Lettera del Coordinamento al Presidente della Regione Fitto

LETTERA  APERTA AL PRESIDENTE FITTO
 
ILL. SIG. PRESIDENTE
Centinaia e centinaia di ettari di murgia completamente coperti di rifiuti di ogni genere e altamente inquinanti, in Contrada Cervoni sulla Provinciale Gravina-Ruvo e in Contrada Finocchio, sulla Murgia di Franchini, ma anche in altri siti”¦. Una truffa colossale e danni ambientali incalcolabili. Rifiuti speciali, farmaceutici e ogni altra porcheria riversati direttamente su enormi estensioni di pascoli spietrati. È questo l’ennesimo attacco ad un territorio già  da molto tempo martoriato. Lo abbiamo, purtroppo, denunciato da anni: una delle conseguenze dell’attività  di spietramento è stata in molti casi quella di mascherare questo tipo di pratica illegale e senza scrupoli, che trova uniti, in modo equivoco, funzionari istituzionali compiacenti che rilasciano autorizzazioni, ditte che lucrano e proprietari dei terreni che trasformano la murgia in una enorme discarica a cielo aperto, in barba a tutti.
Il danno è enorme, per la salute, per i prodotti agricoli (pane, latte e altro) per l’acqua di falda che inevitabilmente si inquina. Noi abbiamo visto con i nostri occhi, e i  risultati chimici hanno purtoppo confermato la presenza di sostanze micidiali al di là  di ogni livello di guardia. Anche in relazione a queste vicende,   è necessario riconsiderare e vagliare attentamente gli atti che hanno consentito l’apertura dei cantieri in via Bari, a ridosso della SS 96, nei pressi della Ferrovia e degli unici residui di bosco ceduo dell’Alta Murgia per la costruzione  della stazione di “compostaggio”? di proprietà  della TERSAN Puglia. Le chiediamo di bloccare tale costruzione.
Da anni diciamo che il parco bisogna farlo, anche per questo. E invece, anche quando l’iter si è da tempo faticosamente concluso, dopo anni di asprezza, di indifferenze e incomprensioni, c’è chi ostacola ancora  la definitiva istituzione. Perché? Cosa si aspetta ancora? Una Cernobyl murgiana che darebbe via libera solo all’attività  dei furbi e degli sciacalli?
 
La invitiamo a fare quanto è nei Suoi poteri affinchè l’iter istitutivo possa finalmente concludersi. La posta in gioco è troppo alta questa volta perché una comunità  onesta e laboriosa e un ambiente straordinario che merita rispetto possano subire un’altra tragica ferita, impossibile da guarire.
 
Da anni ormai il territorio dell’Alta Murgia è al centro di un dibattito che vede coinvolti, a diversi livelli, gruppi di base, associazioni di categorie, operatori economici, Enti locali e Istituzioni nazionali. Tale dibattito si è incentrato principalmente sull’esigenza di salvaguardare il patrimonio naturale e antropico e sul ruolo da assegnare a quest’area nel più vasto contesto territoriale in cui si colloca.
L’esito più importante e tuttavia ancora provvisorio di questo articolato percorso va individuato, come è noto, nell’approvazione della L.S. 426 del dicembre 1998 che sancisce la volontà  da parte del Parlamento di istituire il Parco nazionale dell’Alta Murgia.
Nonostante l’esistenza di una serie di norme tese a tutelare il suo patrimonio ambientale, Il territorio dell’Alta Murgia risulta oggi subire una sorta di ultimo assalto che sta compromettendo irreversibilmente la vita dei suoi delicati ecosistemi
 
Negli anni più recenti la principale causa di degrado è rappresentata dalla pratica cosiddetta dello “spietramento”. Dopo aver impoverito la diversità  genetica delle culture tradizionali con l’estensione della monocoltura cerealicola, un’assurda politica di sovvenzioni pubbliche ha consentito di estendere lo spietramento ben oltre il limite del ragionevole. Eufemisticamente definito “recupero del franco di coltivazione”, la trasformazione dei pascoli spontanei in colture, per lo più cerealicole, attraverso la frantumazione delle pietre calcarce, produce terreni poveri soggetti ad un veloce processo di desertificazione, a causa dell’azione erosiva dei venti ed al dilavamento delle acque piovane, azioni non più contrastate dalla presenza degli apparati radicali della vegetazione spontanea. Attualmente lo spietramento ha trasformato in coltivazioni cerealicole più della metà  di quell’habitat, la pseudo steppa meditennea, Sito di Importanza Comunitaria (SIC) ai sensi della direttiva 43/92/CEE. Tale devastante pratica di dissodamento dei suoli rischia altresi di perturbate il delicato equilibrio idrogeologico sotterraneo, sottoposto a vincolo di “Riserva di acqua potabile’ (R.D. 30/11/1923 n. 3267, L 10/5/76 n° 319 e sue modifiche, Piano Regionale Acque del. Cons. Reg. n. 455 dei 10/5/1984). E’ un disastro ecologico ma non finisce qui.
Inoltre i cosiddetti invasi artificiali costruiti lungo il Costone dell’Alta Murgia, nonostante che da più parti si sia evidenziato il danno ambientale, la poca trasparenza nelle concessioni e, soprattutto l’inutilità¡ idraulica del progetto (sbarramento di 6 lame, copertura in cemento di 8 ha di Murgia, 40 km di canali, 100 ponti, 5 pozzi artesiani e tre torri coliche) propedeutico ad una diga (Capodacqua) che non c’é: grandi distese di cemento in cambio di insignificanti pozzanghere d’acqua, come testimonia da anni l’invaso costruito a Monte Caccia.
L’Alta Murgia è diventata  ricettacolo di fanghi di depurazione e reflui, in violazione al Piano Regionale delle Acque.
La proliferazione di seconde case e di villaggi residenziali (alcuni dei quali di dimensioni ragguardevoli) e dei numerosi “accordi di programma”? che consentono grazie alla L.R. n°34, di costruire in modo indifferenziato nelle zone agricole capannoni industriali, continua a “consumare” e frammentare porzioni sempre più vaste di territorio.
L’Alta Murgia paga il prezzo di una pesante servitù militare: 5 poligoni di tiro pressoché permanenti ed una polveriera (quella di Poggiorsini) su cui grava il sospetto di essere stata utilizzata come deposito di scorie nucleari.
Infine, la piaga delle cave: la presenza di centinaia di atti di estrazione ha trasformato gran parte del territorio in una desolante distesa di enormi buchi con il loro corollario di emuli di materiale di scarto. Le cave dismesse, mai ripristinate dal punto di visto paesaggistico (come prescrive la legge), sono potenziali discariche di rifiuti di ogni tipo, con conseguenze inimmaginabili per quello che rimane dell’ecosistema e per la falda.
Il quadro è senza alcun paradosso catastrofico. Ci sentiamo tuttavia in dovere di lavorare per invertire tale tendenza e le possibilità  per riuscirci ci sono tutte.
Intanto c’è ancora una piccola (ma ancora più preziosa proprio per questo) fetta di territorio integro da salvare.
Per salvaguardare il reddito anche futuro degli operatori agricoli è necessario promuovere un processo di riqualificazione del territorio nella sua globalità , e delle pratiche agricole in particolare, capace di integrare le attività  tradizionali con mezzi e strumenti non solo compatibili con l’ambiente ma tali da determinante il miglioramento e la ricostruzione. Le politiche rurali approvate dalla CEE vanno tutte nella direzione di coniugare tutela e sviluppo (ex Reg CEE 20-78/92 ora Reg 1257/99 sugli aiuti all’agricoltura biologica) e l’Alta Murgia. in questo scenario, può assumere certamente un ruolo fondamentale.
Altra risorsa su cui puntare è il turismo rurale e culturale: i nostri centri storici sono un patrimonio notevole da valorizzare, le testimonianze storiche-architettoniche delle masserie e delle emergenze più significative (spicca fra tutte Castel del Monte, il monumento più visitato della Puglia) della civiltà  delle Murge, dell’Uomo di Altamura edella Valle dei Dinosauri, inserite in uno scenario naturale unico, rappresentano le basi ideali per far decollare un turismo basato sulla scoperta del territorio e sul rispetto della natura.
Per fare questo però è necessario:
l. porre un argine immediato alle forme di degrado che stanno compromettendo definitivamente e in modo illegale le risorse di cui l’Alta Murgia dispone;
2. attuare la legge 426/98 art.2 comma 5 sull’istituzione del Parco Nazionale.
Non deve sfuggire a nessuno che ogni ritardo nell’emanazione dei decreto istitutivo del Parco dell’Alta Murgia non puà³ che comportate il rinvio di urgenti attivazioni di dinamiche di sviluppo economico sostenibile, dei relativi finanziamenti previsti sia statali che comunitari .
La nostra richiesta non è piຠderogabile data la velocità¡ dei processi di degrado in corso., perciò, Sig. Presidente Le chiediamo di fare quanto è nei Suoi poteri per dare con urgenza le risposte che le comunità  dell’Alta Murgia si attendono da anni.
Altamura 2 settembre 2003
                                  Coordinamento cittadino per lo sviluppo                                  e la qualità  della vita