Vedere la politica ridotta a cori da stadio, scambio di offese e reciproche delegittimazioni, piazze della politica a scontri tra tifoserie, mi mette tristezza.

Triste. Ho imparato da Maestri e per anni ho cercato di praticare una politica come luogo di crescita personale e collettiva, di progetti e cose concrete che aiutano le persone e rendono migliore la realtà che ci è data, luogo di contrapposizioni anche forti, ma capaci di indurre ad un ragionamento, ad una riflessione così da rendere diverse e migliori le posizioni di partenza e soprattutto da aiutare gli elettori, i cittadini, ad acquisire consapevolezza dei problemi e delle soluzioni proposte e formarsi, autonomamente, liberamente, opinioni e scelte mature. Condizioni, queste, e compiti della politica per sortire progresso, avanzamenti possibili collettivi.
Pensieri lunghi, non annacquati. Parole semplici, non banali. Azioni concrete, non slogan. Essere popolari, con il popolo e dalla parte del popolo, senza essere populisti.
Vedere la politica ridotta a cori da stadio, scambio di offese e reciproche delegittimazioni, piazze della politica a scontri tra tifoserie, mi mette tristezza.
📍 Intanto, in piazza Matteotti, stasera, il #Coronavirus probabilmente ha potuto festeggiare alla grande, nel mentre ad Altamura i casi #Covid accertati sinora, in queste ultime settimane, sono saliti a 50.

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Giacomo Matteotti, 30 maggio 1924, dal suo ultimo discorso alla Camera dei Deputati
《Presupposto essenziale di ogni elezione è che i candidati, cioè coloro che domandano al suffragio elettorale il voto, possano esporre, in contraddittorio con il programma del Governo, in pubblici comizi o anche in privati locali, le loro opinioni.》

[nella foto, il nostro Rex]