QUESTO E’ IL PREZZO DA PAGARE PER AVERE PROTEZIONE DAL FEUDATARIO U.S.A.?

A Bologna vengono arrestate alcune persone che commentavano un quadro esercitando quel diritto alla critica e alla libera manifestazione del pensiero (riconosciuto non solo ai cittadini strettamente), l’accusa: potenziali terroristi islamici.
In Israele e in Palestina si sparano e si ammazzano persone inermi.
Negli U.S.A., base militare di Guantanamo, vengono detenute e torturate centinaia di afghani senza alcuna accusa se non quella di essere soldati dell’ex esercito regolare dell’Afghanistan.
In Spagna un partito politico rappresentato al Parlamento Europeo viene dichiarato illegale e le sue sedi chiuse con un provvedimento giudiziario.
Domani potranno definire quale terrorista chiunque si azzardi a mettere in discussione la logica dominante e le formule in cui si esprime.

Da www.italia.indymedia.it l’intervento di un rappresentante di Batasuna, affinché possano leggersi anche le loro ragioni, occultate (da ultimo) dalla mondanità  di un qualsiasi matrimonio spagnolo.

Illegalizzazione di Batasuna, salto qualitativo nella ristrutturazione statale.

La tesi qui difesa sostiene che l’illegalità  di Batasuna è necessaria per assicurare la complessa e contraddittoria ristrutturazione dello Stato spagnolo. Ristrutturazione destinata a impedire che la sua classe dominante continui a retrocedere nella gerarchia imperialista, avendo diminuito i propri tassi di accumulazione di ricchezze, avendo perso potere politico ed essendo ogni volta più incapace di contenere lo scollamento della propria “unità  nazionale”. Nonostante questa ristrutturazione sia stata formulata con i propri obiettivi irrinunciabili durante il periodo della dittatura di Franco, la si è dovuta ritoccare in seguito in diversi momenti per migliorarla. Uno di questi ritocchi è cominciato agli inizi del 1990 e come tutti i precedenti si è scontrato con la forza e la coerenza dellasinistra indipendentista basca e con il processo di costruzione nazionale di Euskal Herria.
L’analisi del processo che porta all’illegalità  per Batasuna, prevede come minimo tre livelli di studio, ogni volta più profondi, fino ad immergersi nel nucleo del problema. Il primo è il più formale e superficiale, in riferimento all’inaccettabile contenuto antidemocratico dell’illegalizzazione, ed è un contenuto che non sfugge a nessuno per la sua mostruosità . Il secondo, già  qualcosa di più interno e occulto, fa riferimento al processo sotterraneo, che prende vita dall’illegalizzazione e che porta in superficie una serie di attacchi repressivi che ci riportano al PSOE nel Governo di Madrid. Il terzo ci scopre l’ultima ragione dell’illegalizzazione, ci introduce nel contenuto dell’oppressione nazionale, di classe e di genere dello Stato spagnolo e spiega cosa sta succedendo e perché, in conseguenza dell’acutizzarsi delle sue contraddizioni interne. Il fatto che il primo livello di analisi, quello della manifesta barbaria antidemocratica dell’illegalizzazione, sia il più facile ed immediato da realizzare non suppone che abbia meno importanza. Ne ha e molta. Sopprimere di colpo diritti minimi ed elementari che garantiscono la partecipazione sociopolitica e culturale di un settore sociale caratterizzato dalle proprie rivendicazioni e mobilitazioni, equivale a minacciare ed avvertire gli altri settori, non ugualmente attivi, che possono correre lo stesso pericolo se un giorno radicalizzassero le proprie posizioni. Sopprimere i diritti di un gruppo del settore sociale che offre costantemente una soluzione democratica ai problemi storici irrisolti, vuole dire ufficializzare una situazione repressiva, elevandola alla massima tensione, e affondare la società  in un pantano di incertezza, angoscia e paura. Di fatto questa situazione già  esiste dopo che il governo ha chiuso giornali, riviste e radio, ha reso illegali organizzazioni, ha arrestato centinaia di persone e ne ha incarcerate decine, dando totale libertà  alla tortura più selvaggia e sessista. L’illegalizzazione di Batasuna è un passo qualitativo che estende questa dinamica a tutta la società . In questa cornice, chi non vuole avere problemi non solo dovrà  dimostrare di essere fedele, obbediente e sottomesso, stando attento a non commettere atti che lo rendano un sospettabile, convertendosi nel proprio poliziotto e autocensurandosi, controllando sé stesso e soprattutto le persone circostanti. Rinascono dal museo degli orrori gli atroci sistemi dei despoti, dei tiranni, dei cesari, dei ragnanti, dei sultani, di imperatori e dittatori di tutte le epoche, sospettosi della propria stessa ombra.
Rendendo illegale Batasuna, il governo vuole dimostrare forza, decisione e solidità  ma, approfondendo già  il secondo livello di analisi, scopriamo che a dispetto di ciò che si crede comunemente, un regime è tanto più debole nella sua capacità  di rispondere alle crisi che soffre quanto minore è la sua adattabilità , malleabilità  e potere di integrazione. Anche prima che la borghesia democratica dei secoli XVII-XVIII assumesse il principio di buona ed effettiva dominazione senza strepitii, lo stesso principio era stato scoperto da riformatori greci e romani. Tuttavia questo metodo per essere applicato ha bisogno di condizioni obiettive che lo facilitino, ma non è questa la condizione effettiva della società  spagnola, non è questa affatto. Il PP (Partido Popular) è arrivato al governo di Madrid in una situazione maggiormente deteriorata e grave rispetto a quella del 1882 (quando trionfò il PSOE), per quanto riguarda gli interessi del capitalismo spagnolo. Giova ricordare che nella prima metà  del periodo 1971-70, all’interno del franchismo ci furono delle proposte di adattamento ai cambi interni ed esterni; che e metà  di questa decade si rinunciò all’opposizione e si impose la continuità  con i pilastri essenziali del potere di sempre: proprietà  privata dei mezzi di produzione, appropriazione individuale da parte della borghesia del grosso del prodotto del lavoro sociale, unità  indiscussa dello Stato spagnolo e ruolo strategico delle forze armate. Il re che Franco nominò, fu elevato a pietra miliare della montatura costituzionalista, ma verso la fine del periodo 1971-80 le impalcature erano pericolanti, si preparava più di un colpo si stato, si minava da dentro la UDC e un settore negoziava le condizioni perché il PSOE, partito socialista, arrivasse al Governo. Per non farla lunga, agli inizi del periodo 1981-90, la crisi era tremenda e dopo una serie di vicissitudini il PSOE arrivò al governo, pretendendo di sbarrare la strada al processo di decentralizzazione. Regionalista – Stato delle autonomie – così come si impose immediatamente dopo il 23 febbraio del 1981; volle razionalizzare la corrotta e inefficace burocrazia statale; volle modernizzare l’attardato capitalismo statale e pretese di adeguare il nazionalismo spagnolo alle condizioni del momento. Crollò sostanzialmente, dopo che agli inizi del periodo 1991-2000 l’unità  nazionale dello Stato spagnolo non solo non era assicurata, ma era spaccata dalle pressioni delle borghesie periferiche e dall’aumento dei sentimenti nazionali, culturali e di identità . In più anche il PSOE non ha smesso di procedere attraverso la corruzione e l’ inettitudine burocratica, fino a corrompere sé stesso fino al midollo. Inoltre, come se non bastasse, i cambi del capitalismo mondiale ed europeo hanno minacciato fortemente la borghesia spagnola e non si è potuto neanche ricreare lo screditato nazionalismo spagnolo. A dispetto di questo, gli ultimi anni del mandato del governo socialista segnarono un irrigidimento dell’attività  repressiva, divenuta sistematica per questi quattro problemi ed il governo stesso venne attaccato dalla borghesia che lo aveva aiutato nella scalata al potere. Il famoso “complotto” contro il PSOE era in atto, come si è stato dimostrato in seguito e il Partido Popular aveva la missione di risolvere finalmente ciò che non avevano risolto il PSOE e la UCD, e ciò che lo stesso franchismo aveva congelato sotto un oceano di sangue gelato ma che non era riuscito a sterminare definitivamente.
Agli inizi della decade dei ’90 il capitalismo ha accelerato la strategia di uscita dalla crisi iniziata nel 1968-1973 e che, con alti e bassi e recuperi regionali o transitori, si è mantenuta tale fino ad oggi. Che dalla crisi non si sia usciti e che si è sprofondati da allora, non possiamo analizzarlo adesso, ma ciò spiega in parte l’accelerazione della strategia repressiva del PP. L’altra parte della spiegazione sta nell’acutizzarsi delle contraddizioni strutturali, che minano lo stato spagnolo come effetto del tracollo del PSOE nel risolverle. L’illegalizzazione di Batasuna sembra da questo momento una priorità  immediata per la Stato spagnolo, priorità  già  annunciata nel 1994, senza maggiori precisazioni, quando le forze repressive aumentano i propri attacchi contro EGIN, LAB, JARRAI, KAS, etc., all’interno di una dinamica accelerata dalla fine del periodo 1981-1990, con il PSOE ancora al governo. Arrivando alla seconda metà  della decade degli anni ’90, con i suoi bruschi e apparentemente cambi congiunturali-dalla sospensione delle proprie azioni da parte dell’ETA, durante una settimana del 1996, l’attacco repressivo contro EGIN e HB, la fascistada dell’estate del 1997, la firma dell’accordo di Lizarra-Garazi del 1998, il cessate il fuoco unilaterale da parte dell’ETA, i contatti tra Eta e Governo, le provocazioni del Governo e del PSOE, la passività  e la marcia dietro il PNV, la pazienza dell’ETA e i suoi avvertimenti, gli errori della sinistra indipendentista basca, il ritorno alle attività  armate da parte dell’ETA, la controffensiva generale del PP-PSOE, le elezioni nella CAV, etc.,– a dispetto di questi cambi appariva sempre più chiaramente l’esistenza del momento storico che si attraversava attraverso i cambi delle sue congiunture passeggere. In questo senso l’illegalizzazione di Batasuna si converte nella priorità  dello stato, per uscire dal blocco in cui si trova la sua ristrutturazione. Prima di passare all’analisi che scaturisce da questo tema bisogna insistere che è un’urgenza dello Stato e non solo del PP. Si sbaglia chi crede che il PSOE non fosse arrivato ad una situazione simile. Il PSOE è invece compartecipe cosciente de e nella strategia del PP, distanziandosi in parte dalla forma dell’illegalizzazione, ma non nel suo contenuto e nel suo obiettivo. Dove il PP ha intensificato, accelerato e ampliato il sistema repressivo, lo ha fatto contando sull’avallo del PSOE, sulle basi già  create da quello, ripercorrendo l’intellettualità  del PSOE e mobilitando sindacati e collettivi sociali vicini al PSOE come l’UGT (Unià³n General de Trabajadores) e altri vicini a IU (Izquierda Unida) come il CCOO e tantissime ONG. Ora che queste ed altre burocrazie, gruppi e collettivi che da tempo hanno abbandonato i propri ideali e si integrano al meglio nel sistema dominante, collaborano con fervore all’attacco alle libertà  di base, questo passo all’indietro si comprenderà  tornando a studiare l’evoluzione storica delle contraddizioni strutturali dello Stato spagnolo, il che ci porta al terzo livello di analisi. In effetti il capitalismo spagnolo pare stia perdendo competitività  nella lotta cannibale con altre borghesie più forti. Tutti i dati indicano un aumento dei rischi del definitivo ruolo periferico all’interno dell’Unione Europea, il che potrebbe essere una catastrofe per la borghesia spagnola, un disastro che chiuderebbe tutte le possibilità  di recupero sostenuto e competitivo del tasso di beneficio, che è ciò di cui si tratta in ultima istanza, per lo meno durante un’altra onda o fase storica del capitalismo mondiale. Come sostiene il re che Franco nominò, la crisi spagnola ebbe inizio nel 1713 ed occorre dire che la borghesia che comanda su questo re è cosciente che la crisi storica esiste realmente; si esprime nelle contraddizioni strutturali che minano il suo Stato dal secolo XVII, che vanno crescendo da quel momento a dispetto dei brutali e sanguinari mezzi per risolverle; che i mutamenti del capitalismo mondiale e le crisi dello Stato stanno esaurendo il tempo di reazione. E’ molto significativo che gli argomenti del PCE e del PSOE per arrendersi davanti alla borghesia nel 1974-1978 siano essenzialmente identici a quelli menzionati oggi per appoggiare direttamente o indirettamente l’illegalizzazione di Batasuna. Allora bisognava “salvare la democrazia”: oggi bisogna “salvare la costituzione”. Ieri come oggi, ciò che sta alla base del problema è la continuità  dello Stato spagnolo come spazio simbolico-materiale dell’accumulazione di capitale. Dal 1600 l’incipiente e debole borghesia nazionale ha mostrato una permanente incapacità  nel prendere il potere politico e lanciare un’industrializzazione estensiva ed intensiva sul territorio, un’industrializzazione endogena, autonoma e dotata di una tecnologia propria e garantita dall’accumulazione di un capitale proprio. Le quattro contraddizioni che si analizzano – debolezza dello Stato-nazione spagnolo, tendenza alla promozione delle rivendicazioni delle nazioni oppresse, derivano da tale incapacità  e la acutizzano. Ma nei momenti di massima gravità  le contraddizioni tendono a concentrarsi in due grandi gruppi di problemi esplosivi interattivi, ma con velocità  differenti, per effetto della legge dello sviluppo diseguale e combinato. Ci riferiamo all’oppressione nazionale e allo sfruttamento di classe – lo sfruttamento di genere è presente in entrambe – di modo che, periodicamente, quando questi gruppi di problemi esplosivi si intrecciano e coincidono con crisi esterne, vacillano e tremano le profonde basi dello Stato spagnolo, e la borghesia lancia i propri eserciti in strada. Nel 1931-39 si è vissuta una crisi simile, per non retrocedere nell’analisi e un’altra cominciò nel 1969 con il suo inizio politico nel Consiglio di Guerra di Burgos, e si è ufficializzata con l’azione armata che uccise Carcero Blanco. L’ETA stava nell’epicentro di entrambi gli eventi. Tutta la decade degli anni ’70 è stata segnata dalla dialettica dell’interpretazione di entrambe le contraddizioni esplosive. Tra tutte le sinistre che allora pullulavano nello Stato, solo l’indipendentista basca ha saputo teorizzare correttamente l’interpretazione sintetizzata nella V Assemblea dell’ETA, nel fondere la lotta di liberazione nazionale con la lotta socialista del popolo dei lavoratori. L’arrendevolezza e la tradizione di quasi tutte le sinistre restanti ha mantenuto la borghesia spagnola al potere ma non risolse il problema storico di fondo. La classe operaia statale è stata sconfitta e la società  sottomessa ad un alienazione di massa e ad una passività  sconquassante. Salvo lotte isolate e difensive, si è imposto l’oblio e il si salvi chi può. Lo yuppismo e il postmodernismo, che furono insieme la corruzione e le arrampicate sociali, e che trovarono nel PP il loro nuovo ecosistema locale e il microclima di arricchimento, appaiono oggi come i portavoce dell’etica e della democrazia. Durante buona parte degli anni ’80 e la metà  dei ’90 solo la sinistra indipendentista basca e alcune rispettabili lotte nello Stato mantennero la coerenza e la dignità , ma il loro eroismo non è stato vano ed inutile perché da alcuni anni rinascono le lotte, sorgono nuovi collettivi, si constata il tracollo del modello imposto da un quarto di secolo. Questa nuova ondata si produce, inoltre, quando le pressioni esterne portano alla luce la debacle nella modernizzazione del capitalismo statale. La borghesia ed il riformismo statale conoscono il doppio problema e anche le borghesie regionali catalana e basca, che antepongono i loro interessi di classe a qualsiasi altra cosa. Da parte loro intanto la borghesia basca rappresentata nel PNV e la piccola borghesia rappresentata nella EA attendono egoisticamernte che Batasuna venga dichiarata illegale, in modo da ingrossare il loro borsone di voti e denaro. Anche i gruppetti che sono stati di sinistra, che hanno partecipato al Lizarra-Garzi e che ora sono restati fuori, attendono come gli avvoltoi. Lo Stato crede erroneamente che la illegalizzazione di Batasuna sconfiggerà  definitivamente la sinistra indipendentista basca, accrescerà  la docilità  mielosa del PNV-EA-IU, sotto minaccia di diventare anch’esse illegali, taglierà  di netto la nuova ondata di lotte e ristrutturerà  il proprio dominio attraverso i secoli, inserendo definitivamente “la nuova Spagna” all’interno del capitalismo mondiale ed europeo.

Ià±aki Gil de San Vicente Membro dell’ufficio di relazioni internazionali di Batasuna

http://www.batasuna.org/