Capre, cavoli e cannoni

ANGELO MASTRANDREA
INVIATO AD ALTAMURA (Bari)
Immagina di essere un turista che vuole visitare il parco dell’Alta Murgia. Che cosa riusciresti a vedere oggi?». Bandiere rosse che non segnalano la presenza di comunisti bensì di militari che sbarrano l’accesso alle stradine che si inerpicano per le murge; il Pulo, spettacolare fenomeno carsico proprio al centro di uno dei cinque poligoni militari e del parco, occasionalmente raggiungibile perché evidentemente non si tratta di un’esercitazione di grossa portata; un cartellone turistico della provincia di Bari utilizzato come target e bucherellato di proiettili; qua e là  piccole discariche abusive; un gruppo di agricoltori che mostra dei fogli a dei militari in divisa. «Sono i proprietari dei terreni che si fanno firmare le richieste di indennizzo per la giornata lavorativa persa». Tutto qua. Il resto, per oggi come per altri otto giorni nel mese di marzo, è zona interdetta. Mario Clemente, attivista locale del comitato Altra Murgia, mostra un foglio del comando militare con le disposizioni precise e le coordinate dei luoghi che saranno di volta in volta inaccessibili. «Questo per il mese di marzo, agli inizi di aprile faranno un’analoga comunicazione e così via, per almeno 180 giorni all’anno». Centottanta giorni in cui parti più o meno consistenti del neonato Parco rurale dell’Alta Murgia saranno interdette. «20 mila ettari di servitù militari, oltre il 50 per cento di pascolo spietrato, 400 ettari avvelenati da materiali tossici, abusivismo edilizio, discariche illegali, laghetti artificiali e 40 km di canalizzazioni inutili», denuncia il comitato, esempio di come il sentimento pacifista possa concretizzarsi in una pluriennale battaglia sul territorio contro la militarizzazione della Murgia e saldarsi con l’ambientalismo.

«Abbiamo cominciato nell’83, quando con una delibera regionale 14 mila ettari di territorio furono destinati a poligoni militari permanenti nonostante l’esercito ne avesse chiesto uno solo», racconta Piero Castoro, animatore del centro studi Torre di Nebbia, che prende il nome dal più grande dei cinque poligoni e che tra qualche mese sposterà  la sua sede in una masseria proprio al centro del parco. Eccesso di zelo dei politici pugliesi o chissà  quali interessi? Sta di fatto che la mobilitazione popolare che tuttora tiene insieme giovani francescani e comunisti, amministrazioni locali e Legambiente, nasce da lì. E prende piede l’idea di una marcia della pace, da Gravina ad Altamura, che dalla prima edizione dell’85 all’ultima dell’8 novembre scorso vedrà  sfilare decine di migliaia di cittadini comuni, sindacati e forze politiche, don Tonino Bello e Alex Zanotelli. Sarà  così che i poligoni da permanenti si trasformeranno in temporanei, e che l’idea del parco comincerà  a farsi strada tra l’opposizione della Coldiretti locale, di «cavatori» e cacciatori, e ovviamente dei militari. Solo il 5 marzo scorso arriverà  il via libera del consiglio dei ministri. «Ma si tratta di una vittoria mutilata», dicono i promotori. Perché lima a destra, lima a sinistra, e il perimetro è stato ridotto da 90 a 68 mila ettari, «con una linea di confine che segue alcune proprietà  private»; e soprattutto nell’area protetta vengono fatti rientrare due poligoni più buona parte dei restanti tre. «Sono compatibili con il parco», secondo il ministro dell’ambiente Matteoli. «Ma come si possono conciliare i cannoni con un ecosistema così delicato?». E poi, «i turisti che vogliono visitarlo dovranno scansare i proiettili?», ribatte Cordaro. La particolarità  dei poligoni delle Murgie è che non si tratta di aree militari, bensì di proprietà  private che di volta in volta vengono temporaneamente espropriate per le esercitazioni. Con il risultato che «un agriturismo non può accettare prenotazioni perché non sa se quel giorno potrà  essere aperto o meno», e che spesso si spara anche durante la mietitura del grano, con il quale si produce un pane particolare esportato in mezza Italia. E si racconta che fiocchino le richieste di indennizzi per pecore accoppate e masserie cannoneggiate, spesso con la compiacenza di pastori e agricoltori.

Tra gli attivisti dell’Altra Murgia, che hanno adottato come simbolo proprio una pecora stilizzata, ci sono pochi dubbi sulla guerra in Iraq e tante perplessità  sulle divisioni a sinistra sul ritiro delle truppe dal Golfo, diversi comuni erano presenti con i gonfaloni alla grande manifestazione romana del 15 febbraio scorso e in tanti hanno accolto ieri la carovana della pace, impegnata nel tour pugliese. Appuntamento a Poggiorsini, dove c’è una polveriera militare e gli attivisti denunciano la presenza di sei bunker e di scorie nucleari.

«Abbiamo avuto informazioni da civili che hanno lavorato lì dentro, ma non hanno mai concesso a nessuno, nemmeno ai parlamentari, di entrare», spiega Cordaro. Il sito è stato inoltre selezionato dall’Enea tra quelli che potrebbero ospitare il sito unico delle scorie nucleari, e proprio qui lo scorso settembre sono stati sequestrati 400 ettari di terreno in cui la Tersan, società  che era stata autorizzata dalla regione a trattare i fanghi provenienti da depuratori pubblici per ricavarne fertilizzante per l’agricoltura, veniva a scaricarli abusivamente insieme a rifiuti ospedalieri. Dalle analisi chimiche effettuate su acqua e terreno sono risultate grandi quantità  di cadmio, piombo e cromo, mescolati a siringhe sporche, plastica e altri rifiuti. Proprio l’altro ieri i due amministratori della Tersan, Silvestro Delle Foglie e sua moglie Sabina Cirone sono stati condannati l’uno a un anno e due mesi e l’altra a sette mesi di reclusione per violazione delle norme sullo smaltimento dei rifiuti, di quelle sull’inquinamento atmosferico e per frode nell’esercizio del commercio per aver venduto come compost quello che era un rifiuto, destinandolo all’agricoltura.

Ma la preoccupazione maggiore dei «pacifisti verdi» dell’Altra Murgia riguarda il ridispiegamento delle forze Usa e Nato nel Mediterraneo, che vede la Puglia sempre più come terra di frontiera. «Che ruolo avremo nella nuova pianificazione militare Nato? Quale sarà  il rapporto con la nuova base di Taranto?».