IMPIANTO TERSAN: FERMA LA PROVINCIA, IN MARCIA LA MURGIA

IMPIANTO TERSAN: FERMA LA PROVINCIA, IN MARCIA LA MURGIA

È ancora lì, efficace, la deliberazione n. 424 del 2000 con la quale la giunta provinciale ha autorizzato la Tersan a realizzare un impianto di trasformazione di rifiuti urbani e speciali in fertilizzanti e compost al confine tra i Comuni di Grumo e Altamura.
Ha superato indenne un giudizio amministrativo, perché nessuno (sic!) “ha prodotto alcun elemento documentale” che provasse che l’area ricadeva in zona protetta.
Ha resistito, indifferente, alle inchieste giornalistiche, alle marce, alle proteste di tanti che da anni non si spiegano:
1) quali valutazioni abbiano suggerito l’autorizzazione al trattamento giornaliero di 800 tonnellate di rifiuti, così da far guadagnare alla Provincia di Bari il poco invidiabile primato di avere permesso, in zona protetta, la costruzione del più grande impianto di compostaggio d’Europa;
2) perché si sia autorizzato il trattamento di rifiuti speciali dell’industria conciaria (fanghi contenenti cromo) che notoriamente sono riconducibili a cicli produttivi lontani dalla Puglia, creando le premesse per un sostanziale aggiramento del principio di “prossimità ” (tra luoghi di produzione e luoghi di smaltimento) sancito dal Decreto Ronchi;
3) perché Provincia e Regione non abbiano considerato che l’impianto sarebbe sorto in una zona di protezione speciale (ZPS), proposta come sito di importanza comunitaria (pSIC), e che ciò imponeva uno specifico studio di incidenza sull’habitat protetto;
4) perché, pur richiamando una precedente autorizzazione relativa ad altro impianto della Tersan, la deliberazione del 2000 abbia autorizzato il trattamento di rifiuti speciali (fanghi contenenti cromo, rifiuti da fibre tessili lavorate, plastica) per nulla contemplati nel precedente provvedimento (che si limitava a menzionare solo i fanghi derivanti dalla depurazione delle acque ed i residui delle industrie agroalimentari).
Sopravvive, da un anno e mezzo, nel vacuo e paludato limbo di un procedimento di riesame su cui la giunta provinciale non si decide. Solo proroghe, supplementi di istruttoria, nuovi termini (11 giugno 2004, poi 9 settembre, 6 febbraio 2005, quindi 9 maggio e, da ultimo, 7 agosto 2005). Per una volta vi sono motivi per essere d’accordo con i proprietari dell’impianto quando scrivono che la Provincia, «a distanza di oltre un anno dall’avvio del riesame, anziché concludere il procedimento, continua a rivolgere interrogativi in ordine alla legittimità  degli atti emessi dalla stessa Provincia. La vicenda appare davvero paradossale».
Nel frattempo è intervenuta la magistratura inquirente che ha disposto il sequestro del cantiere; sono in corso le indagini e si dovrà  attendere l’eventuale giudizio per chiarire tutta la vicenda sotto il profilo penale. Ma quella deliberazione è e resterà  lì, senza un provvedimento di segno contrario della giunta provinciale.
A questa prospettiva di dichiarata, da qualcuno incoraggiata, impotenza dell’Agire Politico sono in molti a non volersi arrendere. Anche per questo, a distanza di un anno, domani, torneranno a marciare da Gravina ad Altamura.

ENZO COLONNA
consigliere comunale di Altamura (“Aria Fresca”)