soluzioni regolamentari  (del tipo: diniego di riprese audio e video se le stesse non assicurino la ripresa integrale dei lavori o se le stesse contemplino commenti ed opinioni espresse dal giornalista) che disciplinino la presenza di operatori dei mezzi di informazione nella sala consiliare e la diffusione scritta, radiofonica o televisiva dei lavori del Consiglio comunale, trasmetto una copia della newsletter n. 119, 11-17 marzo 2002, diffusa dal Garante per la protezione dei dati personali, nella quale è riportata la risposta fornita dalla medesima Autorità  ad un quesito sottoposto da un Comune in merito all’ammissibilità  delle riprese televisive dei lavori consiliari (il discorso ovviamente vale anche per qualunque altra forma di ripresa).
Con l’auspicio che il documento trasmesso risulti utile per le determinazioni che si intenderanno adottare, porgo i miei più cordiali saluti.
Altamura, 27 giugno 2003


Dr. Enzo Colonna
Consigliere comunale



ALLEGATO: le direttive del Garante (newsletter n. 119 del 2002)



<<SI’ AI CONSIGLI  COMUNALI IN TV
Sì alle riprese e alla diffusione televisiva delle riunioni del consiglio comunale, anche al di fuori dell’ambito locale e con le opinioni e i  commenti del giornalista, purché i presenti siano stati debitamente informati dell’esistenza delle telecamere e della successiva diffusione delle immagini. Va comunque osservata una particolare cautela per prevenire l’indebita divulgazione di dati sensibili e si deve in ogni caso evitare di diffondere informazioni sulle condizioni di salute. Lo ha ricordato il Garante rispondendo al quesito di un Comune sulla possibilità  di pubblicizzare le sedute del consiglio attraverso una televisione locale.
Nel parere l’Autorità  ha ripercorso alcuni aspetti del complesso quadro normativo che disciplina la tutela della  privacy da parte delle pubbliche amministrazioni. I soggetti pubblici possono trattare e diffondere dati personali senza dover acquisire il consenso degli interessati, purché esista  una legge o un regolamento che glielo consenta. La legge sulla privacy  li autorizza, inoltre, a trattare alcuni dati sensibili (ad esempio le opinioni espresse dai consiglieri durante le sedute) nei limiti  in cui ciò risulti necessario ad assicurare la pubblicità  dell’attività  istituzionale, fermo restando il divieto di divulgare informazioni sullo stato di salute.  Pubblicità  di atti e sedute consiliari che è espressamente  garantita dal testo unico  delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (d.lg. n.267/2000), il quale demanda al regolamento comunale l’introduzione di eventuali limiti.  Proprio questa fonte normativa, a parere del Garante, può costituire la sede idonea a disciplinare modalità  e limiti  di pubblicità  delle sedute, comprese le eventuali riprese televisive.
E’ nel regolamento, dunque,  che potrebbe essere sancito l’obbligo di informare i partecipanti alla seduta dell’esistenza delle telecamere, della successiva diffusione delle immagini e degli altri elementi previsti dalla legge sulla privacy. Nella stessa sede poi, si potrebbero specificare anche le ipotesi in  cui  eventualmente limitare le riprese per assicurare la riservatezza dei soggetti presenti o oggetto del dibattito.  Ad esempio, nel caso di una seduta che delibera l’attribuzione di benefici a particolari categorie di soggetti e nel corso della quale potrebbero emergere dati sensibili, (salute, razza etc.).
La diffusione delle immagini da parte della televisione locale può essere effettuata, ha chiarito l’Autorità , senza il consenso degli interessati (art. 25 l 675/96 e codice deontologico sull’attività  dei giornalisti), mentre non è conforme alla normativa, limitare il diritto di cronaca al solo ambito locale, a meno che il Comune non lo abbia previsto nel regolamento. Né si può impedire al giornalista di esprimere opinioni o commenti durante le riprese.
Il Garante ha ricordato infine, che la legge sulla privacy riconosce al Consiglio comunale nel suo complesso e ai singoli componenti, la facoltà  di esercitare alcuni diritti a tutela dei dati raccolti, in questo caso le immagini, come quello di poter   visionare, anche prima della messa in onda, le riprese effettuate
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